Manifestazione inaugurale il 29 giugno

Centinaia di nomi nuovi sulla lapide che ricorda le italiane a Ravensbruck

Il valore di una ricerca che ancora purtroppo non può dirsi conclusa. Molte segnalazioni giunte dopo la pubblicazione sul nostro giornale della lista curata dai fratelli Massariello.

Donne a Ravensbrück

Vorrei sottolineare l'importanza della cerimonia che avverrà a Ravensbrtick il 29 giugno, nel corso della quale verrà inaugurata una nuova lapide nel Memorial delle Italiane, che renderà più ampiamente conto del tributo di vite scomparse in quel KZ. Si tratta del risultato di un lavoro compiuto nella prospettiva di riconoscere nella coralità di una tragedia i volti individuali di coloro che ne furono travolti. Un lavoro che resta ancora incompiuto ma che chiede di essere continuato. La lontananza geografica del campo, la condizione "debole" e pur sempre minoritaria delle donne, la relativa scarsità numerica delle deportate italiane (eppure mi sembra ipotizzabile un migliaio, contro le 300 ricordate nella lapide sinottica del Museo di Ravensbrück che qui si riproduce) non hanno consentito una conoscenza diffusa delle vicende del campo. Pertanto stiamo lavorando perché il pellegrinaggio di giugno abbia la più alta partecipazione possibile, pur consapevoli della difficoltà anche economica di alcune compagne nell'affrontare un simile viaggio. Vorrei anche informare, anche a nome di mio fratello Paolo, che la pubblicazione in Triangolo rosso della lista delle donne di Ravensbrück, ci ha fatto pervenire precisazioni e notizie utili a ristabilire qualche tessera in più nel frammentario mosaico umano del campo, anche se in forma ancora limitatissima. Vorrei fare un esempio, rimandando a un organico aggiornamento le segnalazioni che ci sono giunte relative ad alcune compagne. Nella nostra lista figura il nome di Antonia Conte: il nome è stato inserito sulla base della testimonianza di nostra madre Maria Arata, che ebbe la Conte come compagna di deportazione e che ne rievoca la figura gentile nel libro da lei scritto (Il ponte dei corvi . , Milano, Mursia 1979). Per testimonianza orale sapevamo che la Conte era segretaria dell'avvocato Elmo, che venne deportato a Bolzano. Negli anni Sessanta, per volontà del vedovo di lei, venne scoperta una lapide a suo ricordo, in un quartiere milanese. Il nome di Antonia non figura tra le deportate decedute e menzionate nella lapide attuale di Ravensbrück; di lei non trovammo traccia nella documentazione Aned e neppure nella Gazzetta (neanche all'Anpi sono stati in grado di localizzare il tempo e il luogo della cerimonia di discoprimento della lapide milanese in suo ricordo). Con l'aiuto di Nadia Torchia, della segreteria dell'Aned, abbiamo deciso di contattare l'avvocato Elmo che proprio in quelle ore, dopo aver scorso il nome di Antonia Conte nella lista del nostro giornale, aveva deciso di inviarci una breve biografia di lei e comunque ci precisava il nome della deportata: Antonia Frigerio in Conte. Ci sembra pertanto premiato il metodo da noi seguito di registrare, per atto di giustizia, anche la minima traccia lasciata dai "sommersi". Inoltre la prima raccolta dei dati rende evidente e forse possibile la necessità di ricostruire, nel caso di deportazione documentata in più KZ, il percorso delle deportate di Ravensbrück. Infatti può essere stato per alcune campo di destinazione finale oppure passaggio, luogo di smistamento per altre destinazioni. Ci proponiamo comunque di tornare sul tema.

Giovanna Massariello Merzagora

Donne a Ravensbrück
Donne a Ravensbrück