Dal 1918, aggiudicatasi una commessa per la fabbricazione di 600 biplani Caproni da bombardamento, la Breda si apre anche al settore aeronautico e in località Torretta, a cavallo tra Cinisello e Bresso, acquisisce un’area di un milione e mezzo di metri quadrati (in parte espropriati a suo favore dall’autorità militare) sui quali avvia la costruzione di vasti hangar e officine aeronautiche.
Nello stesso periodo, a Porto Marghera, inizia anche la costruzione di un cantiere navale, la cui attività tuttavia decollerà negli anni Trenta.
Alla fine del 1918 il complesso Breda si estende su quasi due milioni e mezzo di mq. Negli impianti di Sesto San Giovanni e Niguarda, diventati il cuore dell’azienda, la manodopera ha raggiunto punte di 7-8.000 unità e in tre anni si sono prodotti sei milioni di proiettili di artiglieria di calibro vario, 100.000 bombe, 600 siluri, 200 carri ferroviari, oltre agli aerei e buona parte dei mortai e degli obici impiegati nel conflitto.
Preceduta solo dall’Ilva, dall’Ansaldo e dalla Fiat, la Breda entra nell'olimpo dei grandi gruppi industriali italiani.