Le sordità

Si dice spesso che ci sono tante sordità quanti sono i sordi, perché diverse sono le cause e la gravità delle lesioni uditive, e la storia personale d’ogni audioleso: diversi sono l’età d’insorgenza e di scoperta delle lesioni, la protesizzazione, le terapie riabilitative, il percorso scolastico, la presenza attiva della famiglia e i sostegni ricevuti. Diverso può essere il linguaggio al quale avviare il sordo preverbale, la lingua dei segni o la lingua orale: quest’ultima è la scelta delle famiglie dell’a.l.f.a.
Ci sono audiolesi ai quali sono sufficienti le protesi per comprendere l’interlocutore. Altri devono associare alle protesi la lettura “ delle labbra”. Altri hanno un ritorno protesico assai ridotto e devono affidarsi alla sola lettura labiale, e questa non è mai piena e presenta diversi gradi d’approssimazione.
E’ il caso delle sordità neurosensoriali gravi e profonde, specialmente se insorte in età preverbale: qui l’alterata acquisizione del linguaggio crea difficoltà nell’articolazione del parlato e nella competenza linguistica, sul piano lessicale e morfosintattico. Questa minor padronanza della lingua si manifesta non solo nell’espressione, ma anche in una maggior fatica nella comprensione del testo scritto: ne conseguono tempi più lunghi nello studio e nell’elaborazione, di cui si dovrà tener conto specialmente in sede d’esame.
Le diverse disabilità rendono indispensabili per ogni universitario audioleso contatti diretti con i docenti e con i Servizi Disabilità, per valutare l’entità dei deficit personali e disporre adeguati sostegni e sussidi, quali sono previsti dalla legislazione vigente (richiamata, nei suoi testi più indicativi, al punto 5).

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