MICROMODULI
Proposte dl studio mirate e monografiche, da affiancare alla scelta di uno dei moduli proposti, o da sviluppare autonomamente per mcontri più brevi, flessibili e focalizzati.

La guerra civile e la memoria delle stragi.
Partendo dal presupposto che gli anni ‘43-’45 restino cruciali per la formazione dell’identità italiana, proponiamo un approfondimento sul tema delle stragi perpetuate dai nazisti sulla popolazione civile italiana (ad esempio Marzabotto, Guardistallo, 5. Anna di Stazzema...) e sulla memoria di queste conservata dai sopravvissuti, con l’intento di problematizzare, attraverso una lettura critica degli eventi e delle posizioni, l’immagine ormai forse troppo statica della resistenza; cercando inoltre di mettere a fuoco il dissidio drammatico fra l’istinto alla sopravvivenza e alla salvaguardia della propria vita quotidiana da un lato e la coscienza della propria responsabilità civile e politica di fronte agli eventi dall’altro.

Un nuovo paradigma del lavoro?
L’orizzonte lavorativo attuale ci pone di fronte a forti trasformazioni reali e percettive: è chiaro che siamo ormai definitivamente usciti dall’ideale fordista del posto di lavoro fisso, garanzia di stabilità, sicurezza e contemporaneamente spazio di realizzazione personale, categoria strutturale di un particolare modello sociale. Diviene allora fondamentale l’analisi di ciò che è cambiato e dei nuovi elementi distintivi (disoccupazione strutturale, flessibilità, crisi...) per tentare di delineare, se non nella realtà almeno nell’immaginario, quale sia il modello e il significato del lavoro oggi, e che tipo di conseguenze abbia sugli altri parametri sociali e culturali.


Sboah: la memoria dell’Olocausto nel XX Secolo.
L’olocausto resta un tema di forte attualità e terreno di continue battaglie interpretative. Eppure, anche se la sua lettura più superficiale è ormai parte del senso comune, spesso non ci soffermiamo su un’analisi più accurata, trattenuti da un rispetto ossequioso, che è forse paura.
Per la cultura occidentale l’olocausto è il paradigma dell’atrocità, il limite estremo, fulcro e immagine degli eventi più degenerativi del XX secolo, ma anche spettro della mancanza di responsabilità individuale. Riteniamo quindi importante proporre una serie di lezioni che si soffermino sul tema; l’analisi può essere affrontata da più punti di vista e con tagli diversi (da lezioni introduttive e manualistiche, agli approfondimenti morali, etici e politici, con parti-colare attenzione al caso italiano).


L’uso pubblico della Storia.
L’utilizzo a imi pubblici e ufficiali della storia non è un fenomeno del nostro secolo: si può dire che esso sia nato con la storia stessa. Nondimeno, gli eventi tumultuosi del ‘900, e la tensione ideologica ad essi connaturati, hanno fatto registrare una indubbia intensificazione di questo aspetto affatto particolare e problematico della storiografia, quasi un’ipertrofia.
I recenti avvenimenti, soprattutto dopo il 1989, permettono oggi di guardare all’uso pubblico della storia, per analizzare in tutte le sue implicazioni questo fenomeno a cui sembra essere particolarmente suscettibile la contemporaneità. Tale micromodulo si propone esattamente questo, ovvero di fornire gli adeguati strumenti conoscitivi per saper riconoscere la storia delle legitti-mazioni forzate da quella degli eventi, all’incrocio insomma tra storiografia, filosofia e scienze sociali, tra esigenze pubbliche e istituzionali e rigore storico-scientifico. Il tutto attraverso esempi tipici di uso pubblico della storia e della loro divulgazione attraverso i mezzi che lo producono e lo diffondono, in par-ticolare i mass-media.



Il Sessantotto: democrazia e disordine.
Nell’interpretazione di Tarrow il “ciclo di protesta” del ‘68 rappresentò per l’Italia un forte momento di consolidamento delle istituzioni democratiche, con le sue istanze di partecipazione e di autonomia della società civile, al punto da salvare la democrazia stessa dagli attacchi del terrorismo di destra e di sinistra. La connotazione del ciclo è sicuramente di natura politica, con una forte richi-esta di riforme, a partire da quelle economiche e poi dell’istruzione. Occorre pertanto analizzare i vari attori sociali intervenuti (operai, studenti, impiegati e nuova classe media, nuovi movimenti sociali).
Vedremo come i principali storici dell’Italia repubblicana hanno interpretato il Sessantotto (Revelli, Lanaro, Ginsborg, Lepre, Ortoleva). Ne trarremo un quadro utile per capire le questioni ancora aperte delle riforme istituzionali, delle nuove esigenze sociali, del rafforzamento dell’istituto democratico negli anni ‘90.


Il Novecento e la guerra.
La guerra nel nostro secolo si manifesta con caratteristiche nuove rispetto ai conflitti precedenti. La sua peculiarità consiste in diversi aspetti: noi ci proponiamo di illustrarla affrontando l’aspetto organizzativo e quello della rappresentazione del fenomeno bellico nella mentalità collettiva. Il nostro scopo è quello di proporre una visione del nostro secolo secondo una chiave interpre-tativa che è quella del paradigma del dominio: ovvero vedere come nel nostro secolo l’ottica della predominanza di un modello sull’altro sia prevalsa (in questo senso la guerra si presenta come la più chiara manifestazione del para-digma del dominio). In questo modo intendiamo chiarire che la lettura storiografica non è univoca, ma può partire da diversi punti di vista. Infatti riteniamo che questo sia un presupposto fondamentale per fornire gli strumenti adeguati atti alla compren-sione della complessità del nostro secolo.

I totalitarismi: oltre Fascismo, Nazismo e Comunismo.
Il concetto di totalitarismo è molto discusso, soprattutto in riferimento alla sua capacità di raccogliere al suo interno esperienze dittatoriali a prima vista molto diverse, quali Fascismo, Nazismo e Comunismo.Al di là delle disquisizioni accademiche, a volte troppo sterili, questa lezione si pone come obbiettivo il tenta-tivo di andare oltre i tre esempi di dittature sopra citati: di mostrare agli stu-denti l’esistenza in altre parti del mondo (in alcuni casi anche molto vicine all’Italia), di forme dittatoriali “taciute” dalla maggior parte della storiografia internazionale, tutta impegnata, con intenti peraltro lodevoli, ad analizzare le tre forme classiche di totalitarismo cui sopra si è fatto riferimento. Si tratta di esperienze politiche e sociali che non sono terminate nel 1945 o che addirittura si sono sviluppate in anni molto vicini: proprio per questo motivo ci è parso corretto presentare una serie di incontri su questi temi, per non commettere l’errore di “colui che, guardando la luna, cadde nel pozzo”.

La Storia delle donne: una questione di confine.
In una prima fase, la storiografia femminista, in polemica con quella domi-nante, ha lavorato per rendere visibile la presenza delle donne nella storia. -Tuttavia, per la sua stessa impostazione, essa rischia di configurare una storia “separata”, un supplemento che semplicemente completa o arricchisce le storie politiche o sociali convenzionali, senza rimetterle in discussione. Lo spostamento di attenzione sulla parte femminile non consiste infatti nel solo mutamento dell’oggetto di indagine (la donna invece dell’uomo, il pri-vato invece del pubblico, la vita quotidiana al posto di quella pubblica). Rimettere in discussione la marginalità delle donne ed evidenziare il carattere sociale della subordinazione femminile contribuisce a modificare il nostro stesso concetto di storia e a comprendere come ogni ricostruzione del pas-sato sia un aspetto del modo complesso in cui le forme storiche prese dal potere vengono rappresentate e giustificate. Quello che proponiamo ai docenti, è un percorso che problematicizzi l’ap prendimento storico: capire cosa passa alla storia e perché, cosa viene percepito e tramandato come mutamento e cosa no. Riteniamo che una panoramica dei diversi approcci metodologici alla storia delle donne possa contribuire alla formazione ed allo sviluppo della capacità critica degli studenti tutti e, in particolare, supportare le studentesse nella for-mazione di un’identità femminile più salda.

Globalizzazione: al di là del mito.
Questa lezione intende analizzare il complesso fenomeno della globaliz-zazione attraverso le varie componenti - economica, culturale e politica - evi-tando le letture che non rendono conto delle contraddizioni e dei paradossi insiti nel processo. È in atto una globalizzazione? È inevitabile? È auspicabile? Quali sono i suoi limiti? Come possiamo gestirla? Il tentativo di questo percorso didattico sarà quello di fornire le coordinate interpretative per una lettura complessa delle tendenze in atto, senza la velleità di dare risposte definitive, ma mantenendo l’interpretazione del presente in un ambito dinamico.

Scienza e Coscienza.
Nel corso del ‘900 la scienza ha avuto enormi implicazioni sulla società ed ha influenzato alcune delle scelte politiche ed economiche dei paesi più sviluppati. Oggi il progresso tecnologico è entrato a far parte della nostra vita quotidiana, ponendoci spesso di fronte ad interrogativi di carattere etico -e sociologico. I dibattiti sulla genetica, sulle biotecnologie e sulla scelta delle fonti ener-getiche vengono riproposti nelle loro linee salienti, anche attraverso la legislazione già esistente e quella ancora in discussione. Lo scopo del corso non sarà quello di fornire risposte, ma piuttosto di stimolare la riflessione e la formulazione di nuove domande.
I canali di informazione tradizionali sono spesso carenti per ciò che concerne temi di questo tipo. I ragazzi, divisi in gruppi, lavoreranno su internet per raccogliere materiale sui diversi temi e opinioni in merito agli argomenti in discussione; i risultati di queste ricerche saranno poi da loro presentati alla classe.