Lettere

San Felice del Benaco (Brescia)

Insistete, insistete ancora per non fare dimenticare

Cari amici, come prima cosa vi voglio ringraziare per tutte le riviste "Triangolo rosso " ricevute fino ad oggi. Le leggo, le apprezzo e vi ammiro per la vostra costanza e il vostro coraggio. Io capisco l'importanza di ciò che voi fate. So che state combattendo una dura battaglia: i ricordi e le cose del passato ora sono molto lontani e i giovani non riescono o non vogliono credere che l'Olocausto è realmente avvenuto e nelle dimensioni che voi descrivete. Per mia passione personale ho voluto leggere e documentarmi il più possibile. Ma quando ne parlo con gli altri li sento lontani; dicono che è una cosa passata, irripetibile, mentre io ho paura che ciò che è successo allora si possa ripetere. Trovo che la vostra opera sia esemplare: insistete, insistete più che potete per non far dimenticare. Certi ex nazisti, anche se sembrano dei poveri vecchierelli, si portano nell'animo ancora il Terzo Reich. Nei miei progetti futuri c'è un viaggio in un Lager. Non so quando, ma è una cosa che sento di dover fare in ricordo di chi è morto in quei luoghi. Forse lo farò quando mia figlia sarà cresciuta, per trasmettere il ricordo a un'altra generazione. Allego un piccolo contributo per la stampa del giornale, spero che possa proseguire ancora per 100 anni.

Marco Baccolo (San Felice del Benaco, Brescia)

 

Milano

Come è cambiato da allora il valore della libertà

Mauthausen

Sono trascorsi cinquantuno anni e ancora si parla di pacificazione. Ma basta! Non si cambia la testa della gente. Nel 1943 avevo 18 anni ed ero stato educato e cresciuto dal fascismo. Sono stato fascista per ingenuità ed ignoranza. Scuola, cultura, propaganda, informazione, stile di vita, tutto erafascista, tutto era coinvolgimentofascista. Come potevo non esserlo? Ma poi viene il tempo della maturità, delle cose che si rivelano da sé, e sulle quali la riflessione si impone. Che radici filosofichepoteva avere un regime che siproponeva con gli slogan: "Libro e moschetto, fascista perfetto "; "Credere, Obbedire, Combattere"; "Noi sogniamo l'Italia Romana "; "Molti nemici, molto onore"? Come non potevano aprirsi gli occhi a fronte di proposte che miravano solo alla guerra e alle sue disgrazie? Le cose sono poi andate come il buon senso dice che debbano andare: la guerra perduta, lutti e rovine che, purtroppo, molti non sanno e altri hanno dimenticato. E che dire del dover tacere, della negazione della libertà di critica? Nel 1943 ho scelto la libertà mentre altri hanno continuato ad ubbidire alla logica dell'imporre alpopolo la "non " libertà. Oggi leggo sui muri: "Nord libero " e nessuno si rende conto di poter scrivere così perché "siamo liberi ". Nel 1943, clandestinamente, si andava a scrivere sui muri: "Italia libera " e il rischio era quello di venirefucilati. Da tanta confusione non so se l'uomo ne verrà fuori. A 18 anni ho scelto la libertà perché la vita senza libertà non è vita.

Roberto Camerani, ex Deportato Mauthausen - Milano

Pieve Emanuele (Milano)

Il vostro impegno valido presidio contro l'assopirsi delle coscienze

Cari amici, ho letto con interesse la documentazione da voi inviatami sui Lager nazisti. Questa lettura è stata per me un'occasione di riflessione sulla lezione drammatica, ma anche di inestimabile valore, tramandataci dalla storia sull'abisso in cui l'umanità ha rischiato di sprofondare inseguendo la folle ideologia della supremazia razziale. I vostri documenti parlano direttamente alla coscienza della persona: ogni pagina è stata per me un forte richiamo a non dimenticare. Certo il confrontarsi con eventi tanto atroci è sempre un'esperienza difficile: le pagine riservate al dottor Mengele ed al campo di Mauthausen scuotono l'animo per la loro crudezza ed assurdità; la lettura dei proclami razzisti di Hitler provoca raccapriccio; la constatazione di come le tesi razziste siano state legittimate anche in Italia ferisce oltre che la persona, un'intera civiltà erede di una tradizione millenaria, ma incapace di sottrarsi ad un'avventura tanto vergognosa. Dimenticare appare a molti una soluzione semplice e comoda: allontanare il ricordo permette infatti di non confrontarsi con un passato nel quale si riflettono gli orrori di cui l'uomo è stato capace. Ma dimenticare sarebbe un errore gravissimo; equivarrebbe a rinunciare alla lezione della storia e, sostanzialmente, a spianare la strada per un ritorno della barbarie. E l'errore sarebbe tanto più grave ai giorni nostri, giorni in cui dalla ex Jugoslavia ci giungono notizie di massacri sistematici compiuti durante la guerra in nome della "pulizia etnica" e dalla Germania ricomincia a soffiare un vento xenofobo violento e carico d'odio che molti consensi ha già riscosso in Francia ed in Italia.
Ecco allora che l'attività di testimonianza e di affermazione dei valori di libertà che la vostra associazione svolge in maniera tanto utile ed efficace costituisce un valido presidio contro l'assopirsi delle coscienze e della ragione. Credo fermamente che l'impegno a non dimenticare sia non solo un atto di rispetto e di sincera solidarietà che noi tutti dobbiamo a coloro che del dramma della deportazione furono vittime dirette, ma anche un valore fondamentale su cui fondare il futuro della nostra società. Francesco Penne Pieve Emanuele

 

Nel centenario della nascita un francobollo ricorda Sandro Pertini

Sandro Pertini
Il ministero delle Poste, rispondendo all'appello di tanti cittadini e di tante associazioni della Resistenza ha disposto l'emissione di un francobollo per ricordare il centenario della nascita del presidente Sandro Pertini. Il francobollo (per lettera ordinaria) è stato messo in circolazione lo scorso 25 settembre, e raffigura il "compagno presidente" con la sua inseparabile pipa.
Anche l'Aned si associa al plauso verso il ministro delle Poste Antonio Maccanico per la tempestività con la quale ha accolto il suggerimento di ricordare in questo modo il più popolare dei presidenti della Repubblica. Maccanico, del resto, sia alla Camera che al Quirinale fu tra i più stretti collaboratori dello stesso Pertini.

 

 

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