L'intervento introduttivo di Bruno Vasari, presidente dell'Aned piemontese

Le radici lontane di questa ricerca

Riportiamo di seguito ampi stralci dell'intervento introduttivo di Bruno Vasari, presidente dell'Aned piemontese, al convegno di Torino su: "I religiosi nei Lager".

Questo convegno, il 15°, chiude al momento (un altro convegno avrà luogo prossimamente) la serie organizzata dall'Aned con il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte. L'Aned che ho qui l'onore di rappresentare è l'Associazione nazionale ex deportati politici nei Lager nazisti, eretta in Ente Morale, che comprende donne, uomini, cattolici, ebrei, protestanti, agnostici, atei con diversi orientamenti culturali, nonché i famigliari dei caduti. L'Associazione è sempre rimasta compatta, tale è il cemento del dovere di testimoniare, e non subì scissioni neppure nei momenti più concitati della guerra fredda. Scopo dell'Associazione è la testimonianza per documentare con rigore giuridico tutti gli aspetti della deportazione nonché per cercare di evitare che la barbarie possa ripetersi in senso morale, religioso o laico.

In questi tempi di nazionalismi diffusi, di fondamentalismi feroci, di razzismi esasperati le voci della testimonianza e corrono il pericolo di essere sopraffatte. Ma gli ex deportati mocri: tiplicano e moltiplicheranno i loro sforzi e si preparano per domani con concreti provvedimenti onde mettere in buone mani il testimone e produrre più libri che sia possibile, non improvvisati, ma rispondenti a criteri di rigore storiografico. In questa linea di comportamento sentono non solo di compiere il loro dovere, ma anche di onorare concretamente la memoria di Primo Levi, il grande testimone scomparso or sono dieci anni. Il convegno di oggi non è un'improvvisazione, non è un evento occasionale ma ha radici lontane. Una di queste radici è l'intervento di Mons. Manziana al nostro 1° convegno "Il dovere di testirnoniare" intervento molto pregnante, di indubbio valore documentario, di profonda religiosità che potrete leggere negli Atti pubblicati dal Consiglio regionale del Piemonte - luglio '84. Mons. Carlo Manziana del 1903, ordinato sacerdote nel 1927 ha vissuto la eccezionale ricorrenza del 70° di ordinazione sacerdotale il 3 gennaio 1997 a Brescia. All'unanime compiacimento uniamo i nostri più fervidi auguri.

Una fragile radice ancora più lontana nel mio resoconto di prigionia a Bolzano e a Mauthausen pubblicato nel 1945. E' a tutti noto e ampiamente documentato che il regime nazista intendeva distruggere il Cristianesimo e sostituire l'antico paganesimo delle divinità primitive delle tribù germaniche ed il nuovo paganesimo degli estrenristi nazisti. Martiri Bormann, uno dei più stretti collaboratori di HitIer, in una riunione di partito affermò: "Per noi nazionalsocialismo e Cristianesimo sono inconciliabili" (Shirer, The nightmare years, 1948, pag. 156). Rosenberg il "filosofo" del nazionalsocialismo nel suo demenziale regolamento della nuova Chiesa nazionale del Reich scrive: "art. 13 ... immediata cessazione della pubblicazione e della diffusione della Bibbia in Germania; art. 14 Sugli altari null'altro che il Mein Kampf (per la nazione tedesca e quindi a Dio il libro più sacro) e alla sinistra dell'altare una spada (Shirer, pag. 157). Una tempesta contro il cattolicesimo fu sollevata dalla diffusione clandestina dell'Enciclica Mit Brennender Sorge di Pio XI. La Gestapo compì azioni di sequestro e arrestò alcuni sacerdoti (Frei, pag. 315). Sull'argomento delle persecuzioni ai religiosi segnalo il recente libro Il processo di Norimberga (Mursia 1997) di Giuseppe Mayda. Il convegno tratta specificamente dei religiosi italiani nel Lager di Dachau. La deportazione degli italiani ha inizio nel tardo 1943 - dopo l'occupazione nazista a partire dall'8 settembre. Gli italiani incontrano altri religiosi di altre nazionalità e intrecciano dei rapporti, oggetto di questa ricerca. Riflettendo su Dachau mi sono sempre chiesto quali pensieri potevano scamibiarsi questi eccezionali prigionieri ben sapendo che il terrore totale dei Lager nazisti lasciava inverosimilmente, incredibilmente uno spazio sia pure limitatissimo per comunicare liberamente tra prigionieri. Ampia documentazione in proposito in Se questo è un uomo di Primo Levi. Modestamente anche la mia testimonianza che si intreccia con quella di Manlio Magini.

Altra insistente domanda: perché Dachau? Naturalmente la concentrazione dei religiosi a Dachau non fu totalitaria. Dice Primo Levi: "Anche la più perfetta delle organizzazioni presenta lacune". Anch'io incontrai a Mauthausen due religiosi con i quali venni a contatto. Su questo aspetto della ricerca Italo Tibaldi vi dirà qualcosa di più ampio e preciso. Ho parlato di aspetti di ricerca. Pur con il più deferente rispetto per i religiosi, per questi nostri compagni di deportazione e di profonda comprensione per le motivazioni e gli atteggiamenti di opposizione al nazismo, ci siamo proposti di trattare l'argomento con impegno storiografico evitando toni celebrativi propri di altri convegni. Veniamo ora alla testimonianza di Mons. Manziana al convegno Il dovere di testimoniare, che contiene una risposta alla nostra prima domanda sugli scambi di pensiero tra religiosi deportati. "Nei tempi liberi avvenivano degli incontri spirituali e culturali nella prospettiva della sperata libertà. La maggior parte erano temi che il Concilio Vaticano Il e le encicliche dei pontefici hanno affrontato. Tra cattolici, ortodossi, ed evangelici si era stabilito un rapporto di amicizia, di comunione nella preghiera e di fraterna collaborazione, anticipando il dialogo ecumenico che nel Concilio Vaticano II avrebbe trovato la sua espressione più significativa. Tra sacerdoti e laici di ogni convinzione nacque una conoscenza ed una comprensione reciproca nel segno della più fraterna cordialità, nella comune avversione al nazifascismo e nella originale speranza di sopravvivere per impegnarsi a realizzare una società veramente libera, giusta ed unita nella concordia."

Non c'è invece in Manziana la risposta alla domanda: "perché Dachau", fuorché un accenno ad uno spostamento di baracca di alcuni religiosi per interessamento del Cardinale Bertrand di Breslavia. Un pallido indizio a mia conoscenza è la lettera del segretario di Stato Mons. Giovan Battista Montini in data 12 febbraio 1944 per confermare ad una signora di avere segnalato Luigi e Piero Valenzano, nipoti del Maresciallo Badoglio, deportati, al Nunzio Apostolico in Germania con preghiera di prestare ad essi ogni possibile assistenza (Gino Valenzano, L'inferno di Mauthausen, S.A.N. Torino, Ristampa 1993).