Soddisfazione dei Comitato internazionale
del campo per la definizione del caso. A settembre riunione in Francia
per dare vita a una Fondazione. Hanno un nome 300 deportati morti nel
Lager dopo la liberazione
Nella lungamente dibattuta "questione" di Buchenwald
gli ex deportati antinazisti hanno finalmente segnato un buon punto
di vantaggio, avendo ottenuto la separazione tra loro e gli internati
nazisti nel Lager 2.
La "questione", era sorta nel 1990, dopo la caduta del muro di Berlino,
quando era stata scoperta nelle vicinanze del Lager nazista una fossa
contenente 7.000 cadaveri.
Per capire bene la vicenda bisogna risalire al 1945, alla conferenza
di Potsdam tra i 4 vincitori della guerra. Un articolo dell'accordo
allora concluso autorizzava ciascuna delle potenze occupanti la Germania
di trarre in arresto, nella propria zona, i nazisti che avevano commesso
crimini durante la guerra o, quanto meno, ne erano sospettati.
I sovietici arrestarono così 28.000 persone che internarono nell'ex
campo di concentramento di Buchenwald, ormai vuoto, essendo i detenuti
antinazisti tornati liberi nelle loro patrie. Nell'attesa dei procedimenti
giudiziari contro gli internati nazisti in quello che fu chiamato lo
Speziallager n. 2, periodo che si protrasse molto alungo, fino al 1950,circa7.000
morirono di stenti, di malattie, di fame.
Finché rimase in vita la Repubblica Democratica Tedesca, sul
Lager 2 fu steso un fitto velo di silenzio. Quando si cominciò a parlarne,
si sparse largamente la convinzione che vi fossero stati internati civili
tedeschi, giovani e donne incolpevoli, e tale convinzione fu accanitamente
sostenuta da un "Gruppo d'iniziativa Buchenwald 1945-1950", che organizzò
anche pellegrinaggi e manifestazioni, sostenendo che a Buchenwald vi
era stata una unica grande tragedia, dal 1937 - anno di fondazione del
Lager nazista - fino al 1950, e che tutti quelli che ivi erano morti
erano stati vittime di una unica violenza, prima nazìsta e poi
staliniana. Tutte le vittime dovevano essere ugualmente onorate, con
un unico sacrario. Ma poi, in seguito ad indagini effettuate, si apprese
che solo il cinque per cento degli internati erano donne o giovani colpevoli
solo di aver fatto parte della Gioventù Hitleriana. Gli altri
erano persone che avevano superato i 40 anni ed avevano fatto parte
di varie organizzazioni naziste. I progetti del Gruppo di iniziativa
furono rivisti, in seguito alla energica azione intrapresa dal Comitato
internazionale Buchenwald - Dora, che rappresenta i morti e i sopravvissuti
del Lager nazista, sostenuto dalle associazioni di ex deportati di 23
paesi, Germania inclusa, dove la polemica è stata particolarmente
vivace. Così la tesi dell'"unica violenza" si manifestò
insostenibile e lo stesso presidente della Fondazione Buchenwald -Dora
e direttore del Memoriale, il tedesco dott. Knigge, prese la decisione
di separare nettamente il Lager nazista dallo Speziallager n. 2.
I morti di quest'ultimo avranno il loro cimitero degnamente sistemato,
com'è giusto che sia, ma non monumenti, bensì un Centro
di documentazione sulla loro vicenda. Ma sul piano politico e storico,
ci sarà netta separazione. Questa decisione è valsa al
direttore del Memoriale una valanga di critiche e anche insulti dagli
aderenti al Gruppo di iniziativa e di parte della stampa tedesca.
Il Comitato Buchenwald - Dora, riunitosi per ricordare la liberazione
del Lager nazista, avvenuta l'11 aprile 1945, ha preso atto con soddisfazione
dell'avvenuta separazione. Ha tuttavia rilevato che la questione non
è ancora chiusa. Si tratta infatti di conoscere come sarà
sistemato il Centro di documentazione.
Si tratta di evitare che esso diventi un posto di attrazione per provocazioni
neonaziste. Perciò il Comitato ha approvato la posizione dell'Associazione
degli ex deportati tedeschi antinazisti che si riservano di dire la
loro parola sul contenuto del Centro, che è in via di sistemazione.
Il dott. Knigge, che significativamente ha voluto partecipare alla riunione
del Comitato, ha comunque affermato che il Centro sarà solo un
luogo di documentazione, che non darà pretesti per una agitazione
neonazista.
Ha anche dato notizia che nel 1995 ci sono stati 300.000 visitatori
provenienti da 54 paesi, a Buchenwald.
Il Comitato ha anche sollevato il problema del suo futuro, in dipendenza
dell'inevitabile e progrediente decadimento "fisiologico" dei suoi membri.
Se ne occuperà una apposita riunione del Comitato, nel settembre
prossimo in Francia, ma fin d'ora si profila l'opportunità di
creare una Fondazione che ne raccolga l'eredità culturale e storica,
per tramandarla alle future generazioni, in modo che le tremende vicende
della deportazione non cadano mai nell'oblio e restino seriamente documentate.
Su questa via si sono già poste le Associazioni degli ex deportati
in Belgio e in Francia, dove la Fondazione dovrebbe essere presieduta
dallo stesso presidente della Repubblica.
Tutto ciò interessa da vicino anche l'Aned, che da tempo ha aperto una
prospettiva del gneere, anche se con non poche difficoltà.
Il Comitato ha anche approvato una mozione che condanna severamente
la provocazione nazista ad Auschwitz e chiede al governo polacco di
mettere le bande fasciste nell'impossibilità di nuocere. Ha partecipato
pure alla cerimonia per la sistemazione dignitosa degli oltre 300 deportati
a Buchenwald che ebbero la sorte di morire dopo la liberazione, a causa
delle loro gravissime condizioni fisiche, malgrado le cure prestate.
E stata anche, finalmente, dopo 50 anni, redatta esattamente la lista
dei loro nomi. Ci sono anche 13 italiani: Goffredo Cantone, Vladimiro
Bastiancich, Lazzaro Scandi, Ernesto Scorri, Federico De Caneva, Augusto
Fantini, Piero Bodo, Apollinare Fabbro, Giuseppe Candiolo, Pietro Favaretto,
Raimondo Tassotti, Pietro Bursich, Luigi Vernoia.
Ferdi Zidar
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