Cari amici, a voi, che partecipate alla cerimonia
inaugurale della lapide che l'Associazione nazionale ex deportati politici
nei campi nazisti ha voluto dedicare, in Ravensbrück, alle donne italiane
qui deportate, Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica Italiana,
invia il suo plauso per questa solenne iniziativa, nella quale egli vede
una "nuova prova del prezioso impegno di testimonianza dell'Aned, affinché
la memoria degli orrori del passato sia per tutti stimolo a operare in
nome dei supremi valori di libertà e di pace fra tutti gli uornini"
Hanno mandato messaggi Nicola Mancino, presidente del Senato; Romano Prodi,
presidente del Consiglio dei ministri; Walter Veltroni, vice presidente
del Consiglio dei ministri; Luigi Berlinguer, Livia Turco, Rosi Bindi
e Anna Finocchiaro, ministri, per confermare la loro adesione morale alla
nostra iniziativa, anche se, impegni istituzionali non consentono loro
di essere qui con noi. E' presente Luciano Violante, presidente della
Camera dei deputati.
La solidarietà delle istituzioni
Le istituzioni del nostro Paese ci sono, quindi, vicine con il loro consenso
e con la loro solidarietà. E tuttavia, poiché qui siamo
in sede etica, in luogo di verità, sarebbe retorica condannabile
qualsiasi celebrazione che non denunciasse come la deportazione politica
italiana, nel suo complesso, sia trascurata; non tanto dalla ricerca storica,
quanto dalla informazione.
Non la deportazione di donne, uomini e bambini, in quanto deportazione
di "innocenti", è trascurata; perché, anzi, sul piano della
deportazione e dell'annientamento degli "innocenti" - come possono essere
stati gli zingari, gli ebrei, gli omosessuali, i testimoni di Geova -
l'informazione è diffusa e costante e la condanna dei cittadini
è unanime.
E' trascurata la deportazione "politica", la cui condanna deve necessariamente
passare - e non passa - attraverso la condanna dei regimi nazista e fascista
in quanto tali; del loro totalitarismo politico, del loro avventurismo
criminale, della loro politica di conquista e di sottomissione dei popoli,
della loro repressione statuale programmatica e criminale di ogni antagonista,
di ogni dissidente.
La condanna della deportazione politica è, essa stessa, una scelta
di campo, non è neutrale; deve passare attraverso il riconoscimento
del valore e dell'attualità dell'antifascismo. In altre parole:
è trascurata la deportazione dei "responsabili" dell'azione antifascista.
Nel processo a carico delle SS che avevano comandato il campo di sterminio
di S. Sabba, la Corte d'Assise di Trieste condannò i comandanti del campo
solo per aver soppresso 30 innocenti", che nulla avevano fatto contro
le SS, in quanto appunto, zingari, ebrei, testimoni di Geova; ma non le
condannò, né li incriminò, per lo sterminio e la deportazione di
6.000 patrioti e partigiani, assassinati senza processo in S. Sabba o
inviati a morire nei campi di Buchenwald e di Ravensbrück. In Germania
e in Francia le ricerche e gli studi ripropongono il fascismo e il nazismo
come questione centrale nella storia del XX secolo. In Italia, invece,
alle emergenze della riforma delle istituzioni e dello stato sociale si
aggiunge oggi una terza emergenza: quella che nega legittimità
politica all'antifascismo e nega che dalla Resistenza sia mai nata una
nuova identità nazionale.
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