Torsten Hess

Memorial di Mittelbau Dora

Furono gli scienziati a reclamare gli schiavi

Naturalmente per me non è facile aggiungere qualcosa a quello che è stato già detto. Dovete capire che io sono un giovane tedesco: per me è molto difficile confrontarmi con questi argomenti e mi pongo una domanda innanzitutto: perché c'è voluto tanto, tanto tempo prima che abbiamo potuto confrontarci con la nostra storia?.
Sono passati ormai cinquant'anni da quando i deportati del Lager di Dora Mittelbau sono stati liberati e ci sono voluti quasi cinquant'anni prima che entrassero nei libri di storia dei fatti storici legati all'esistenza di quel Lager. All'inizio, poco dopo la fine della guerra, la memoria era dominata dall'orrore dei grandi Lager, i più conosciuti Lager di annientamento come Auschwitz o Bergen Belsen.
Poi, durante gli anni della guerra fredda, non era opportuno forse parlare di quel luogo ove scienziati e ingegneri avevano fatto costruire dai prigionieri i primi grandi missili a scopo militare. Voglio aggiungere una cosa che forse non tutti sanno, e che è molto importante che io posso dimostrare: non è stata la SS a suggerire di impiegare i deportati in questa missione per l'industria degli armamenti; sono stati gli stessi scienziati, gli stessi ingegneri che già prima avevano espressamente richiesto l'utilizzo di prigionieri per la realizzazione delle loro grandiose idee di supremazia bellica.

Furono gli stessi ingegnieri e gli stessi scienziati, uomini come Arthur Rudolf oppure Von Braun, a chiedere alle SS che venissero impiegati i prigionieri per questo scopo. Nel periodo della guerra fredda in entrambi gli stati in cui la Germania si trovò divisa sono stati quindi gli stessi ingegneri tedeschi, con la piena consapevolezza dei rispettivi governi, di nuovo a capo dei progetti di costruzione di missili per scopi militari.
Quando il primo uomo volava nello spazio, e poi quando il primo uomo mise piede sulla luna era ancora più difficile ammettere che erano stati i prigionieri di un campo di concentramento nazista a costruire i primi missili.
La ragione di stato da un lato e l'antifascismo ideologizzato dall'altro impedirono per lungo tempo la ricerca e la diffusione della verità su Dora e sul suo campo di concentramento.
Mentre gli ingegneri che furono a capo del progetto missilistico di Hitler celebravano se stessi e le loro grandi scoperte nella conquista dello spazio, ai superstiti del Lager non era permesso addirittura, se non solo molto raramente, di visitare i luoghi della loro sofferenza e commemorare i loro compagni morti. Vedere Aldrich non era quasi possibile. Aldrich era un sottocampo di Dora, soltanto che si trovava quasi sulla frontiera delle due Germanie. Si poteva dare uno sguardo solo da ovest o da est sopra la frontiera ma era impossibile avvicinare questo luogo.

Con la caduta del muro tra le due Germanie e con la fine della guerra fredda è iniziato finalmente il vero riesame della storia di questo campo di concentramento. A esso è dedicato il nostro Memorial Mittelbau Dora. Il Memorial è oggi parte autonoma della Fondazione Buchenwald.
Su una superficie di circa 150 ettari, accanto ad un gran numero di basamenti di baracche del Lager e le sue strade in cemento armato si possono visitare l'ex crematorio e il luogo dove si trovavano i vigili del fuoco. In una baracca ricostruita di circa 250 metri quadri è stata allestita una mostra permanente che illustra la storia del Lager. A partire dal cinquantenario della liberazione si possono visitare anche 3500 metri quadri dei 100.000 metri quadri complessivi di tutti gli impianti che sono stati fatti saltare in aria nel '48.
Mentre fino al 1990 il numero dei visitatori è sempre diminuito (fino a meno di 50.000 unità), dal '95 invece si è verificata una inversione di tendenza, fino a 100.000 visitatori, e speriamo che questa tendenza continui nel futuro. Molti sono i giovani fra questi visitatori e molte classi che vengono da tutta l'Europa. Sono arrivate al Memorial addirittura persone da oltre oceano, dall'Austrialia e dalla Nuova Zelanda.
Il Memorial oggi non è solamente luogo di commemorazione e cimitero per più di 8.000 persone, ma anche un museo di storia contemporanea; è una istituzione per la ricerca storica e per la didattica per giovani ed adulti.

Ci sono una biblioteca e un centro di documentazione dove noi offriamo naturalmente dei materiali a tutti i visitatori interessati o anche agli storici. Il professor Collotti è stato da noi recentemente, e abbiamo potuto visitare l'intera area. Vengono studenti e insegnanti, e molti studenti possono fare un periodo di praticantato da noi.
Da due anni vengono organizzati anche dei seminari con dibattito una volta ogni due mesi: sono dei seminari specifici che trattano del campo di concentramento di Dora. Negli ultimi anni accanto a queste attività ci sono tutta una serie di ricerche universitarie: abbiamo due tesi di laurea già ultimate e un lavoro di dottorato all'università di Brema. Ma molte altre ricerche sono in preparazione.
Ci siamo posti il problema di pubblicare le ricerche storiche in due lingue. Ciò vale anche per le testimonianze che stiamo raccogliendo e quelle che ancora raccoglieremo: vogliamo riuscire a farlo sia nella lingua del testimone che in tedesco. Vorremmo lavorare ad un progetto del genere e saremmo molto contenti di ottenere anche una testimonianza di un superstite italiano di Dora tradotta in tedesco. Sappiamo che questo è molto costoso ma abbiamo già parlato con il professor Collotti e dobbiamo fare in modo di riuscire ad ottenere anche questo tipo di pubblicazione.

Dall'anno scorso esiste inoltre un'associazione - (Gioventù per Dora ), internazionale di giovani che si interessano della storia di questo Lager e che sono molto impegnati nel Memoriale. Tutti gli anni per esempio organizzano uno stage oppure intervistano dei testimoni e scrivono le testimonianze. Anche i membri di questa associazione sarebbero naturalmente ben felici di poter intervistare dei testimoni italiani, e che anche tanti giovani italiani partecipassero alle loro iniziative. L'anno scorso si è costituito anche un gruppo di lavoro di persone sotto il motto "Alla ricerca delle nostre origini" nella zona circostante il Lager. Questo gruppo si è dato l'obiettivo di andare alla ricerca dei sottocampi di Dora perché sono molti (32 stando alle ricerche attuali, ma forse anche di più) e non tutti sono ancora stati individuati.
Come ultima cosa vorrei parlare anche di un progetto davvero molto importante. Nel memoriale di Nordhausen si realizzerà nell'anno 2000 un progetto dal titolo "Modernità e barbarie", al quale collaborerà anche il Memorial Mittelbau Dora. Si tratta di un progetto collegato all'Expo 2000 di Hannover e mira a entrare in contatto con le centinaia di migliaia di visitatori che saranno appunto presenti alla Esposizione mondiale di Hannover. Noi vorremmo riuscire a mostrare a tutti questi visitatori la vera storia del nostro paese, sulla base di fatti storici, nei luoghi stessi in cui quei fatti avvennero.
Porremo a tutti il tema dell'Europa della memoria, della memoria di noi europei. Infatti Dora è un luogo storico e anche un luogo sacro, come disse Simone Weil parlando del campo di Dora: è un luogo europeo perché lì hanno sofferto e sono morti italiani, francesi, polacchi e quanti altri di questa Europa di cui tanto si parla.
Il compito nostro, di noi storici, è quello di continuare a raccogliere le testimonianze e non solo di narrare la storia ma di narrare le storie; mi scuso per il bisticcio di parole, ma mi pare importante perché la storia è fatta di storie, per cui raccogliere le testimonianze è fondamentale. Noi possiamo trasmettere le storie trasformandole in storia, trasmetterle ai giovani perché possano un domani quando verranno nella nostra zona non vedere solamente la bellezza dei luoghi, ma capire e sapere quello che è davvero successo in quel luogo 50 anni fa.

Grazie per la pazienza e l'attenzione.