Il recente convegno di Verona, restituendo
voce agli ex deportati ha contribuito a ridare loro un'identità
perduta.
Le parole del ragazzo di Terezin, all'inizio
del libro che raccoglie gli atti del convegno internazionale su "I
Lager.
Il ritorno della memoria", descrivono molto efficacemente la persistenza
del ricordo delle vicende vissute e subite nei campi di concentramento:
"Pesanti ruote ci sfiorano la fronte e scavano un solco nella nostra
memoria: neppure gli anni potranno cancellare tutto ciņ".
Ma l'immagine del passato, il "ricordare" è qualcosa che avviene
nel presente, che corrisponde agli interessi, ai modi di pensare, ai
bisogni e agli ideali della società: sempre la memoria collettiva,
rappresentata dalla coscienza comune, riflette il punto di mediazione
tra i gruppi che la compongono. In una società complessa vivono
spesso molte memorie, alcune delle quali minacciate, messe in dubbio.
La memoria orale, che passa da un uomo all'altro la testimonianza dei
sopravvissuti, è più incisiva e diretta della storia ufficiale,
è "memoria viva".
Il ritmo dello sviluppo, dell'urbanizzazione, della moltiplicazione
delle comunicazioni, della mondializzazione dell'economia, favorisce
la scomparsa sia delle culture tradizionali che dell'oralità:
il nostro impegno civile
deve essere quello di parlare, confrontare avvenimenti e situazioni,
date, eventi perché sono questi i momenti fondanti che danno
un senso politico a un Paese, a una Nazione.
Al contrario, un popolo "dimentica" quando la generazione che è
in possesso del passato non lo comunica alla successiva. La storia presente
è ricca di episodi e strategie censorie, fino alla teorizzazione
di vere e proprie "politiche dell'oblio".
I prigionieri dei Lager venivano ammoniti che in qualunque modo la guerra
fosse finita "la guerra dentro di voi l'abbiamo vinta noi: nessuno
di voi rimarrà per portare testimonianza, ma se qualcuno scampasse,
il mondo non gli crederà".
Scaturisce da qui l'impegno morale contro la violazione brutale di quanto
la memoria ancora conserva.
Il convegno di Verona offre autorevolmente, proprio per l'interdisciplinarità
della riflessione critica, notevoli spunti di dibattito.
Nella parte conclusiva, restituendo voce ai "guardiani della verità",
agli ex deportati, restituisce loro "l'ombra", quella perduta per
sempre, perché rifiutato dagli altri, di Peter Schlehmihl, protagonista
della bella e terribile fiaba di Chamisso: di nuovo i prigionieri nei
campi di concentramento, con i loro corpi martoriati, esistono grazie
alla posizione d'ascolto della società civile che prende atto
e riconosce la loro esperienza di dolore e di morte.
Walter Veltroni Ministro
per i Beni culturali e ambientali
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