Un volume dell'Aned Piemonte |
||||
Il nostro sodalizio con Primo |
||||
La prefazione a un volume preparato per il decennaie della morte dell'autore di "Se questo è un uomo". Dagli scritti per il "Triangolo Rosso" agli interventi ai nostri convegni, un contributo fatto di saggezza e di grande passione politica e culturale. |
||||
Pubblichiamo, per gentile concessione dell' editore, la prefazione di Bruno Vasari al volume redatto dall' Aned Piemonte nel decimo anniversario della scomparsa di Primo Levi. Il titolo del libro è Primo per l'Aned - L'Aned per Primo. Raccoglie vari scritti e interventi di Primo Levi e molte testimonianze di ex deportati. L' Aned Piemonte desidera nella ricorrenza
del decimo anniversario della prematura scomparsa illustrare i rapporti
di Primo Levi con l' Associazione e dell'Associazione con Primo Levi,
intensi e fervidi, anirnati da profonda consonanza di sentimenti e
di pensiero. |
||||
|
||||
Nonostante l'energia e la chiarezza
dei versi de Il superstite, l'argomento vergogna non si può
dire esaurito per Primo. Ne I sommersi e i salvati del 1986 ritornerà
sulla vergogna: "E'solo una supposizione, anzi l'ombra di un sospetto
che ognuno sia il Caino di suo fratello, che ognuno di noi (ma questa
volta dico 'noi' in un senso molto ampio, anzi universale) abbia soppiantato
il suo prossimo, e viva in vece sua. E una supposizione, ma rode; si
è annidata profonda, come un tarlo; non si vede dal di fuori,
ma rode e stride". E poche righe più avanti il dubbio di essere
vivo al posto di un altro si ravviva e impone a Primo pur sentendosi
innocente, la ricerca permanente di una giustificazione perché
"intruppato tra i salvati".
E subito dopo l'angosciosa affermazione: "Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti". Riteniamo sia la pietà per tanti giusti sommersi, in un contesto in cui la morte era la regola e la salvezza l'eccezione, a infliggergli questa dolorosa ferita mentre rimangono in ombra i giusti salvati. Ma da un punto di vista più generale, con la razionalità che di regola permea profondamente il pensiero di Primo, la salvezza a quali fattori può venire ascritta? Ne I sommersi e i salvati la fortuna e il caso (fa lo stesso) sono indicati tra le cause prevalenti assieme alla buona salute iniziale, la forza che può essere intesa in senso morale, l'abilità che può consistere anche nel discernimento della soluzione più conveniente nelle rare occasioni in cui sia possibile scegliere, vedi ad esempio il racconto nel mio libriccino A ciascuono il suo - quaderni della Fiap. Si pone a mezza strada il tema del privilegio toccato assieme alla vergogna in Se non ora quando, che non implica sempre giudizi negativi nel caso per esempio della conoscenza della lingua tedesca anche approssimativa nell'avere una professione che comporta un lavoro al coperto e da ultimo nella cultura. E Primo appare privilegiato, come lui stesso ammette, per la relativa facilità di comunicare, la professione di chimico, e fortunato poiché si ammalò una volta sola al momento giusto per evitare le micidiali marce di evacuazione da Auschwitz. Le cause della sopravvivenza ne I sommersi e i salvati: - "la fortuna e la forza di sopravvivere" - "coloro che in prigionia hanno fruito di qualche privilegio" - "i prigionieri privilegiati, minoranza entro la popolazione del Lager, forte maggioranza tra i sopravvissuti" - "salvati dalla fortuna... buona salute iniziale" - "opera del caso, di un accumularsi di circostanze fortunate" - "prevaricazione, abilità e fortuna" Più si rileggono e si consultano I sommersi e i salvati più si rimane affascinati e si ricava l'impressione dell'inesauribilità del pensiero che il saggio racchiude. Non solo i temi della vergogna, del privilegio subiscono oscillazioni, ma anche quello della memoria circondata dal dubbio in Il dovere di testimoniare, come abbiamo visto e che soltanto ne I sommersi e i salvati viene riabilitata, riconosciuto il valore fondante. Si affaccia l'idea dell'opportunità di un approfondimento al quale dedicare, sempre al di fuori di intenti celebrativi, un apposito convegno per una lettura fisofica. Dopo questa immersione nei problemi della vergogna del privilegio e della memoria e delle probabili cause della salvezza ritorniamo a Se non ora quando? Nelle mie considerazioni ho rilevato altri insegnamenti, altri principi: . lo sai tu che cosa avresti fatto se fossi nato in Germania, da un padre e da una madre puro sangue e se a scuola ti avessero insegnato queste loro... del sangue e del suolo?". Il sangue non si paga con sangue. Il sangue si paga con la giustizia ...". Questi capisaldi dell'insegnamento di Primo fortemente radicati in me ritornano insistentemente alla mente leggendo il recente libro di Daniel Jonali Goldhagen nel quale sostiene che la maggioranza dei tedeschi auspicava l'eliminazione degli ebrei e che i tedeschi erano in maggioranza antiserniti negli anni '30. Su La Stampa di Torino il 2l gennaio '87 Gian Enrico Rusconi rileva che le generalizzazioni sulla volontà sterminatrice dei tedeschi comuni non appaiono convincenti". Domenico Losurdo su La Stampa del 25 gennaio dice: "L'indiscriminata colpevolizzazione del popolo tedesco non solo è priva di valore sul piano storiografico, ma risulta inattendibile anche come testimonianza di indignazione generale". Sarebbe ora anacronistico ed arbitrario attribuire a Primo un giudizio sull'opera di Goldhagen in base ai principi sostenuti nel romanzo Se non ora quando? che, sebbene non si possa ravvisare una diretta connessione, mi convincono ad allinearmi al pensiero di Rusconi e di Losurdo. Discuterò ancora con Primo il nuovo revisionismo - non quello ad esempio di Faurisson e di Darquier de Pellepoix già condannato nella prefazione a La vita offesa , che consiste nell'accostamento di Lager e Gulag ed egli pubblicherà su La Stampa del 22 gennaio 1981 il suo ultimo articolo dal titolo Il buco nero di Auschwitz dichiarando privo di fondamento l'accostamento ingiustificato. Non era una improvvisazione perché anche in precedenza si era espresso in questi termini, - vedi appendice a Se questo è un uomo -, ma era necessario che la tesi venisse ribadita per la grande improvvisa diffusione delle considerazioni di Nolte accettate purtroppo, sebbene in un primo momento, favorevolmente da parte degli opinionisti italiani. Esaurita questa sommaria scorsa degli anni '80 prendiamo in esame i rapporti precedenti Primo-Aned. Rileviamo la sua adesione e la sua presenza al 2° convegno nazionale dell'Aned che ebbe luogo a Torino nel 1959. Non ci sono documenti scritti, ma fervide testimonianze - vedi Il Presente del Passato - che attribuiscono a Primo il merito di avere aperto le scuole agli ex deportati. In conclusione mi sembra di poter affermare l'universalità della figura di Primo, testimone e scrittore, che appartiene a tutta l'umanità pur non cessando di essere ebreo, torinese, piemontese, italiano. |