L'appello ai ragazzi: "Siate protagonisti,
ma tenete sempre nel cuore la tolleranza e il rispetto verso gli altri"
Auschwitz, 8 maggio 1996 t difficile in questa
occasione trovare parole nuove, che non risultino pervase dalla falsità
della retorica e che spieghino il senso della nostra presenza qui.
Per molti è una risposta, a volte carica di immensi sacrifici
psicologici e sentimentali, ad un ricordo, ad una memoria. Ad un ricordo
dei propri cari, così brutalmente strappati agli affetti familiari,
ad un ricordo di esperienze terribili che hanno segnato anche nei superstiti
inesorabilmente ed indelebilmente tutto il destino di una vita.
Ma la memoria non può essere unfatto singolo, privato; deve diventarepatrimonio
collettivo, non solo nella speranza, o forse più cinicamente,
nell'illusione, che certefollie non abbiano più a ripetersi,
ma nel bisogno che tutto ciò entri nei nostri animi per esserci da guida
e da insegnamento sia per i nostri comportamenti quotidiani, sia nelle
nostre scelte più impegnative.
Da questo nostro pellegrinaggio nei luoghi dello sterminio dobbiamo
cogliere quel messaggio forte che la storia, attraverso i nostri martiri
ci ha mandato.
La non accettazione delle diversità, il non rispetto delle coscienze
altrui, la mancanza della consapevolezza che la dignità di essere
uomini deve passare attraverso la negazione di quei comportamenti che
con tale dignità non hanno nulla a che spartire possono innescare
spirali drammatiche.
I Lager purtroppo non sono finiti con Mauthausen, Gusen, Dachau; non
abbiamo imparato la lezione e la bestia ha avuto il sopravvento in Bosnia,
come in Ruwanda, tra i desaparecidos dell'America latina come nell'eterno
conflitto che vede i vari integralisimimpedire una pace tra i popoli
arabo e israeliano.
Eppure difronte al cimitero ebraico di Praga ci siamo sentiti ebrei
e non essendo né migliori né peggiori di altre migliaia
di uomini e donne abbiamo sentito ilpeso della perdita di cose importanti,
come l'esistenza di una comunità e di una cultura che ha caratterizzato
per secoli molte città del centro Europa.
Ma questo è solo un piccolo aspetto di questo pellegrinaggio
così intenso e così ricco di emozioni.
In molte occasioni-sentendo i ricordi degli internati e dei loro figli,
o le registrazioni dei ricordi delle vedove, ci si è formato
un groppo in gola e gli occhi si sono inumiditi.
Gusen e il castello di Hartheim, così come Auschwitz non sono
solo i posti della curiosità, del ricordo o dove lasciare una
simbolica corona di alloro. Sono i luoghi in cui cresce la nostra coscienza,
dove si rafforza il nostro senso etnico, dove si può ritrovare la fede,
dove sipossono scoprire i valori profondi che danno senso alla nostra
esistenza. Abbiamo anche partecipato ad una manifestazione ricca di
emozioni e che ci ha dato il senso di una appartenenza ad un qualcosa
di grande, come se tutti i popoli del mondo fossero con noi presenti
a Mauthausen, non solo per tenere vivo il ricordo, ma per stringere
nuovi patti di alleanza tra uomini liberi.
Sono convinto che l'accrescimento personale che ognuno di noi porterà
a casa alla fine di questi giorni sarà grandissimo; un augurio
che lo sia soprattutto per voi ragazzi, cui abbiamo chiesto difarsi
carico di questa memoria, fiduciosi che la scelta della conoscenza e
del confronto siano sempre quelle più giuste, consci che la speranza
che intravediamo in voi è la stessa che animava i nostrifratelli
annientati dalla follia nazista,
E allora raccogliete quell'invito che più volte è stato
rivolto, ma che saliva silenzioso anche dalle migliaia di lapidi che
abbiamo avuto occasione di vedere: siate protagonisti.
Siate protagonisti, ma tenete sempre nel cuore e nei vostri comportamenti
la tolleranza, il rispetto altrui e soprattutto il rispetto per la vita,
quella degli altri e quella vostra.
Siete il futuro, siete la speranza, che i nostri morti possano essere
fieri di voi.
Stefano Rijoff Sindaco di
Muggiò (Mi)
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