Il tredizionale pellegrinaggio nei Lager organizzato dall'Aned di Sesto San Giovanni

A Dachau e a Mauthausen incontri indimenticabili

 

Come ogni anno l'Aned di Sesto ha organizzato il tradizionale pellegrinaggio ai campi di sterminio di Dachau, Gusen, Harteim e Mauthausen. Il viaggio è durato cinque giorni (dal 7 all'11 maggio) e vi hanno partecipato le autorità del Comune di Sesto San Giovanni, tra cui il presidente uscente del Consiglio comunale Giancarlo Castelli e una rappresentanza delle forze combattentistiche. Oltre al nuovo prevosto deIla città, don Giovanni Bigatti, c'erano anche nutrite rappresentanze delle scuole cittadine e alcuni insegnanti. A questi si sono aggiunti, naturalmente, i familiari dei deportati, e un gruppo di 16 ragazzi che per la prima volta quest'anno è riuscito ad organizzare un viaggio a costi molto contenuti accanto a quello tradizionale proposto dall'Aned. L'associazione era rappresentata da due ex deportati di Dachau: Ettore Zilli (presidente dell'associazione sestese) e Rinaldo Carrara. Nei due pullmans partiti da Sesto c'erano anche le rappresentanze dei Comuni di Muggiò, capitanate dal sindaco, e Cinisello Balsamo, presente con il gonfalone. E' molto difficile descrivere l'atmosfera e il calore umano che si sono avvertiti durante tutto il viaggio, anche grazie alle toccanti testimonianze di Zilli e Carrara, che con parole semplici e senza mai fare della facile retorica hanno raccontato il loro calvario a Dachau.
E proprio Dachau è stata la prima tappa di questo pellegrinaggio che ha attirato tanti ragazzi. A parte le commemorazioni ufficiali, ciò che è risultato più toccante è stato sicuramente il momento in cui Zilli e Carrara hanno deposto i fiori su ciò che rimane delle baracche che li hanno ospitati per tanti mesi. La loro testimonianza sulle condizioni di non-vita dei campi è stata più illuminante di mille filmati e di mille libri.
La seconda tappa è stata invece il campo di Gusen, dove è stato deportato il maggior numero di sestesi. Poco ormai rimane del campo, ridotto al Memorial, a ciò che rimane dei forni e a poco altro. A riprova di quanto è facile dimenticare, tutt'intorno al campo sono sorte villette e case che si affacciano direttamente su ciò che è rimasto, mentre poco più in là le ex baracche delle SS sono ora abitate.
Ma per fortuna non tutti gli abitanti di Gusen hanno la memoria corta. Per ricordare l'orrore e festeggiare la pace e la fratellanza tra i popoli è stata organizzata una intera giornata di celebrazione.
Dopo l'incontro con lo studioso Marsalek, si è svolta la marcia dei bambini di Gusen, mentre i ragazzi del centro parrocchiale hanno cantato alcune canzoni tra le quali "Bella ciao". Al coro si sono uniti naturalmente i ragazzi italiani e il risultato è stato un miscuglio di voci e lingue.
Se la giornata trascorsa a Gusen ha dato a tutti modo di allentare la tensione accumulata, la visita al castello degli esperimenti di Hartheim è stata come una doccia fredda. Altrettanto angosciante la visita all'enorme campo di Mauthausen. La scalinata della morte, la statua al generale di ghiaccio, i moltissimi monumenti di commemorazione e soprattutto il fiume di persone in visita sono probabilmente uno dei momenti di maggior commozione. A Mauthausen si fanno degli incontri emozionanti: c'era anche quest'anno Elvia Bergamasco, deportata ad Auswhitz e Buchenwald che porta sul braccio il doloroso ricordo di quella sofferenza. E c'era anche Simon Wiesenthal, noto come il "cacciatore di nazisti".
Un momento indimenticabile è stato sicuramente la manifestazione internazionale che si svolge ogni anno all'interno del campo. Bandiere di tutte le nazioni che hanno avuto deportati, bandiere di popoli, come i Curdi, che vivono lo sterminio ogni giomo, bandiere rosse da ogni parte e tante canzoni. Anche questo si vede a Mauthausen.

Laura De Feudis