Dopo Auschwitz, didattica della deportazione
e dello sterminio, è il titolo della
giornata di riflessione promossa dall'Aned con l'adesione delle associazioni
ebraiche e antifasciste - Anppia, Centro di cultura ebraica della Comunità
ebraica di Roma, Cidi, Irsifar, Unione delle Comunità ebraiche italiane-Centro
bibliografico, con il patrocinio dei Comune di Roma e del Provveditorato
agli studi - che ha avuto luogo a Roma il 23 aprile scorso, presso la
Facoltà valdese di Teologia. E'stato un incontro destinato in modo particolare
al mondo della scuola, e siamo grati per la numerosa e attenta presenza
di insegnanti e studenti e, in primo luogo, per il contributo di elaborazione
intellettuale e spirituale che tutti gli intervenuti ci hanno offerto
e che consideriamo prezioso arricchimento al nostro lavoro di conservazione
e di trasmissione della memoria.
Gli argomenti in programma erano, nell'ordine:
Didattica e memoria dello sterminio:
una riflessione tra etica e religiosità
(con interventi di A. Rossi Doria, D. Garrone, R. Morozzo della Rocca,
D. Meglinagi);
Deportazione e sterminio nell'insegnamento
della storia: conoscenza ed educazione alla responsabilità
(interventi di H. Girardet, F. Tagliacozzo, L.
Cajani e A. Foa);
Costruire la memoria, vivere le emozioni
attraverso il teatro (interventi
di P. Temi, C. Leone, R. Ripamonti, E. Agalbato e il corso teatrale
dell'Ite "Quintino Sella");
Gli audiovisivi: le deportazioni e
lo sterminio, l'immagine per apprendere
(Interventi di C. Pontecorvo, M. Sani, L. Lo Bianco, P. Farina e M.
Procaccia).
Non è possibile qui riassumere tutta la ricchezza
degli interventi che si sono succeduti nel corso della giornata. Si
può solo ricordare con gratitudine l'atmosfera di particolare attenzione
e adesione emotiva della sala, determinata sia dallo spessore delle
relazioni che dalle testimonianze dei sopravvissuti. L'approfondimento
più toccante sulla tragicità e irrimediabilità dell'evento della deportazione
e dello sterminio è stato ricercato e raggiunto nei primi due incontri
della giornata.
E' parsa opinione condivisa la necessità
di continuare a scavare nelle coscienze e nelle rispettive tradizioni
culturali, religiose e simboliche per individuare ciò che, in ognuno
di noi e quindi nelle comunità di appartenenza, conserva i germi di
un possibile ripetersi di intolleranze e lutti che, anche se non si
presentassero con le stesse caratteristiche, non sarebbero per questo
meno tragici. E' emerso anche il ruolo fondamentale dell'insegnamento
della storia non solo come memoria ma come necessità di compiere i necessari
ragionamenti per la comprensione dei fenomeni del passato, in modo da
non lasciare spazio ai sempre rinnovabili e subdoli tentativi di revisionismo
e di minimizzazione degli eventi. Non solo quindi una necessità di "elaborazione
del lutto", ma una non meno necessaria elaborazione del ragionamento
storico come patrimonio di tutta l'umanità.
Per quanto riguarda invece la parola
per narrare, allora - dando ulteriore significato a quanto detto nella
prima parte da David Meglinagi, le parole vanno curate come persone,
perché non diventino pietre" - si è ragionato a lungo sulla possibilità
che il teatro (ma quale teatro?) possa rendersi interprete del dolore
indicibile delle vittime e delle colpe dei carnefici. In realtà, per
ora, si è
convenuto che le parole non ci sono; è necessario trovarle, farle crescere,
saperle pronunciare e farle intendere, cioè scrivere, tentare. O forse
il linguaggio del teatro è morto? Infine, gli audiovisivi. Ahimè! Malgrado
la disponibilità e l'indicazione di un percorso possibile da parte della
professoressa Pontecorvo, il dibattito è stato praticamente accantonato
dalla inevitabile (o no?) invadenza dell'immagine. Immagine intesa non
come strumento in più per imparare a usare con gli occhi, con il cervello
e anche con il cuore, per conoscere meglio e di più, ma piuttosto come
offerta di un prodotto confezionato, anche se con perizia tecnica e
competenza storica.
Per concludere, possiamo infine dire
che la giornata del 23 aprile ha rappresentato per tutti i presenti
un importante spazio possibile per riflettere e ricordare. E di spazi
per raccontare e pensare c'è assoluto bisogno per costruire un futuro
consapevole.
Vera Michelin Salomon
|