La lettera di una ragazza romana

Grazie per avermi aiutata a riflettere

Pubblichiamo questa lettera inviata da Simona Serarini, una ragazza di 17 anni di Roma, alla nostra Maria Antonietta Dolmegi, riglia di un caduto ad Auschwitz.

Cara signora Antonietta, come sta? Sinceramente spero bene. Mi chiamo Simona, ho 17 anni e prima del Convegno all'Università Valdese e dell'incontro con lei e con il signor Sagi non avevo la minima idea di cosa fossero i campi di concentramento e dell'importanza del dolore e del ricordo. Ora, grazie a voi, ho preso coscienza di ciò che è accaduto; fortunatamente non ho vissuto le esperienze che voi ci avete raccontato, ma le vostre testimonianze mi hanno particolarmente segnato ed è probabilmente per questo che adesso le sto scrivendo questa lettera, così, senza che lei nemmeno mi conosca. Gli episodi ricordati dal signor Sagi sono tremendi, spaventosi, ma io sono stata ancora più colpita dalla sua testimonianza. Non dimenticherò mai i suoi occhi, pieni di lacrime e di odio mentre pronunciava alcune parole, occhi impauriti, che forse cercavano qualcosa o qualcuno, che imploravano la vicinanza di suo padre, un padre ucciso senza pietà da pazzi esaltati, occhi che cercavano una spiegazione, il motivo di tanto male. Anche le sue parole rimarranno impresse in me: "Non sono stata deportata ma forse sarebbe stato meglio se lo fossi stata, almeno non avrei vissuto con questo peso". Certamente io non potrò mai capire fino in fondo il suo dolore anche se ho provato più volte a mettermi nei suoi panni. Ho scoperto che anch'io avrei trovato difficoltà a vivere, ma non so se desidererei morire. Morire per che cosa? Per le stesse idee politiche per le quali hanno strappato via la vita a suo padre? Non lo so, allora un'ideologia può essere talmente forte da far desiderare la morte? Voglio ringraziarla per avermi fatto riflettere, per avermi fatto sorgere tutti questi dubbi, per avermi fatto capire. Grazie, grazie di essere viva.

Simona Serarini (Roma)

P.S. spero di poter riuscire nel mio piccolo a dare un futuro alla memoria.