Il progetto di un monumento al deportato |
I sassi di Mauthausen a Sesto S. Giovanni a memoria dei Lager |
Definita l'opera su disegno di Ludovico Belgioioso, e identificata l'area, tutto è ormai pronto per ricordare i 318 deportati sestesi finora identificati e i tanti purtroppo ancora senza nome |
Dopo tanti anni che se ne parla, per il monumento alla deportazione dovrebbe essere la volta buona. Non c'è ancora il via ufficiale alla realizzazione ma, insomma, il disegno è ultimato, il luogo è stato individuato e, se non subentreranno difficoltà insormontabili nel finanziamento, i tempi dovrebbero essere maturi. L'idea di un monumento che rendesse omaggio ai deportati sestesi, ai deportati di tutto il mondo nei campi di sterminio nazisti e, insieme a loro, ai perseguitati e agli schiavi di tutti i tempi, è nata ormai molti anni orsono nella sede dell'Aned, l'associazione dei deportati politici di Sesto. Principalmente per un'intuizione di Giacomo Bertazzoni (figlio di un deportato morto nei campi), che purtroppo non potrà vedere la realizzazione della sua idea, in quanto è scomparso improvvisamente lo scorso anno. Da quell'idea iniziò un lungo lavorio. In primo luogo per convincere il Comune e per trovare il luogo adatto. Poi per trovare il progettista, individuato non a caso nel prestigioso Studio Belgioioso. Uno studio famosissimo. E se molti sanno che è anche all'architetto Ludovico di Belgioioso che si deve la celebre Torre Velasca che campeggia nel cielo di Milano fianco a fianco del Duomo, pochi conoscono invece la storia extra professionale di quest'uomo, che in gioventù fu deportato nel campo di Mauthausen. Belgioioso, in collaborazione col figlio Alberico, ha realizzato un'opera di grande effetto scenico ed emotivo che ha il suo centro in una grande stele verticale, alta più di sei metri, realizzata in acciaio. Questa stele rappresenta un uomo stilizzato che in cima allarga e alza le braccia. Nel luogo della testa sono depositati tanti sassi, che hanno una storia particolare. Si tratta infatti dei sassi, quasi un metro cubo, che la sezione di Sesto dell'Aned ha raccolto dalla scala della morte di Mauthausen nel corso dei tanti pellegrinaggi realizzati in questi anni. Alla base della stele altri sassi squadrati con incastonate sei urne, contenenti la terra proveniente da sei campi di sterminio di Mauthausen, Gusen Hartheim ed Ebensee, perché sono quelli nei quali ha trovato la morte la maggioranza dei deportati sestesi; Dachau e Auschwtiz, perché si tratta, in un caso del più antico, nell'altro del più emblematico tra tutti i lager. Sulla base è incisa una scritta: "I cittadini di Sesto San Giovanni, alle donne, agli uomini, ai giovani, a tutti i lavoratori di ogni paese deportati nei campi di sterminio nazisti che dicono al mondo tutto il dolore ed il sacrificio da cui è nata la libertà". Dalla base della stele si diparte una linea a spirale delimitata da 22 masselli in cemento che recheranno incisi i nomi di tutti i 318 (tanti ne sono stati censiti sino ad oggi) deportati sestesi. E in un ultimo massello, dopo il nome dell'ultimo deportato, una scritta dirà: "e a tutti coloro di cui non è rimasta traccia". E il luogo scelto? Il Parco Nord, che ha donato il terreno, sulla montagnetta che dà in faccia alla caserma del campo volo di Bresso. A.M. |
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