Un volume dell'Aned Piemonte

Il nostro sodalizio con Primo

La prefazione a un volume preparato per il decennaie della morte dell'autore di "Se questo è un uomo". Dagli scritti per il "Triangolo Rosso" agli interventi ai nostri convegni, un contributo fatto di saggezza e di grande passione politica e culturale.

Pubblichiamo, per gentile concessione dell' editore, la prefazione di Bruno Vasari al volume redatto dall' Aned Piemonte nel decimo anniversario della scomparsa di Primo Levi. Il titolo del libro è Primo per l'Aned - L'Aned per Primo. Raccoglie vari scritti e interventi di Primo Levi e molte testimonianze di ex deportati.

L' Aned Piemonte desidera nella ricorrenza del decimo anniversario della prematura scomparsa illustrare i rapporti di Primo Levi con l' Associazione e dell'Associazione con Primo Levi, intensi e fervidi, anirnati da profonda consonanza di sentimenti e di pensiero.
L'idea di un libriccino, a cura dell'Aned, è scaturita in sede di commissione presso la Comunità ebraica per coordinare le manifestazioni in memoria di Primo, più che mai viva e mi sembra, sono anzi certo, destinata a crescere ancora. In una precedente ricorrenza ad un anno dalla scomparsa, l'Aned, con il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte, la collaborazione della Comunità ebraica e della casa editrice Einaudi, ha indetto due Giornate internazionali di studio (28-29 marzo 1988) intese ad approfondire, contenuta l'emozione e l'espressione del dolore per la scomparsa dell'impareggiabile compagno, con metodo rigorosamente critico, tutti gli aspetti dell'opera di Primo Levi, la memorialistica, la narrativa d'invenzione, la poesia, il teatro, la saggistica, il linguaggio, le radici culturali, la riflessione sulla memoria, la cultura scientifica, il dovere di testimoniare, la confutazione del revisionismo storico, il contributo alla storiografia, le letture straniere, gli incontri con i giovani delle scuole.
Alle giornate aperte con interventi di Norberto Bobbio e di Nuto Revelli, hanno preso parte 22 relatori e 4 testimoni (incluso Jean Saniuel). Gli Atti (246 pagine) sono stati pubblicati a cura di Alberto Cavaglion da Franco Angeli nel 1991 con un titolo molto pregnante: Il Presente del Passato. Giustificato rilievo è stato dato alla pubblicazione con le prestigiose presentazioni di Torino, Roma, Genova e Milano.
Nell'intervallo tra le iniziative dell' '88 e del '97 vari componenti dell'Associazione della sezione Piemonte e di altre sezioni con la partecipazione a convegni, scritti su periodici, l'organizzazione di letture di testi, presenze alla radio e alla televisione, commemorazioni, hanno continuato ad illustrare, sempre escludendo toni retorici, l'opera di Primo.
Con gli anni '80 l'Aned Piemonte ha dato inizio ad un'imponente attività culturale, patrocinata dal Consiglio regionale, intesa a tramandare la memoria dei Lager con rigore storiografico assicurato dalla collaborazione del Dipartimento di Storia dell'Università e degli Istituti storici della Resistenza. Parte allora la raccolta delle storie di vita degli ex deportati residenti in Piemonte, che costituiscono uno dei più rilevanti archivi di storia orale. L'intensa partecipazione di Primo trova conferma in documenti scritti. Per quanto riguarda invece il periodo che precede gli anni '80 prevalgono le testimonianze orali. L'attività culturale ha come fondamento due storiche riunioni: presso la sede del Consiglio regionale del Piemonte con la partecipazione del presidente Aldo Viglione, della vice presidente Maria Laura Marchiaro, dell'avv. Giorgio Agosti presidente dell'istituto storico della Resistenza del Piemonte, del prof. Aldo Agosti direttore del Dipartimento di storia dell'Università di Torino e del sottoscritto per l'Aned. Altra storica riunione presso il dipartimento di Storia dell'Università con la partecipazione del prof. Aldo Agosti e del prof. Guido Quazza, presidente nazionale degli Istituti storici, nella quale venne costituito il Cornitato scientifico per la raccolta delle storie di vita composto da Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, Federico Cereja, Brunello Mantelli. Seguì la scelta di dodici esperti intervistatori la cui preparazione fu orientata verso il nuovo compito con un corso appositamente organizzato. Tennero lezioni, tra altri, Primo Levi, Andrea Devoto, psicologo autore di numerose pubblicazioni sulla deportazione, nonché il sottoscritto, che cercò di illustrare il clima nel nostro Paese, reso invivibile dalle leggi razziali del '38, dalla dichiarazione di guerra del '40 e dall'invasione nazista del '43 dopo l'illusoria schiarita del 25 luglio, ritenendo che la descrizione del clima contribuisse a spiegare la inevitabilità - da un punto di vista morale - di ribellarsi pur avendo coscienza dei rischi - compreso quello della vita - da affrontare fino alla Liberazione del 25 aprile, ma ancora non dei Lager del 5 maggio '45. Del periodo iniziale di questa specifica attività culturale Aned Piemonte c'è, come abbiamo visto, la lezione di Primo agli intervistatori di cui non abbiamo un testo scritto e non sono stati rinvenuti appunti. Un documento di maggiore rilevanza è la storia di vita di Primo che ha acconsentito a essere intervistato da Anna Bravo e da Federico Cereja. L'intervista è a disposizione degli studiosi presso l'archivio delle storie di vita depositato all'Istituto storico della Resistenza in Piemonte. Detta intervista di cui diamo un ampio stralcio, è stata integralmente pubblicata due volte. In appoggio all'iniziativa della raccolta delle storie di vita Primo interverrà con un articolo sul notiziario della Regione Piemonte e con la Prefazione a La vita offesa a cura di Anna Bravo e Daniele Jalla. Ne La vita offesa sono compresi in mezzo agli altri - in totale 900 stralci delle storie di vita - brani dell'intervista di Primo e così pure nella più ristretta versione per la rappresentazione teatrale. Si inaugura allora una serie di Convegni (siamo ora, febbraio '97, al 15° ed un 16° è in corso di preparazione). Primo è presente a quello iniziale del 28/29 ottobre '83 che ha per tema "Il dovere di testimoniare" indetto al fine di convincere la massa degli ex deportati, taluni incerti o chiusi in un riserbo muto, dell'opportunità di concedere le interviste. Il convegno non aveva solo valore contingente ma intendeva ribadire per l'ex deportato il dovere di testimoniare sempre e in ogni circostanza. Oggi sembra che l'impatto della testimonianza sia meno efficace per l'imperversare di esasperati nazionalismi, di feroci fondamentalismi, di razzismi emergenti, di pulizie etniche, ma gli ex deportati non si danno per vinti e moltiplicano i loro sforzi. La relazione di Primo sulla memoria è piena di riserve, forse ammonimento a controllare molto severarnente i ricordi prima di esternarli. Per la rivalutazione della memoria come fonte di testimonianza bisognerà arrivare a I sommersi e i salvati. Primo continuerà a partecipare ai convegni dell'Aned. A "Storia vissuta" del 20 gennaio '87 sarà presente con un saggio Alla nostra generazione. A "La conferenza di Wansce" sarà pure presente, ma non parlerà. Commoventi gli abbracci, quasi avessero un presentimento, di Maurice Goldstein presidente della Fondazione Auschwitz con sede a Bruxelles, recentemente scomparso e di V.E. Giuntella anche lui scomparso: un viluppo di tristezza e di rimpianti. Un significativo momento nei rapporti con Primo ha origine nella mia nota sul Triangolo rosso maggio-giugno 1982 di segnalazione e di commento di Se non ora quando? in cui misi in evidenza la illogicità del sentimento di vergogna di essere sopravvissuto che affligge gli ex deportati, tratto dall'osservazione del personaggio del romanzo Francine. Primo reagisce positivamente e scrive la poesia Il superstite pubblicata per la prima volta dal quotidiano La Stampa con dedica a B.V.
La poesia termina con queste parole:

 

 

"Indietro, via di qui, gente sommersa,

Andate. Non ho soppiantato nessuno,

Non ho usurpato il pane di nessuno,

Nessuno è morto in vece mia.

Nessuno. Ritornate alla vostra nebbia.

Non è colpa mia se vivo e respiro

E mangio e bevo e dormo e vesto panni".

4.2.1984

 

 

Nonostante l'energia e la chiarezza dei versi de Il superstite, l'argomento vergogna non si può dire esaurito per Primo. Ne I sommersi e i salvati del 1986 ritornerà sulla vergogna: "E'solo una supposizione, anzi l'ombra di un sospetto che ognuno sia il Caino di suo fratello, che ognuno di noi (ma questa volta dico 'noi' in un senso molto ampio, anzi universale) abbia soppiantato il suo prossimo, e viva in vece sua. E una supposizione, ma rode; si è annidata profonda, come un tarlo; non si vede dal di fuori, ma rode e stride". E poche righe più avanti il dubbio di essere vivo al posto di un altro si ravviva e impone a Primo pur sentendosi innocente, la ricerca permanente di una giustificazione perché "intruppato tra i salvati".
E subito dopo l'angosciosa affermazione: "Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti". Riteniamo sia la pietà per tanti giusti sommersi, in un contesto in cui la morte era la regola e la salvezza l'eccezione, a infliggergli questa dolorosa ferita mentre rimangono in ombra i giusti salvati. Ma da un punto di vista più generale, con la razionalità che di regola permea profondamente il pensiero di Primo, la salvezza a quali fattori può venire ascritta? Ne I sommersi e i salvati la fortuna e il caso (fa lo stesso) sono indicati tra le cause prevalenti assieme alla buona salute iniziale, la forza che può essere intesa in senso morale, l'abilità che può consistere anche nel discernimento della soluzione più conveniente nelle rare occasioni in cui sia possibile scegliere, vedi ad esempio il racconto nel mio libriccino A ciascuono il suo - quaderni della Fiap.
Si pone a mezza strada il tema del privilegio toccato assieme alla vergogna in Se non ora quando, che non implica sempre giudizi negativi nel caso per esempio della conoscenza della lingua tedesca anche approssimativa nell'avere una professione che comporta un lavoro al coperto e da ultimo nella cultura. E Primo appare privilegiato, come lui stesso ammette, per la relativa facilità di comunicare, la professione di chimico, e fortunato poiché si ammalò una volta sola al momento giusto per evitare le micidiali marce di evacuazione da Auschwitz.
Le cause della sopravvivenza ne I sommersi e i salvati:
- "la fortuna e la forza di sopravvivere"
- "coloro che in prigionia hanno fruito di qualche privilegio"
- "i prigionieri privilegiati, minoranza entro la popolazione del Lager, forte maggioranza tra i sopravvissuti"
- "salvati dalla fortuna... buona salute iniziale"
- "opera del caso, di un accumularsi di circostanze fortunate"
- "prevaricazione, abilità e fortuna"
Più si rileggono e si consultano I sommersi e i salvati più si rimane affascinati e si ricava l'impressione dell'inesauribilità del pensiero che il saggio racchiude. Non solo i temi della vergogna, del privilegio subiscono oscillazioni, ma anche quello della memoria circondata dal dubbio in Il dovere di testimoniare, come abbiamo visto e che soltanto ne I sommersi e i salvati viene riabilitata, riconosciuto il valore fondante. Si affaccia l'idea dell'opportunità di un approfondimento al quale dedicare, sempre al di fuori di intenti celebrativi, un apposito convegno per una lettura fisofica.
Dopo questa immersione nei problemi della vergogna del privilegio e della memoria e delle probabili cause della salvezza ritorniamo a Se non ora quando? Nelle mie considerazioni ho rilevato altri insegnamenti, altri principi:
. lo sai tu che cosa avresti fatto se fossi nato in Germania, da un padre e da una madre puro sangue e se a scuola ti avessero insegnato queste loro... del sangue e del suolo?".
Il sangue non si paga con sangue. Il sangue si paga con la giustizia ...".
Questi capisaldi dell'insegnamento di Primo fortemente radicati in me ritornano insistentemente alla mente leggendo il recente libro di Daniel Jonali Goldhagen nel quale sostiene che la maggioranza dei tedeschi auspicava l'eliminazione degli ebrei e che i tedeschi erano in maggioranza antiserniti negli anni '30. Su La Stampa di Torino il 2l gennaio '87 Gian Enrico Rusconi rileva che le generalizzazioni sulla volontà sterminatrice dei tedeschi comuni non appaiono convincenti". Domenico Losurdo su La Stampa del 25 gennaio dice: "L'indiscriminata colpevolizzazione del popolo tedesco non solo è priva di valore sul piano storiografico, ma risulta inattendibile anche come testimonianza di indignazione generale".
Sarebbe ora anacronistico ed arbitrario attribuire a Primo un giudizio sull'opera di Goldhagen in base ai principi sostenuti nel romanzo Se non ora quando? che, sebbene non si possa ravvisare una diretta connessione, mi convincono ad allinearmi al pensiero di Rusconi e di Losurdo. Discuterò ancora con Primo il nuovo revisionismo - non quello ad esempio di Faurisson e di Darquier de Pellepoix già condannato nella prefazione a La vita offesa , che consiste nell'accostamento di Lager e Gulag ed egli pubblicherà su La Stampa del 22 gennaio 1981 il suo ultimo articolo dal titolo Il buco nero di Auschwitz dichiarando privo di fondamento l'accostamento ingiustificato. Non era una improvvisazione perché anche in precedenza si era espresso in questi termini, - vedi appendice a Se questo è un uomo -, ma era necessario che la tesi venisse ribadita per la grande improvvisa diffusione delle considerazioni di Nolte accettate purtroppo, sebbene in un primo momento, favorevolmente da parte degli opinionisti italiani. Esaurita questa sommaria scorsa degli anni '80 prendiamo in esame i rapporti precedenti Primo-Aned. Rileviamo la sua adesione e la sua presenza al 2° convegno nazionale dell'Aned che ebbe luogo a Torino nel 1959. Non ci sono documenti scritti, ma fervide testimonianze - vedi Il Presente del Passato - che attribuiscono a Primo il merito di avere aperto le scuole agli ex deportati. In conclusione mi sembra di poter affermare l'universalità della figura di Primo, testimone e scrittore, che appartiene a tutta l'umanità pur non cessando di essere ebreo, torinese, piemontese, italiano.