Il giudizio del Ministro per i Beni culturali

Walter Veltroni: un popolo dimentica se le generazioni non comunicano tra loro

 

Il recente convegno di Verona, restituendo voce agli ex deportati ha contribuito a ridare loro un'identità perduta.

Le parole del ragazzo di Terezin, all'inizio del libro che raccoglie gli atti del convegno internazionale su "I Lager.
Il ritorno della memoria", descrivono molto efficacemente la persistenza del ricordo delle vicende vissute e subite nei campi di concentramento: "Pesanti ruote ci sfiorano la fronte e scavano un solco nella nostra memoria: neppure gli anni potranno cancellare tutto ciņ".
Ma l'immagine del passato, il "ricordare" è qualcosa che avviene nel presente, che corrisponde agli interessi, ai modi di pensare, ai bisogni e agli ideali della società: sempre la memoria collettiva, rappresentata dalla coscienza comune, riflette il punto di mediazione tra i gruppi che la compongono. In una società complessa vivono spesso molte memorie, alcune delle quali minacciate, messe in dubbio.
La memoria orale, che passa da un uomo all'altro la testimonianza dei sopravvissuti, è più incisiva e diretta della storia ufficiale, è "memoria viva".
Il ritmo dello sviluppo, dell'urbanizzazione, della moltiplicazione delle comunicazioni, della mondializzazione dell'economia, favorisce la scomparsa sia delle culture tradizionali che dell'oralità: il nostro impegno civile
deve essere quello di parlare, confrontare avvenimenti e situazioni, date, eventi perché sono questi i momenti fondanti che danno un senso politico a un Paese, a una Nazione.
Al contrario, un popolo "dimentica" quando la generazione che è in possesso del passato non lo comunica alla successiva. La storia presente è ricca di episodi e strategie censorie, fino alla teorizzazione di vere e proprie "politiche dell'oblio".
I prigionieri dei Lager venivano ammoniti che in qualunque modo la guerra fosse finita "la guerra dentro di voi l'abbiamo vinta noi: nessuno di voi rimarrà per portare testimonianza, ma se qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà".
Scaturisce da qui l'impegno morale contro la violazione brutale di quanto la memoria ancora conserva.
Il convegno di Verona offre autorevolmente, proprio per l'interdisciplinarità della riflessione critica, notevoli spunti di dibattito.
Nella parte conclusiva, restituendo voce ai "guardiani della verità", agli ex deportati, restituisce loro "l'ombra", quella perduta per sempre, perché rifiutato dagli altri, di Peter Schlehmihl, protagonista della bella e terribile fiaba di Chamisso: di nuovo i prigionieri nei campi di concentramento, con i loro corpi martoriati, esistono grazie alla posizione d'ascolto della società civile che prende atto e riconosce la loro esperienza di dolore e di morte.

Walter Veltroni Ministro per i Beni culturali e ambientali