E' da guardare con estremo interesse la mostra "I sentieri della
memoria", realizzata da un gruppo di insegnanti (Francesca Midolo,
Anna Storelli, Claudio Zoccola) e dagli allievi di diverse classi dell'Istituto
per grafici "Albe Steiner" di Torino, inaugurata il 28 maggio
scorso e che sarà aperta al pubblico fino al mese di novembre.
E' da guardare con estremo interesse perché non vuole configurarsi
come un percorso storico tradizionale, costruito per pannelli e didascalie,
bensì come insieme di lavori grafici nati dalle esperienze individuali
degli studenti che hanno partecipato, nel corso dell'anno, a due viaggi
d'istruzione (Buchenwald e Dora, Dachau) sotto la guida degli ex deportati
Pio Bigo e Albino Moret.
Sono lavori indubbiamente, di qualità diversa: spesso domina
la retorica dell'idea o del tratto, ma a volte emergono intuizioni che
colpiscono per originalità ed intelligenza.
Guardandoli, non si può che essere d'accordo con quello che sostengono
i loro insegnanti: "Chiedere ai nostri ragazzi una comprensione
storica corretta del passato, una coerenza filologica nell'affrontare
argomenti così seri senza ingenuità, senza contaminazioni,
e farlo dall'alto delle nostre contraddizioni, delle nostre difficoltà
ad essere per loro chiari punti di riferimento, può essere pericoloso.
Molto meglio, allora, condividere la loro onestissima voglia di pace
e di verità, e star loro vicino, molto vicino. Magari per imparare".
-E' si potrebbe dire- una dichiarazione di didattica che rimane al di
qua dei risultati, perché una lettura attenta di questa mostra
non mette in luce errori filologici particolari. Al contrario, fa capire
che il senso, il nucleo della "lezione" e della testimonianza
si è depositato ad un giusto livello.
Certo, è possibile andare oltre, ma il punto di partenza è
senza dubbio confortante ed invita a riflettere sulla complessità
e sulla pluralità delle forme della comunicazione per quanto
riguarda la storia della deportazione politica e razziale.
Bruno Maida
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