La replica di Furio Colombo sul "Diario" |
Non cambio idea, meglio i1 16 ottobre |
Il 19 febbraio, sul "Diario della settimana" supplemento dell'Unità, Furio Colombo ha replicato - senza citarlo - all'intervento di Dario Venegoni, sull'Unità del 12 febbraio, sostenendo le sue ragioni a sostegno della scelta del 16 ottobre come data per la "Giornata della memoria". |
Giovedì 6 febbraio ho presentato alla Camera una mozione che impegna il Governo a dichiarare il 16 ottobre di ogni anno giorno della memoria degli italiani. Perché ho proposto nella mia mozione una "Giornata della memoria"? Non,abbiamo già abbastanza date da ricordare e celebrazioni rituali che regolarmente ritornano nel calendario della nostra vita pubblica? La risposta è si. Ma alcune di quelle ricorrenze riguardano altre generazioni o si sono consumate nella ripetizione degli anni. Molte rievocano guerre e tutte sono un richiamo alla festa, a un aspetto vittorioso della nostra storia. Io ho pensato all'idea americana di "memorial day", un giorno destinato a pensare, riflettere, mettere in relazione il passato al presente, l'esperienza di anziani e adulti a confronto con quella dei più giovani, piuttosto che un giorno di celebrazione. Mi domandano in molti perché ho indicato il 16 ottobre. Ecco la risposta. Il 16 ottobre del 1943 un quartiere di Roma, fra via Arenula, il Lungotevere e il Portico di Ottavia, è stato circondato alle 5 del mattino da reparti delle truppe occupanti tedesche ed è iniziato un meticoloso rastrellamento: ogni famiglia, compresi i bambini più piccoli, ogni persona, senza eccezione per i vecchi e i malati. Tra coloro che vivevano allora in quel quartiere una sola persona, Giacorni: Debenedetti, scrittore e critico fra i più importanti del Paese, è scampato e ha potuto osservare, nascosto, l'incredibile evento, traendone uno splendido racconto intitolato proprio 16 ottobre 1943. Centinaia di uomini armati, ben diretti, con una meticolosa operazione di guerra hanno arrestato e deportato centinaia di famiglie tutte quelle che sono stati trovate a quell'ora in quelle strade. Ha visto personi paralizzate portate fuori sulla loro poltrona, oppure su un materasso come in un strana processione. Ha visto madri che non hanno potuto sfuggire, benché avessero avuto un minimo margine di tempo per farlo, perché era l'ora dell'allattamento. Ha visto i bambini per mano alle mamme e ai papà spinti sugli autocarri. Ed è la sola voce narrante che ci sia rimasta, perché dei 1.022 cittadini italiani, uomini, donne, vecchi e bambini catturati in quella operazione militare, solo 3 sono ritornati e il destino di quasi tutti gli altri è rimasto ignoto. Non si è saputo neppure in quale campo di sterminio siano stati mandati a morire, perché interi nuclei famigliari, composti di tre generazioni, sono stati portati via, troncando in questo modo il filo della memoria. Persino la ricostruzione accurata che ne fa la storica americana Susan Zuccotti nel suo Olocasto italiano (in Italia pubblicato da Mondadori) è incompleta. L'autrice confessa di avere rintracciato ben pochi testimoni. Racconta però di persone che passavano per caso, in quella tragica mattina, hanno visto e capito ciò che stava accadendo e hanno rischiato per salvare chi passava vicino, prelevare i bambini facendo finta che fossero i propri figli. Ecco, ho detto la parola Olocausto, imperfetto equivalente italiano della parola ebraica Shoà. Per questo molti, in Parlamento e fuori, mi chiedono. perché il giorno della memoria dovrebbe essere un giorno "ebreo", benché sia evidente l'assurdità e la disumanità del fatto appena narrato? Non dovremmo trovare come punto di riflessione qualcosa che riguardi tutti nel ricordo del grande massacro 1940-1945, un'epoca buia che ha visto lo sterminio di 50 milioni di persone fra cui 6 milioni di ebrei? Ecco in che modo provo a rispondere. I cittadini del ghetto di Roma di quell'alba del 16 ottobre 1943 erano italiani arbitrariamente e follemente selezionati e designati come "nernico" in quanto ebrei, cioè parte della ossessione malata di una armata potente. Ma quella ossessione (che è il frutto mostruoso del razzismo, malattia contro cui la civiltà è tuttora impegnata a combattere) non cambia la descrizione del fatto e anzi la aggrava: più di mille italiani del tutto estranei al conflitto fra parti (fascismo, antifascismo) e alla guerra, sono stati mandati a morire sotto gli occhi di altri italiani. Io propongo di ricordare che anche gli altri italiani, tutti, sono stati offesi e sfregiati da quell'episodio come da tutte le altre vicende che hanno lasciato nella vita italiana cicatrici inguaribili. Trasformati in testimoni passivi e impotenti, gli altri cittadini hanno visto operare con efficienza la macchina dell'orrore. Molti di essi, senza distinzione di affiliazione politica, hanno rischiato la sicurezza e la vita per salvare quanto e come potevano. Soprattutto per negare quel progetto di morte. Per questo cito nella mozione della "Giornata della memoria" un ignoto eroe italiano, Giorgio Perlasca, personaggio fascista che viveva e operava a Budapest, di cui in Italia ci ha parlato solo Enrico Deaglio nel libro La banalità del bene. Ha salvato da solo, fingendosi diplomatico spagnolo, 6000 ebrei, quasi lo stesso numero di coloro che erano stati arrestati in Italia e deportati verso lo sterminio. Ma ecco l'altra parola chiave che giustifica, io credo, il richiamo di questo giorno. Ho appena scritto "deportati". Il giorno della memoria sarà il giorno destinato a narrare ai più giovani e a ricordare con i superstiti tutti i deportati dell'universo concentrazionario, quelli che lo sono stati per pura e cieca follia, quelli che avevano resistito e combattuto, le decine di migliaia di militari che avevano rifiutato di collaborare e di arrendersi. Possiamo dire di avere riflettuto e discusso nelle scuole, nelle famiglie, nella vita pubblica e in quella privata di questo terribile fantasma? lo credo di no. Il 16 ottobre a me sembra un simbolo universale, non una data ebraica. Come il 18 gennaio che l'America ha dedicato a Martin Luther King, che non è un giorno della memoria dei neri, ma il giorno della memoria di tutti gli americani. Dite voi, lettori e cittadini, se queste ragioni vi convincono. Posso testimoniare che alla Camera la mozione ha raccolto finora centinaia di firme spontanee, fra cui alcune che - nel linguaggio di coloro che, come me, siedono nel centro-sinistra - vengono "dall'altra parte", da destra. Furio Colombo |