Una mozione presentata alla Camera

Il 6 febbraio scorso il deputato dell'Ulivo Furio Colombo ha presentato in Parlamento una mozione per l'istituzione di una "Giornata della memoria". La data proposta è quella del 16 ottobre. Questo il testo della mozione di Colombo.


Un disegno di legge al Senato

Sempre nel mese di febbraio il senatore verde Athos De Luca ha depositato al Senato una proposta di legge (in due soli articoli) per l' istituzione della "Giornata della memoria". La data scelta da De Luca è il 27 gennaio. Questa la proposta e la relazione che l'accompagna.


Un articolo di Dario Venegoni pubblicato sull'Unità il 12 febbraio

Il 12 febbraio sull'Unità il direttore del Triangolo Rosso Dario Venegoni (d'intesa con il presidente dell'Aned Gianftanco Maris) ha pubblicato questo intervento, in risposta alla mozione presentata da Furio Colombo.

La data proposta per la "Giornata della memoria" è il 5 maggio.


La replica di Furio Colombo sul "Diario"

Il 19 febbraio, sul "Diario della settimana" supplemento dell'Unità, Furio Colombo ha replicato - senza citarlo - all'intervento di Dario Venegoni, sull'Unità del 12 febbraio, sostenendo le sue ragioni a sostegno della scelta del 16 ottobre come data per la "Giornata della memoria".


Una lettera di Aldo Pavia sul "Diario"

Quante imprecisioni in quell'articolo

Il 26 febbraio, sempre sul "Diarìo della settimana" il nostro Aldo Pavia ha replicato brevemente all'intervento di Furio Colombo del 19 febbraio, indicando alcune rilevanti inesattezze contenute in quell'articolo.

Abbiamo letto sul Diario del 19 Febbraio l'articolo, a firma di Furio Colombo, dal titolo La memoria comune degli italiani. Riteniamo doveroso porre rimedio ad almeno un'affermazione non corretta contenuta nel corpo dello scritto, quando si parla della morte degli ebrei deportati in seguito alla razzia del ghetto del 16 ottobre 1943. Il destino delle 1.022 persone non è ignoto, purtroppo. I deportati, partiti da Roma il 18 ottobre 1943, arrivarono ad Auschwitz il 23 successivo, con un trasporto viaggiante sotto la sigla Rsha. Dai documenti nell'archivio del Museo di Auschwitz si ricava che 149 uomini superarono la selezione ed entrarono nel campo con i numeri di matricola da 158491 a 158639. Le donne furono solo 47 con numeri di matricola da 66162 a 66218. Tornarono a Roma solo 17 superstiti, tra i quali una sola donna: Settimia Spizzichino. Crediamo sia drammaticamente facile desumere quale fu la sorte di tutti coloro che non tornarono. Anche perché non è ignoto ciò che avvenne a Auschwitz-Birkenau. Vorremmo ricordare che proprio in questi giorni è stato pubblicato Gli anni rubati, libro in cui Settimia Spizzichino racconta la drammatica esperienza di Auschwitz, ricordando altresì il suo impegno più che decennale nel portare la sua testimonianza nelle scuole e nel guidare scolaresche nei viaggi di studio nei campi di sterminio della Polonia.

Aldo Pavia Presidente sezione Aned - Roma

 

Una lettera di Teo Ducci a Furio Colombo

Noi ebrei non dimentichiamo gli altri, deportati con noi

Il 17 febbraio il nostro Teo Ducci, vicepresidente della sezione milanese dell'Aned, ha inviato questa lettera al deputato dell'Ulivo Furio Colombo, chiedendogli di "emendare" la sua mozione.

Onorevole,
Aldo Pavia mi ha procurato il testo della sua proposta d'iniziativa parlamentare per l'istituzione di una giornata in memoria degli ebrei italiani caduti nei campi nazisti, con forza di legge. Premesso che l'Aned è un'associazione unitaria della quale fanno parte i superstiti dei campi nazisti ed i familiari dei caduti, senza distinzione di militanza politica, fede religiosa o origine, debbo dirLe che la Sua iniziativa, certamente lodevole, m'induce in qualche riflessione e provoca non poche riserve. A prescindere dal fatto che ai nostri correligionari viene già dedicata la celebrazione mondiale dello Yont ha Shoà, una giornata nazionale dedicata solo alla memoria degli ebrei italiani caduti nei Lager nazisti creerebbe proprio quelle divisioni e contrapposizioni che Lei stesso, giustamente, paventa perché provocherebbe l'immancabile risentimento sopratutto dei familiari dei deportati politici caduti negli stessi Lager. Proprio noi ebrei che siamo stati così brutalmente discriminati non possiamo permettere che vengano ignorati coloro che, anche se con diverse motivazioni, subirono la stessa nostra sorte. Eravamo, tutti, nel mirino dello stesso nemico: l'occupante nazista. Una volta catturati eravamo tutti solo dei pezzi (Stùcke) numerati e destinati al 'trattamento specialè (Sonderbehandlung) nelle varie forme che conosciamo. Alcuni di noi si sono salvati ma altri - troppi altri! - non sono tornati. Noi non possiamo non ricordarli tutti insieme. Tutti, indistintamente. E' una questione di sensibilità politica e umana che va trattata con grande rispetto. L'Aned è da sempre impegnata a "dare un futuro alla memoria" perché questa è la sua istituzionale ragione d'essere. Operativamente ha realizzato iniziative culturalí e politiche, promosso la costituzione del Museo Monumento della Deportazione a Carpi, la salvaguardia della Risiera di San Sabba, monumento nazionale a Trieste, la realizzazione del Memorial di Auschwitz dedicato a tutti gli italiani caduti nei vari campi nazisti. La nostra è una memoria antifascista al cui centro si collocano le onoranze ai nostri caduti. Ripeto: a tutti i nostri caduti. Questa è stata fino ad oggi e sarà anche domani la nostra linea. Mentre il revisionismo fascista tenta di mettere in discussione la storia della Resistenza e della Deportazione, ogni "distinguo", può essere, a dir poco, improprio. Le chiedo onorevole, di tener conto di queste mie considerazioni se vuole, come penso contribuire alla conoscenza di una storia che rischia di svanire nel nulla. Essa è già abbastanza fragile perché il tempo gioca a suo sfavore. Ma guai a segmentarla ulteriormente! Non me ne voglia per la franchezza delle mie affermazioni, ma quindici mesi di Auschwitz e Mauthausen e le mie attuali responsabilità m'inducono ad essere particolarmente attento alle vicende nelle quali sono stato anch'io coinvolto. Mi auguro che al momento della discussione del Suo progetto in aula esso venga adeguatamente emendato e le rivolgo un cordiale saluto,

Teo Ducci Vice presidente sezione Aned-Milano

 

Forse il 22 marzo mette d'accordo tutti

Il 17 marzo scorso, qualche giorno dopo la trasmissione del "Maurizio Costanzo show" nel corso del quale Furio Colombo, Athos De Luca, Aldo Pavia e alcuni ex deportati avevano vivacemente dibattuto sulla scelta di una data adatta per la scelta di una "Giornata delli memoria", sull'Unità è stata pubblicata questa lettera del nostro Giovanni Melodia, ex deportato a Dachau che propone la data del 22 marzo.


Illustre direttore,
Mi riferisco alla "Giornata del Deportato", di cui si è di scusso, con toni non sempre sereni, nel "Maurizio Costanzo show" di pochi giorni fa. A me pare che in un periodo come quello attuale, nel quale si stanno facendo i primi passi per l'unificazione dell'Europa discutere su qual è la data migliore per ricordare lo sterminio di interi popoli programmato e in parte operato da nazisti, potrebbe acquistare senso e valore soltanto se potrà svolgersi in una data unica per tutti i Paesi del mondo, così com'è per la "Giornata della donna" e per il I° maggio dei lavoratori. Invece si discute, e ci si accapiglia anche, per stabilire se, in Italia, dev'essere il 16 ottobre (1943), giorno del rastrellamento degli Ebrei del ghetto di Roma, o il 1° gennaio (1945), della liberazione da parte delle truppe sovietiche del Lager di Auschwitz, oppure il 5 o il 7 maggic liberazione del Lager di Mauthausen, eccetera. Io credo che se veramente vogliamo che quella giornata ricordi tutti i deportati nei campi dell'orrore, l'unica data sicuramente significativa e che tutti ì Paesi possono accettare, sia quella del 22 marzo (1933), giorno dell'apertura ufficialmente annunziata del primo Lager nazista, antesignano di tutti quelli istituiti sul territorio tedesco e successiva mente nei territori occupati. Se riusciremo a concordare su una data unica per la "Giornata internazionale del deportato", sarà questo un primo, anche se piccolo passo verso l'unificazione dell'Europa, in sintonia con il sentimento di fraternità al di sopra delle barriere, che dovrebbe animarci tutti. Cordialmente.

Giovanni Melodi (matricola Dachau 56675)