Noa Ben Artzi - Pelossof - Il dolore e la
speranza Rizzoli - L. 24.000
Noa è la nipote di Yitzhak Rabin, quella ragazzina che commosse
il mondo, quando prese la parola durante il rito funebre per il nonno
e, scusandosi con i potenti presenti, non parḷ di pace. Parḷ del nonno.
Le sue parole fecero il giro del mondo e il mondo si commosse di fronte
al suo pianto dirotto. Noa è israeliana, cioè a dire che,
come tutte le ragazze di oggi va in discoteca ma le tocca confrontarsi
con i coetanei educati nelle scuole ortodosse, che sogna la pace ma
deve ogni giorno misurarsi con gli estremismi ebrei, con i terroristi
islamici e con i loro attacchi suicidi, che con il nonno va ad una sfilata
di moda e pochi giorni dopo lo deve piangere vittima di un assassino
che cita la Torah, indicando in questa la ragione divina del suo atto
tanto tragico.
Vi è un passo del libro di Noa fondamentale per la comprensione
dei giovani di Israele e per quella dei Paese stesso: "Posso essere
parte di un popolo antico di quattromila anni, ma personalmente ne ho
diciotto, e non voglio tornare alle origini... Non credo che sia indispensabile
praticare una religione per averne una... Alcuni si dimenticano che
ebrei e musulmani hanno lo stesso Dio. Noi lo chiamiamo Elohim, loro
Allah... Ma se sono così tante le cose che abbiamo in comune,
perché non possiamo vivere insieme? "... "Dobbiamo salvaguardare
la nostra democrazia". Ed ancora (pag. 107) la difficoltà ad
accettare e al tempo stesso a spiegare in modo univoco il massacro di
Hebron.
Poi il tremendo, chiarissimo giudizio sugli assassini del nonno: "(Yigal)...
frequentava una scuola religiosa, e fin dalla più tenera età
è stato trascinato in un mondo governato da rabbini estremisti
e opinionisti fanatici. Il loro costante incitamento alla violenza mi
ricordava i metodi usati dai nazisti e dai fascisti per arrivare al
potere. Era l'odio ad unirli. Tutti insieme hanno caricato l'arma che
ha ucciso; Yigal Amir, l'assassino, è soltanto colui che ha premuto
il grilletto ". Non vi sembra di vedere Israele ben diverso da quanto
giornalisti ignoranti quanto non interessati vanno rappresentando?
Noa, la diciottenne che per il conseguimento del diploma si è
fatta inserire un anello nell'ombelico, come tante ragazze di altre
parti del mondo è anche la ragazza che scrive: "Per come la vedo
io, Israele è un corpo diviso, sano da un lato, divorato dal
cancro dall'altro. Il cancro è l'estrema destra. Il cancro che
sta cercando di uccidere Israele... credo che solo l'istruzione potrà
colmare l'abisso che divide i religiosi estremisti dal resto di noi.
La tolleranza dev'essere insegnata nelle scuole... gli estremisti ammetteranno
che gran parte dei giovani vogliono solo vivere in pace, e che è
il loro fanatismo a impedirci di conoscere questa felicità".
Noa è anche la ragazza che va in Polonia con il nonno, che percorre
le vie della Shoah, dalla Umschlagplatz di Varsavia a Birkenau, l'ebrea
israeliana che varca sui passi degli sterminati il cancello di ferro
sormontato dalla scritta Arbeit mach frei, che afferra le dimensioni
della tragedia davanti ad una bacheca piena di scarpe: "per ciascun
paio di scarpe, un paio di piedi; per ciascun paio di piedi, un corpo;
per ciascun corpo, un'anima".
Poi l'incontro con Samuel Gogol, il suonatore di armonica e il suo terrificante
racconto. E la scoperta che a cinquant'anni di distanza gli uccelli
non cantano ancora ad Auschwitz! Non ci sono uccelli ad Auschwitz, la
natura vi è ancora bandita. Questo e molto altro è il
libro di Noa: il ricordo del nonno e la rivendicazione dell'orgoglio
israeliano nonché, al tempo stesso, la più decisa, forte
dichiarazione della volontà di coronare il sogno di pace. Contro
chiunque e da qualunque parte lo vorrà ostacolare. Una testimonianza
di rara intensità, un atto d'amore per un uomo al quale tutti
noi, ebrei e non, dobbiamo con Noa dire nel salutarlo: "Sia benedetto
il suo ricordo".
A.P.
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