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la storia di una di noi

la storia

“Melusina” un incontro fatato

dedicato a  Alda, Gabriella, Giuliana, Luisella, Marilù

Il mio incontro con Luisella e con “Melusina “risale al 1986.
Ero in quel periodo alla ricerca di me stessa e di un percorso che mi conducesse a sperimentare un'appartenenza, che mi aiutasse ad esprimere la mia identità di donna, con un respiro  più ampio e armonioso.
Partecipai  una sera ad una affollata riunione di donne, che parlavano di simboli: del simbolico femminile nei termini di una diversità collettiva e individuale riconosciute e valorizzate nel legame profondo con miti antichi e fondanti.

In quel primo incontro e in quelli che seguirono ero spesso silenziosa e un po' intimidita, come nella mia natura, ma anche  eccitata  e incuriosita da una scoperta che intuivo importante. Rimasi in ascolto ed ebbe inizio lì, in viale Tibaldi  a Milano, presso la sede dell'Università delle  Donne, una fase nuova e intensa della mia vita intima e sociale.

Presa dai figli piccoli, dalla famiglia, dagli studi ripresi tardivamente, mi avvicinavo inconsapevolmente a un importante incontro, quello con Luisella, con altre compagne e con il mito della fata Melusina, potente significante simbolico della Associazione che nacque e  che da lei  prese il  nome “Melusine”.

Mi aveva  condotta  a questo nuovo incontro e a questa strana esperienza il mio inconscio, le porte che avevo aperto con l'analisi, il desiderio sofferto ma intenso di riscatto e la passione di sentirmi appartenente a un gruppo di donne che intuivo  mi avrebbe aiutata a ritrovare e a scoprire qualcosa di me che prima di allora era rimasto sommerso e sconosciuto

Quando  la sede dell'Associazione si trasferì in via del Torchio, questo piccolo ma accogliente luogo mi fece sentire ancora più al sicuro nella mia nuova appartenenza.  
Il racconto della fata Melusina, che può vivere la sua esistenza terrena solo mantenendo in segreto, nel bagno solitario e intimo del sabato, non vista da sguardi indiscreti, anche la sua natura divina, mi affascinava e mi dava uno spazio simbolico di pensiero mai sperimentato prima di allora,

Stavo in ascolto,e forse un po' in disparte, ma attenta e appassionata partecipavo agli incontri e trovavo nuove amiche. Trovavo una dimensione nuova dove stavo bene, a mio agio, accolta e non invasa, ma  vivificata da uno stare in relazione   in un'atmosfera  affettiva e non competitiva, con una spontaneità che sentivo autentica e   rispettosa delle diversità.

Questo mito del femminile ha avuto allora ed ha tuttora per me una forza di riunificazione e di integrazione; ha un suo potere vitale che in modo discontinuo, quasi carsico, affiora e sgorga con una continuità ormai più che ventennale.

Sono grata a questa misteriosa antenata e alle amiche con cui ho condiviso negli anni questo spazio vitale di pensiero e di parola, ma soprattutto mi sono ritrovata in uno stile di relazione che, rispettoso degli spazi e dei tempi di ognuna, fa scorrere uno spirito   leggero e una creatività del corpo e della mente, che ancora non si è esaurita.

Il simbolico della fata  tuttora apre, a saperli cogliere, nuovi  scambi  di idee, di emozioni e momenti di divertimento , nella condivisione di progetti che si nutrono e talvolta si realizzano  in un'atmosfera soffusa di ironia e di affetti.

La fata Melusina continua così a rinnovare  la sua magia che non si esaurisce,  ma che ha bisogno di “cure” per essere tenuta in vita, senza che uno  sguardo  estraneo e irrispettoso violi la sua segreta natura.
Questo spazio della cura, nella piccola stanza di via del Torchio dove Luisella continua ad accoglierci, ci consente un continuo  contatto interiore e forse  si realizza la speranza che possano continuare a sbocciare pensieri, poesie, scritti, incontri, riti condivisi, con la consolazione di non essere del tutto sole nella generatività del desiderio femminile.




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