Il discorso del ministro della Scienza, della Ricerca e della Cultura del Brandeburgo

Conserveremo questi luoghi

 

La vostra venuta è un segno, un buon segno per le relazioni italo-tedesche. Perciò vorrei ringraziarvi e porgervi la mia mano aperta per un saluto di benvenuto.
Questa mano che voglio porgervi è anche una mano della riconciliazione. Perché Ravensbrück è una ferita profonda nelle relazioni italo-tedesche. Sarebbe presuntuoso voler solo immaginare quale enorme sforzo vi è costata la visita di questo luogo, il luogo di indescrivibili sofferenze e di mortificazione della vostra vita.

Il primo trasporto arrivato da Torino
Noi ricordiamo oggi le deportate italiane che qui furono assassinate e torturate da un sistema disumano e da un volonteroso popolo di coadiutori. Come si possono formulare cifre sulle enormi atrocità del nazionalsocialismo commesse su territorio tedesco e in questo posto? Cosa significano i numeri 44140 fino a 44153 oggi? Essi rappresentano le prime 14 donne italiane che il 30 giugno 1944 sono scese qui a Ravensbriick da un treno merci, arrivando da Torino, e qui per la prima volta hanno visto questo luogo dell'orrore. Dietro ogni numero che il giorno del loro arrivo le ha private della loro dignità umana, stava un destino, stava una persona umana con le sue speranze, i suoi sogni, i suoi dolori.
Ebbero numeri anche le circa 600 italiane e le 45 slovene e croate di lingua italiana citate dal presidente Habermann che arrivarono con i primi trasporti, fino al 12 dicembre 1944. Nell'Italia del nord erano state combattenti partigiane e avevano esercitato una multiforme attività di resistenza contro le truppe tedesche per accelerare la fine della guerra.
Immaginare la fine della guerra era, per molte italiane, quasi impossibile, esposte come erano alle torture che dovettero subire dopo il loro arresto. Molte avranno percepito il loro arrivo a Ravensbrück come la deportata Rita Sprengel che nella sua biografia ha descritto in modo impressionante: "Il Lager era davanti a noi, immenso, accurato, spettrale. Ogni tanto si vedevano delle deportate muoversi furtivamente. Erano così magre che sembravano uomini con vesti femminili".
Alle partigiane, resistenti ed ebree provenienti dall'Italia, assassinate a Ravensbrück, dedichiamo il nostro ricordo e un segno visibile con questa lapide. Questa lapide deve essere dedicata anche a coloro che sono sopravvissute al tempo di Ravensbrück.
Per noi qui in Brandeburgo questa lapide commemorativa deve anche imporci un compito, quello di opporci a qualsiasi forma di oppressione e di eistremismo di destra. Come ministro nelle cui responsabilità rientra la gestione dei Memoriali dei Kz che si trovano in questo territorio, vorrei assicurare a tutti voi che siete venuti qui oggi che il Land Brandeburgo farà ogni sforzo affinché i luoghi originali dell'orrore vengano mantenuti come monito e deterrente. Noi di questo siamo debitori alle vittime di Ravensbrück.