L'intervento della sottosegretaria alla Pubblica istruzione Albertina Soliani

L'Italia democratica è nata anche qui

Amiche e amici italiani e tedeschi e d'ogni nazionalità qui convenuti, il Governo italiano oggi è qui, ripercorrendo con voi il cammino doloroso che conduce a questo campo, perché fin qui si spingono le radici della Repubblica. Essa è nata ovunque vi furono coscienze libere che decisero di porre un ostacolo all'inaudito connubio di oppressione, di ingiustizia, di violenza che sconvolse l'Europa alla metà del secolo, anche a costo della vita.
L'Italia libera e democratica è nata anche qui, a Ravensbrück, perché anche qui è passato il grande confine tra la barbarie e la civiltà, tra la morte e la vita, tra la guerra e la pace, tra la libertà e l'oppressione che ha segnato per sempre il destino dell'umanità. Questo confine è passato per l'esistenza di donne e bambini divenuti il simbolo del valore dell'uomo, della sua dignità negati dal nazifascismo.
Questo confine, questo spartiacque l'ha segnato, in Europa, la Resistenza che ha fatto della libertà, della dignità dell'uomo, della pace il perno del cambiamento della storia europea mondiale. Qui è nata la nuova coscienza degli Europei. Noi siamo passati di qui. Per questo oggi siamo qui.
E siamo qui, innanzitutto, per non dimenticare. Perché nessuno si illuda che si possano dimenticare le ragioni per le quali si muore, le ragioni per le quali vive o muore la libertà. Non si possono dimenticare o confondere le grandi scelte che hanno segnato il confine tra ciò che è l'uomo, e ciò che è contro l'uomo, tra l'innocente e il suo aguzzino.

L'eredità più sentita
A distanza di più di cinquant'anni non muta il senso delle cose. Non vi è dibattito storico o sede giudiziaria che possa mutarlo. Il tribunale della storia ha già emesso la sua sentenza. Il senso delle cose è scritto qui, in questi luoghi, nella vita e nella morte di tante vittime. E' nella coscienza dei testimoni che qui ci conducono. E' nella memoria collettiva, italiana ed europea, che sa dove sono le radici della sua coesione sociale e democratica.
Ciò che qui si è patito ha aperto il cammino nuovo dell'umanità intera. Due grandi valori il '900 consegna a noi, alla vigilia del secolo che sta per aprirsi: la democrazia, la venuta al mondo delle donne. Quanto dolore, quanto coraggio li accompagna.
E' l'eredità che sentiamo più nostra: l'amore, il silenzio, il coraggio, il grido di dolore delle donne che hanno attraversato questo secolo, che sono passate per questi luoghi consegnando a noi la cittadinanza piena, la nostra cittadinanza è figlia delle nostre madri e sorelle di Ravensbrück. Vorrei che potessimo chiamarle per nome, chiamarle per nome ad una ad una le donne e i bambini che qui sono giunti.
La morte non ha vinto in questo campo se la ragione per la quale essi morirono è oggi la ragione della nostra vita e della nostra responsabilità. Sono domande esigenti quelle che in questo luogo vengono rivolte a noi: che ne è della libertà, della giustizia, della democrazia, della pace per le quali si è consumato tanto dolore?
Che ne è della dignità della persona umana, che ne è della dignità della donna, che ne è della dignità dell'infanzia? Sento di rappresentare qui oggi tutte le donne del nostro Paese: di ogni età e condizione, le donne che sono oggi le grandi protagoniste della trasformazione della società italiana.

Quanta forza in quelle donne
Quanta forza, quanta luce viene a noi dalla memoria delle donne che sono passate a Ravensbrück. Qui, più che altrove, si misurò drammaticamente il legame così forte tra le donne e la vita, qui più che altrove incrollabile fu la domanda di pace, il ripudio della guerra.
Oggi tocca a noi, sulla strada aperta dal loro coraggio, costruire le grandi vie della pace e della fraternità universale.
Costruire, innanzitutto, la casa comune europea, perché sia un presidio per la pace.
Ravensbrück, come gli altri campi, fu un luogo internazionale: diversa la provenienza, una l'aspirazione alla libertà e alla pace. Tocca a noi, oggi, costruire l'Europa democratica e solidale: l'Europa dell'euro, ma anche della cultura, della socialità, dei diritti umani e della democrazia. Tocca a noi educare le giovani generazioni ai valori di questa Europa, che è nata dal sacrificio che anche qui si è compiuto. La scuola ha un grande compito. Perché la cultura e la conoscenza rendono liberi, sono le condizioni indispensabili della democrazia, come l'ignoranza è il veicolo della dittatura.
E una scuola che non esplora, che non interroga, che non rivive il passato, il '900, la Resistenza, non potrà renderla attuale nella coscienza dei giovani formandoli a saper leggere le nuove sfide della libertà: il dialogo, la tolleranza, il rispetto di ogni cultura, di ogni razza, l'uguaglianza di opportunità per tutti. Se si dimentica la barbarie, essa può ripetersi. Se non ha memoria storica la scuola non potrà offrire ai giovani alti ideali, senza i quali la vita apparirà loro vuota di significato.

Gli studenti vengano qui
La scuola è questa, è qui,,in questi luoghi che parlano del sacrificio di molti per la libertà di tutti, e di come la dignità dell'uomo sia il bene più grande dell'umanità. Qui, dunque, debbono venire gli studenti, e in molti già vengono, passando per i percorsi della memoria che in Italia e in Europa sono come le stazioni sulla via della libertà.
Sono qui per testimoniare l'impegno del governo e del ministero della Pubblica istruzione perché la memoria preziosa di questo luogo sia custodita nella scuola italiana e venga consegnata alle nuove generazioni.
Questa è la generazione decisiva per la continuazione della memoria. Entri nella scuola la storia del '900, e con la presenza delle donne.
Si intensifichino le iniziative perché il luogo dell'esclusione, della violazione della dignità dell'uomo diventi il luogo dell'incontro dei giovani Europei.
Il luogo dove è passato l'odio diventi spazio della cultura, della solidarietà, dell'amore: dove la politica è stata negata, i giovani possano rincontrarla nella sua moralità, nel suo valore. Qui è nata la speranza nel futuro che ora è affidata alla nostra comune responsabilità.
Nel nome delle donne e dei bambini di Ravensbrúck, noi non solo siamo riconciliati, ma assumiamo la comune responsabilità verso quel futuro di pace che era la ragione della loro vita ed è stata la ragione del loro sacrificio.
Ora l'Europa pacifica è tutta affidata alle nostre mani.

Albertina Soliani