Condannato all'ergastolo il boia di piazzale Loreto

Dopo Saevecke è tempo di colpire gli altri assassini rimasti impuniti

Theodor Saevecke, l'ottantottenne ex comandante della Gestapo di Milano, che ordinò il 10 agosto 1944 la fucilazione in piazzale Loreto di quindici prigionieri italiani, detenuti nel carcere di San Vittore, è stato condannato all'ergastolo.

Gli articoli sono di Franco Giannantoni

Le fotografie sono del Bundesarchiv, di Coblenza e dell'archivio dell'Aned di Milano

La sentenza emessa il 9 giugno scorso dal Tribunale militare di Torino, al termine di un processo durato circa un anno, ha accolto la richiesta del procuratore militare Gian Paolo Rivello. L'avvocato Gianfranco Maris ha rappresentato quale parte civile i familiari delle vittime, la Provincia di Milano, il Comune di Sesto San Giovanni e l'Anpi. Il Comune di Milano era rappresentato dall'avvocato Antonello Mandarano.
A Theodor Saevecke, giudicato in contumacia (l'imputato, che vive a Bad Roithenfeld, in Germania, aveva inviato ai giudici una lettera nel dicembre del '96 nella quale disconosceva la competenza della magistratura militare italiana), il Tribunale ha riconosciuto le attenuanti generiche "subvalenti" alle aggravanti della premeditazione e della crudeltà. In virtù di questo meccanismo è scattato il carcere a vita. In caso contrario l'esito sarebbe stata la prescrizione.
Theodor Saevecke, nato ad Amburgo il 22 marzo 1911, doveva rispondere del reato di "violenza con omicidio in danno di cittadini italiani" (articoli 13 e 185 del Codice penale militare di guerra in relazione agli articoli 575 e 577 del Codice penale) "per aver cagionato - come è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio del Procuratore militare - quale capitano delle Forze armate tedesche, nemiche dello Stato italiano, la morte di

Andrea Esposito, Domenico Fiorano, Umberto Fogagnolo, Giulio Casiraghi, Salvatore Principato, Eraldo Soncini, Renzo Del Riccio, Libero Temolo, Vitale Vertemati, Vittorio Gasparini, Andrea Ragni, Giovanni Galimberti, Egidio Mastrodomenico, Antonio Bravin, Giovanni Angelo Poletti,

tutti detenuti nel reparto carcerario di San Vittore, inserendo i loro nominativi nella lista dei soggetti da fucilare, disponendone il prelevamento dal predetto reparto ed ordinandone poi la fucilazione, eseguita alle ore 6 del 10 agosto 1944 in piazzale Loreto, durante lo stato di guerra tra l'Italia e la Germania".
Sempre secondo la richiesta di rinvio a giudizio "la premeditata esecuzione di tali soggetti, che non prendevano parte alle operazioni belliche, si caratterizzava per la crudeltà del suo svolgimento, successivamente al quale veniva ordinato che i corpi dei giustiziati rimanessero esposti nella piazza per l'intera giornata. La fucilazione rappresentava la rappresaglia conseguente all'esplosione, dovuta ad un attacco dinamitardo, di un autocarro tedesco posteggiato in Milano in viale Abruzzi, l'8 agosto 1944. Poiché detta esplosione non cagionò il ferimento di alcun militare tedesco, bensì la morte di numerosi passanti, civili italiani, l'ordine di fucilazione non rappresentò l'adempimento delle direttive emanate dal maresciallo Kesselring ed in base alle quali per ogni tedesco ucciso dai partigiani dovevano essere giustiziati dieci italiani".

 

In memoria dei fucilati

 

Una poesia di Alfonso Gatto

Alfonso Gatto dedicò ai fucilati una breve poesia, edita poco dopo clandestinamente, intitolata:
"Per i compagni fucilati in piazzale Loreto".
Ed era l'alba, poi tutto fu fermo
La città, il cielo, il fiato del giorno.
Restarono i carnefici soltanto
Vivi davanti ai morti.
Era silenzio l'urlo del mattino,
Silenzio il cielo ferito:
Un silenzio di case, di Milano.

 

 

 

 

Il messaggio di Boldrini

Dopo la sentenza di condanna di Saevecke, un caloroso messaggio è stato inviato dal presidente nazionale dell'Anpi, Arrigo Boldrini, al presidente dell'Aned Gianfranco Maris.
"A nome del Comitato nazionale e mio personale, desidero ringraziarti vivamente per il grande contributo "scrive Boldrini" quale patrono di parte civile dell'Anpi e dei familiari dei Caduti, a determinare la sentenza di condanna all'ergastolo di Theodor Emil Saevecke, colpevole di aver ordinato l'esecuzione di 15 partigiani in piazzale Loreto a Milano. La sentenza del Tribunale militare è di grande valore morale e civile. Essa, infatti, come tu hai sottolineato nell'aula del Tribunale, afferma 'una linea di condotta etica' che gli uomini devono avere in qualsiasi situazione di vita, in guerra come in pace, nel proprio Paese, come in qualsiasi altro Paese". "Siamo grati della tua sensibilità e lieti per il successo ottenuto".

 

Il comunicato del Comando tedesco in cui si elencano gli ostaggi da fucilare

 

La carriera di un gerarca

Da feroce aguzzino della Gestapo a Milano ad agente della Cia e del governo di Bonn

L'ex comandante dell'Aussenkommando di Milano commenta il verdetto: "E' una montatura, sono un uomo piccolo così".


 

Il procuratore militare Rivello

"La Gnr e la Muti sgherri dei tedeschi." Fu eccidio, non rappresaglia

Si trattò di un eccidio e non di una rappresaglia. Infatti nell'attentato dell'8 agosto '44 ad un autocarro della Wermacht, non ci furono vittime fra i soldati del Reich . Le attenuanti generiche concesse all'imputato sono state dichiarate "subvalenti" rispetto alle aggravanti della crudeltà e della premeditazione.


 

L'avvocato Gianfranco Maris, parte civile

"Una sentenza che aiuta a capire la storia"

Sono iniziati altri processi per le stragi naziste in Italia fra il '43 e il '45: ritrovati nelle cantine di Palazzo Cesi di Roma, sede della magistratura militare d'appello, migliaia di fascicoli "provvisoriamente" archiviati nell'immediato dopoguerra per "opportunità politiche".


 

L'annotazione sul registro-matricola di S. Vittore

"Trasferiti per Bergamo" Ma andavano alla morte

Ai quindici prigionieri era stata consegnata una tuta da lavoro perché si illudessero di essere destinati in Germania

 

 

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