Lui c'era. Non proprio ad Auschwitz perché
non capirono che era figlio di un ebreo, ma a Mauthausen con
il triangolo rosso dei politici: le sofferenze furono comuni
anche se I'esito finale per i due fratelli fu più felice che
per milioni di altri, colpevoli di avere una religione diversa.
Noi di famiglia sappiamo tutto
perché da cinquant'anni lui trova lo spunto per ripeterci le
sue memorie e l'emozione, col tempo, si è un po' assopita. E
subentrato però un patire immaginario perché sia io che i miei
figli siamo genitori e proviamo dentro la stessa passione che
deve aver vissuto sua madre, vedova, lontana mille chilometri
dai suoi, con nient'altro al mondo che quei due ragazzi, portati
via all'improvviso. Li seguì
a Fossoli, ma poi, oltre, non le fu permesso e la sua vita,
a quell'addio, ebbe sicuramente uno strappo feroce, curato per
lunghi mesi solo dalla fede in Dio, dalla speranza di un miracolo
che S. Rita le aveva promesso, dall'amicizia di persone che
la presero in casa, con il rischio di venir puniti per questo.
Attese, e ognuna di noi che è madre sa gli incubi, le disperazioni
e gli affanni di pensare ai propri figli senza averne alcuna
notizia, se non qualche vaga informazione di
luoghi infami e diaboliche persecuzioni.
Poi seppe che dai lager venivano rimpatriati i superstiti e
si pose, con il cuore che batteva all'impazzata, davanti alla
radio che recitava l'elenco dei vivi. Dovette aspettare parecchio
perché la T è una lettera in fondo al nostro alfabeto e mentre
l'anima andava in frantumi, senti finalmente: TODROS fu ORAZIO,
ma una volta sola e lei, mio Dio, di figli ne aspettava due!
Mi raccontò poi, ormai felice
per la doppia grazia, che in quell'attimo si chiese quale avrebbe
rivisto, cercò dentro di sé una scelta impossibile e credette
di morire. La Croce Rossa, nello
stilare l'elenco aveva creduto a un errore: due Todros fu Orazio
e tutti e due reduci, vivi dall'inferno, non era possibile,
quindi ne mandò in onda uno solo.
Ricordo sua madre come
una grande vittima dei campi di sterminio e ho voluto parlare
di lei, sconosciuta, perché nelle rievocazioni non c'è posto
per chi soffrì aspettando un ritorno o un "non ritorno" tra
tante lacrime, con le mani giunte e l'impossibilità viscerale
di rimettersi alla volontà del Signore, mentre il cuore urla
e la vita purtroppo continua.
Maura Todros
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