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Una giornata per ricordare tutti i deportati |
La richiesta, fatta propria dal Consiglio nazionale
dell'Aned di fine ottobre a Rimini, di istituire una "Giornata della memoria"
per ricordare le vittime dei Lager di Hitler, ha compiuto in questi ultimi
mesi parecchia strada. La questione è infatti approdata in Parlamento,
per iniziativa del deputato Furio Colombo e del senatore Athos De Luca,
che hanno presentato rispettivamente una mozione e una proposta di legge
con motivazioni in parte divergenti tra loro e con una significativa differenza
di scelta: Colombo proponendo il 16 ottobre, in ricordo della razzia del
ghetto di Roma, De Luca il 27 gennaio, in ricordo della liberazione di
Auschwitz. In questo numero del giornale diamo ampiamente conto dei documenti
originali e del dibattito che la questione ha suscitato. La scelta di
una data o di un'altra, e di una motivazione piuttosto che un'altra, non
è infatti questione di dettaglio. L'Aned, che da sempre rappresenta tutti i deportati e onora la memoria di tutti i caduti, pur non essendo stata preventivamente interpellata dai due parlamentari firmatari delle due proposte, ha immediatamente fatto sentire la propria voce, chiedendo che nella scelta della "Giornata della memoria" non si operassero assurde discriminazioni, quasi che ci fosse qualcuno "più deportato" di altri. Ne è nato un confronto a più voci non semplice, a tratti dai toni anche accesi, che qui in parte documentiamo. E' evidente, infatti, che molte potrebbero essere le date che potrebbero essere prese in considerazione. Molti di noi sono legati al 5 maggio, data della liberazione di due luoghi-simbolo dell'intero sistema concentrazionario: quello di Mauthausen, l'ultimo tra i grandi Lager nazisti a essere liberato, e quello di Terezín, da dove passarono migliaia di bambini ebrei prima di essere deportati ad Auschwitz per essere uccisi. Altri potrebbero legittimamente proporre il 7 marzo, in ricordo degli scioperanti arrestati e deportati. Altri hanno parlato dell'anniversario dell'apertura del primo Lager (Dachau), o dell'8 maggio in ricordo della fine della guerra, o del 25 aprile che ricorda l'epopea partigiana. Tutte proposte legittime e nobili, che sono state considerate. Sopra tutte ci ha guidato e ci guida la preoccupazione di mantenere salda l'unità di tutte le forze maggiormente interessate, a cominciare ovviamente dall'Unione delle Comunità ebraiche italiane. Se infatti la "Giornata della memoria" non dovrà ricordare soltanto lo sterminio degli ebrei, è chiarissirno (alla mente, ma forse più ancora al cuore di noi tutti) che il Parlamento italiano dovrà indicare una data nella quale si possano pienamente riconoscere tutti i deportati, politici e razziali, nel ricordo dei combattenti partigiani, degli operai scioperanti, delle famiglie, dei bambini, delle madri, dei vecchi strappati alle proprie case e sterminati dal nazismo. Il presidente dell'Aned Gianfranco Maris ha scritto a più riprese ai presidenti delle altre organizzazioni della Resistenza, ai partiti democratici, ai grandi sindacati dei lavoratori, illustrando questa posizione e sollecitando un appoggio e un contributo di idee che - va detto - è per lo più mancato, con qualche lodevole eccezione (tra le quali ci piace ricordare il messaggio del presidente della Fiap Aldo Aniasi). Su incarico della Presidenza nazionale dell'Aned il nostro Aldo Pavia, presidente della sezione di Roma, ha preso contatto con il deputato Furio Colombo, illustrandogli nel corso di diversi colloqui le nostre persistenti perplessità di fronte alla sua proposta, sollecitando inoltre entrambi i parlamentari interessati a convergere su un'unìca scelta che non suonasse discriminazione verso alcuno. In un incontro con Tullia Zevi, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, il presidente dell'Aned Gianfranco Maris, su esplicito mandato della Presidenza, ha nuovamente illustrato il significato delle nostre obiezioni alla data del 16 ottobre e al testo della mozione di Furio Colombo così come è stata depositata alla Camera. Il chiarimento è stato rapido e totale, com'è nella logica di due organizzazioni che da sempre si muovono unìtariamente in difesa della memoria delle vittime di Hitler e di Mussolini. Tullia Zevi e Gianfranco Maris hanno concordato di aderire alla proposta di Athos De Luca di puntare sul 27 gennaio, rinunciando ciascuno ad altre indicazìoni, soprattutto se nella relazione che accompagnerà la proposta di legge si illustrerà il significato di questa scelta, quella di un giorno "nel quale ritrovarsi insieme per ricordare i danni della discriminazione e del pregiudizio, della persecuzione politica, i lutti della Shoà e del genocidio degli zingari; un giorno nel quale interrogarsi sul perché quei fatti siano accaduti e su cosa possiamo e dobbiamo fare perché tutto ciò non si ripeta; un giorno per ricordare i giusti, come Perlasca, che si opposero a tutto ciò, talora pagando quella scelta con la loro stessa vita; un giomo nel quale ricordare i giovani, le donne, gli uomini, i lavoratori, i cittadini di ogni ceto sociale che pagarono la loro opposizione ai regimi fascista e nazista con la deportazione nei campi di sterminio; un giorno nel quale ricordare le migliaìa di sacerdoti italiani deportati a causa del loro ministero a favore dei perseguitati dal fascìsmo e dal nazismo, e dei combattenti della lìbertà". La data del 27 gennaio è stata approvata da una delibera approvata all'unanimità dall'Unione delle Comunità ebraiche italiane e dai presidenti delle Comunità italiane.Pure informato tempestivamente di questa scelta unitaria dei presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche e dell'Aned, il deputato Furio Colombo ha ritenuto di non potere o dovere cambiare praticamente in nulla la propria proposta, che - forte della sua notorietà di giornalista di fama - è andato riproponendo sui giornali e alla televisione. Ha fatto abbastanza scalpore in particolare una serata al popolare programma televisivo "Maurizio Costanzo Show" nel corso del quale il deputato dell'Ulivo ha riproposto un po' stizzito la sua tesi, provocando la reazione di un folto gruppo di ex deportati romani presenti tra il pubblico e la puntuale replica del nostro Aldo Pavia. Lo stesso Ricardo Franco Levi, l'editorialista indicato da Furio Colombo come il primo ispiratore della sua proposta, interpellato dal Corriere della sera all'indomani della trasmissione, ha ammesso che a suo parere la data del 27 gennaio avrebbe potuto costituire una scelta degnissima, sulla quale concordare senza riserve. Per iniziativa del nostro presidente Gianfranco Maris si è quindi tenuta a Roma il 17 marzo una riunione tra lo stesso Maris, Tullia Zevi, Athos De Luca e Furio Colombo. Tullia Zevi ha fato osservare a Colombo che la deportazione degli ebrei di Roma fu sostanzialmente opera delle SS tedesche, per cui, ricordando solo tale episodio, si finirebbe per affievolire la denuncia del crimine politico commesso in quegli anni anche in Italia dal fascismo e dall'esercito tedesco. Ma Furio Colombo ha continuato a mantenere una posizione rigida, sia per quanto concerne la data che i soggetti "meritevoli" di essere al centro della Giornata della memoria, e cioè i deportati ebrei. Nel momento in cui si chiude questa edizione del Triangolo Rosso non sappiamo come questa vicenda andrà a finire. Di certo l'Aned continuerà in ogni sede a sostenere la validità delle proprie posizioni, che possono essere riassunte nella formula 'Ricordare tutti i deportati e le vittime del fascismo e del nazismo, senza discriminazioni o omissioni'. |
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