Con riferimento al processo Priebke il TG 1delle
ore 13 del 29.5.96 richiamava la notizia di atrocità avvenute nel campo
di Bolzano e nominava le SS Titho (capo campo) e Haage, attualmente
residenti in Germania e dei quali sono state mostrate foto attuali.
Successivamente, una trasmissione di Raitre faceva riferimento ad una
iniziativa della Procura militare di Verona. Di qui la mia lettera.
Assieme ai miei familiari sono stato prigioniero a Fossoli (nelle foto
così come si presenta oggi) dai primi di maggio 1944 ai primi di agosto
dello stesso anno, quando è avvenuto lo sgombero totale del campo.
Anche a Fossoli il responsabile SS del campo
era il tenente Titho; vice comandante era l'Oberscharfhtirer Hans Haage.
Mentre Titho era raramente in contatto
con gli internati, Haage era quasi sempre presente agli appelli quotidiani
e si occupava attivamente dell'organizzazione. A proposito di Titho
e Haage ricordo in particolare due episodi.
1.
Era stato catturato un prigioniero che poche ore prima era riuscito
a fuggire dal campo. All'ora dell'appello
serale Haage, dopo aver presentato il fuggiasco ai prigionieri e dichiarato
di voler dare un esempio a tutti, ha iniziato a picchiarlo selvaggiamente
con il frustino, con calci e pugni. Almeno altre tre SS partecipavano
attivamente alla punizione. Il poveretto cadde ripetutamente. Ogni volta
era costretto a rialzar-
si, sanguinante, e le percosse potevano
così continuare e durarono fino a che il prigioniero non poté più rialzarsi.
Alle prime botte le internate iniziarono
a urlare dallo sgomento: Haage le zitti rabbiosamente.
2.
Una sera furono chiamati circa ottanta prigionieri politici. Avevamo
notato che fra essi erano alcuni che venivano ritenuti i più rappresentativi
della lotta antifascista. Venne loro detto che l'indomani mattina sarebbero
partiti per un trasporto. Più o meno
contemporaneamente circa otto-dieci ebrei, facenti parte di una squadra
di lavoro, erano stati avvertiti di tenersi pronti perché sarebbero
stati chiamati
l'indomani mattina di buon'ora. Sia la
squadra di lavoro che i prigionieri destinati al trasporto dovettero
partire molto presto e non ebbi occasione di vederli. Vedemmo partire
i bagagli dei politici, separatamente. Quei bagagli rientrarono la sera.
Questo ci fece dubitare sulla verità della comunicazione di "partenza
per trasporto". Alcune ore dopo, probabilmente
in tarda mattinata, la squadra di lavoro rientrò. Nessuno volle dire
dove erano stati e che cosa avevano fatto. Soltanto quando fummo a Buchenwald
uno dei fratelli Aboaf disse che avevano scavato una fossa nel luogo
dove gli ottanta poi vennero fucilati e successivamente avevano dovuto
coprire i cadaveri. E molto probabile
che la fucilazione sia stata eseguita dalle
SS in forza nel campo. Non mi risulta che la fucilazione fosse stata
eseguita come rappresaglia. Aggiungo che quando il campo fu sgombrato
definitivamente Haage ci disse che fino a quel momento eravamo stati
in villeggiatura e che saremmo stati portati in campi meglio organizzati.
La prassi a Fossoli era che gli ebrei
"puri" sostavano pochi giorni o un giomo soltanto, mentre i "misti",
gli ebrei coniugi di cattolici e i cattolici coniugi di ebrei, sostarono
a Fossoli fino allo sgombero definitivo del campo. lo facevo parte di
quel gruppo. Mi chiedo:
1.
I misti e collegati avrebbero potuto essere trasferiti a Bolzano evitando
i campi di sterininio. Chi prese la decisione di inviarli nei campi
di sterminio?
2.
Nel caso particolare della mia famiglia la situazione era: mia madre
risultava cattolica e ariana, sia pure
con documenti artefatti, mio padre ebreo, mio fratello, mia sorella
ed io, misti. Mia madre dichiarò a Haage
che voleva restare assieme a mio padre. Mia sorella era rimasta ferita
in seguito ad un mitragliamento aereo. Mio fratello ed io eravamo in
grado di lavorare. Noi due fratelli fummo destinati a Buchenwald assieme
ad altri. Haage ci accompagnò fino a
Buchenwald, all'arrivo fece l'appello e ci consegnò alle guardie di
quel campo. Vedemmo a Innsbruck dalle
targhe sui vagoni che i miei erano destinati ad Auschwitz dove morirono
dopo la selezione che seguì immediatamente l'arrivo. Così ci testimoniò
la signora Crovetto, che a Fossoli era l'interprete al servizio di Haage
e che incontrammo a Monaco, dopo la liberazione, mentre eravamo sulla
strada del rientro. Evidentemente Haage,
che curò le designazioni, sapeva bene che cosa sarebbe successo ad Auschwitz.
Gilberto Salmoni
(Genova)
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