"Ci è stata di conforto la presenza dei testimoni"

Nei giorni 19, 20, 21 ottobre tutti insieme, ragazzi e ragazze di istituti di secondo grado romani, abbiamo vissuto un'esperienza unica e indimenticabile: la visita ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. Ad accompagnarci, diversi esponenti dell'Associazione nazionale ex-deportati, della Comunità ebraica, il sindaco di Roma con una delegazione comunale e i nostri insegnanti. Il viaggio, finanziato dal Comune di Roma, dall'Alitalia e dal Ministero della Pubblica istruzione ha rappresentato, per le emozioni vissute, un passo fondamentale della nostra crescita. Abbiamo visto con i nostri occhi i segni vivi e presenti dell'orrore a cui l'uomo è giunto quando ha sospeso la ragione, l'etica e la fede. Forse non basta solo studiare per capire le cose accadute nei campi di sterminio ma è necessario agire, agire per non dimenticare. Per non dimenticare le pagine buie del nazismo e per non liquidare con l'etichetta di "follia" le responsabilità individuali di reati commessi nella piena consapevolezza razionale ed emotiva. Per non dimenticare che il male è una categoria dell'uomo e non delle cose, pronto a esplodere in modo radicale quando eletto a forma di governo.
Del resto le SS erano persone "normali", magari affettuose e gentili con i propri familiari eppure ombrate dalla sinistra "banalità del male", capaci di compiere atrocità incommensurabili. Abbiamo provato orrore di fronte ai frammenti di vita normali, come le nostre, spezzate senza alcun motivo e senza possibilità di difesa. Ci è costato osservare, senza piangere, i vestiti, i capelli, gli occhiali, i pettini moltiplicati indefinitamente, strappati con la violenza e conservati dalla memoria operosa ma impotente dei posteri. Ma la presenza dei Testimoni ci ha in qualche modo confortati; essi ci hanno mostrato palesemente la sconfitta del nazismo. Nonostante nei campi di sterminio si cercasse in ogni modo di disumanizzare i deportati, di distruggere in loro ogni briciolo di dignità, alcuni dei prigionieri, pochi purtroppo, sono sopravvissuti e sono riusciti a coronare il sogno di una vita normale. Il momento più alto e toccante è stato quello della preghiera di fronte al "muro della morte". In quell'attimo, ex-deportati, studenti ebrei, atei e cristiani sono stati un'unica persona ed hanno reso un luogo di morte un santuario della speranza... la speranza di un'umanità nuova, libera dal dolore della violenza, unita nell'accettazione della differenza tra gli uomini.
I ragazzi dei Liceo Ginnasio "I. Kant".