Il Comune di Lomazzo ha generosamente contribuito
alla pubblicazione del volume di Franco Ferrante, ex deportato a Mauthausen
ed Ebensee. La prefazione di Gianfranco Maris.
La giubba a strisce è la memoria di tempi
drammatici ed eroici, di tempi bui e di luce nel medesimo tempo; senza
lacune e sobria contemporaneamente; monda di qualsiasi retorica.
E' un esempio tipico di tradizione orale di fatti, tessera importante
della storia del nostro Paese, soprattutto per gli anni in cui il fascismo
si trasformò in aperto servilismo nei confronti del nazismo. La giubba
a strisce si colloca a pieno diritto e chiaro merito al fianco di tutte
le altre tradizioni orali dei fatti del biennio 1943-1945, rappresentate
dalle molte memorie scritte dai superstiti dei campi di sterminio, alle
quali c'è da augurarsi che altre se ne aggiungano, poiché,
sino ad ora, non ne ho letta nessuna che possa essere ritenuta superflua.
Verrà il tempo in cui nel loro insieme tutte queste memorie rappresenteranno
contro la devastante azione mistificatrice di quel revisionismo storico
e politico che, per successive mutazioni di forma e di metodo, continua
e continuerà nel tempo futuro ad essere operante, l'unico testimone
della verità, l'unica storia vera di un periodo che dimenticare
è colpa e pericolo.
La scrittura di Franco Ferrante è limpida, il cuore non conosce
l'odio, gli occhi non dilatano i fatti. E, tutto sommato, non li qualificano
neppure, ma lasciano al lettore la responsabilità intellettuale
e morale del giudizio.
Nella prima pagina della Giubba, Franco Ferrante propone la chiave di
lettura della sua memoria: "Non ho mai pensato - scrive - di offrire
una valutazione storica dei campi di sterminio di Mauthausen e di Ebensee
o addirittura dei campi di sterminio nazisti in genere". Ebbene, se
non lo ha mai pensato, la sua memoria ci consente, invece, di pervenire
ad una puntuale valutazione storica dei campi di sterminio, E questo
è l'intrinseco valore, per tutti i lettori, del suo impegno.
Non è compito di chi introduce alla lettura di un'opera di riassumerne
i contenuti narrativi, per cui lascio ai lettori di seguire Franco Ferrante
nella sua rivisitazione dei tempi della sua infanzia a Lucca, della
sua gioventù a Milano, del suo impegno politico negli anni del
fascismo e della Resistenza e, soprattutto, del sereno coraggio con
il quale ha affrontato le dure prove della deportazione politica nei
campi di Reichenau, di Mauthausen e di Ebensee.
Franco Ferrante conclude la sua memoria qualificando la tradizione orale
dei fatti come "una pagina di storia che non si legge sui libri scolastici
e che molti saranno propensi a dimenticare"; e, aggiunge, che "con il
passare degli anni il numero dei reduci dai campi di sterminio continuerà
a diminuire rendendo sempre più difficile una testimonianza alla
gioventù". E' vero! Di qui il valore insopprimibile della testimonianza.
La memoria è testimonianza e conoscenza diretta; la conoscenza
diretta è storia; i testimoni scompaiono e i mistificatori della
storia restano, anzi, ogni giorno ne nascono di nuovi, mentre la nascita
dei testimoni è preclusa per sempre. L' unica erede della verità
storica, della conoscenza dei fatti e della memoria dei testimoni resterà
la scuola; dobbiamo sperare che essa sappia riprendere la sua funzione
fondamentale di trasmissione della conoscenza, avendo la deontologica
capacità di stabilire indispensabili scale di valori, che consentano
di far conoscere ai giovani il passato prossimo e non soltanto quello
remoto.
Gianfranco Maris
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