La testimonianza del figlio di un ex deportato

I resistenti tedeschi antinazisti insieme ai deportati italiani: la lezione di Flossenburg

Per la seconda volta ho avuto modo quest'anno di compiere un viaggio a Flossenburg e poter visitare il campo di sterminio (o perlomeno quello che vi è rimasto). L'occasione è stata data da un evento ufficiale: la posa di una lapide che ricorda il sacrificio di 3.431 italiani uccisi in questo campo di sterminio. Sconosciuto alla maggior parte del pubblico italiano, non gode certamente della triste fama di campi come Mauthausen, Auschwitz, Terezin ed altri ancora, ma tuttavia ha alle spalle una storia che meriterebbe di essere scritta. In questo campo morirono personaggi famosi della Resistenza tedesca quali l'ammiraglio Canaris, il pastore e teologo protestante Bonhoeffer ed altri che parteciparono al fallito attentato ad Hitler; vi morirono Ettore Archinti, primo sindaco socialista di Lodi e fervente antifascista, il fratello del presidente Pertini ed altri ancora a noi sconosciuti. La delegazione italiana era composta da tre sopravvissuti del Lager di Flossenburg (Gianfranco Mariconti, Otello Morari e Sergio Peletta), da Miuccia Gigante, segretario nazionale dell'Aned e da familiari, parenti ed amici. La sosta a Flossenburg si è inserita in una settimana intensa che ha visto partecipare la delegazione alla commovente cerimonia di Mauthausen in occasione dell'anniversano della liberazione e, successivamente, alla visita del ghetto ebraico e del campo di concentramento di Terezin. Posare la lapide è stato un segno tangibile della volontà di ricordare la morte di molti italiani a Flossenburg, un modo per mantenere viva la memoria di ciò che accadde 50 anni or sono in Europa, una piccola forma per alimentare la promessa fatta al termine della seconda guerra affinchè tutto ciò non accadesse più. Abbiamo avuto modo di apprezzare la disponibilità e la gentilezza degli abitanti di Flossenburg, ma soprattutto del sindaco e del pastore protestante di Flossenburg. Nel discorso ufficiale pronunciato dal sindaco si è potuto notare la chiara volontà di mantenere viva la memoria di quanto è accaduto durante il regime nazista e nello stesso tempo un'ammissione pacata e sincera delle responsabilità del popolo tedesco per ciò che avvenne durante lo stenninio nazista. Proprio Flossenburg sta a dimostrare che non è possibile generalizzare i giudizi su eventi della storia: la morte di Bonhoeffer, di Canaris ed altri sono un segno della resistenza tedesca al regime nazifascista. Grazie alla disponibilità e alla gentilezza del pastore di Flossenburg abbiamo avuto modo di conoscere in maniera più approfondita la figura di Bonhoeffer, teologo protestante martire della follia nazista. E' stato interessante sentir raccontare coloro che sono sopravvissuti, le diversità delle loro storie, le cause delle loro deportazioni, ma soprattutto è stato veramente costruttivo ricordare la comune passione di tanti uomini di culture diverse accomunati nella lotta per quella libertà totalmente stroncata dal regime nazifascista. Ogni anno si organizzano nei più famosi e conosciuti campi di sterminio delle commemorazioni in occasione degli anniversari della liberazione: auspico che ciò avvenga anche per Flossenburg e per tanti altri campi poco conosciuti; penso che sia giusto e doveroso nei confronti di coloro che vi sono morti ricostruire minuziosamente la storia triste di ogni singolo campo per poter avere una visione obiettiva e globale di quella che fu la logica perversa pensata dal regime nazista. Solo ricostruendo la storia dei "sommersi" (per usare un'espressione di Levi) le nuove generazioni potranno mantenere viva la memoria storica e prendere sempre più coscienza delle cause scatenanti e della terribile logica e della tremenda portata dell'Olocausto avvenuto nel cuore dell'Europa. Ritengo che non vi sia modo migliore che studiare approfonditamente la "piccola storia" per poter ricostruire la "grande storia" e far si che le nuove generazioni traggano insegnamenti da ciò che avvenne. Ciò che è accaduto può ancora accadere (la ex-Jugoslavia ne è una prova lampante): penso che questo sia un assioma fondamentale da cui partire per mantenere viva la memoria storica. Vorrei concludere proprio con le parole di Bonhoeffer: "Compito della nostra generazione non sarà cercare cose grandi, ma salvare e preservare la nostra anima dal caos e vedere in essa l'unica cosa che possiamo trarre come bottino dalla casa in fiamme. Noi vogliamo preservare a voi giovani, alla nuova generazione, l'anima con la cui forza voi dovete progettare, costruire e plasmare una vita nuova e migliore. Abbiamo imparato un po' troppo tardi che l'origine dell'azione non è il pensiero, ma la disponibilità alla responsabilità".

Ivano Mariconti (figlio di un deportato di Flossenburg