Le emozioni di uno studente

Sono passati più di 50 anni ma il ricordo non si spegne

È difficile esprimere quanto ho provato: l'incedere lento e silenzioso sulla ghiaia di Dachau, ricordando chi lì cadde e non si rialzò più; il silenzio angosciante all'interno delle camere a gas dove parevano ancora riecheggiare le grida disperate di chi veniva ucciso; la muta mestizia nel cortile dell'appello del campo di Mauthausen contrapposta alle grida dei kapò, ai latrati dei cani agli spari delle SS; il canto del Salmo XXIII "Il Signore è mio pastore" di fronte ai forni crematori di Dachau a contrastare quel fuoco silenzioso che arse migliaia di innocenti; la discesa per la "scala della morte" pregando per le anime da lì salite al Cielo; la rabbia impotente davanti alle foto viste nei musei all'interno dei campi da cui trasparivano tante stanchezze e un velo di rassegnazione; la visita al forno crematorio di Gusen per non dimenticare quanto sono forti, ma pericolose, la voglia e la tentazione di dimenticare...
Ma ancora oggi, a più di cinquant'anni di distanza, rassegnati a quanto di ineluttabile è accaduto, non si deve spegnere nè il ricordo, nè il rispetto per chi, nel secondo conflitto mondiale, per mere ragioni razziali o perché non disposto a mercanteggiare i propri ideali, divenne vittima innocente di una follia, fino al sacrificio estremo della vita.
È a loro che va il nostro grazie, propugnarono il rispetto della persona contro la xenofobia, la dignità umana contro la degradazione bestiale, la libertà contro la repressione, la democrazia contro il totalitarismo, la pace contro la guerra, la cultura della vita contro l'ideologia della morte.

Massimo Frigo
V -I.T.C.S. "L.e V. Pasini" Schio