Quando ero in viaggio,
ho ripensato ai corsi di storia che avevo frequentato ed ai
libri letti sull'argomento, in particolare a quello di Primo
Levi "Se questo è un uomo".
Durante il viaggio
ero tranquilla, calma, forse perché la mia mente era
occupata a guardare Ie bellezze di quei paesaggi stranieri;
mi sentivo pronta psicologicamente a vedere qualsiasi cosa.
Arrivata al campo
di concentramento di Dachau, mi sono trovata avvolta da un'atmosfera
triste che si rispecchiava nei volti degli ex deportati che
ci raccontavano le loro storie, accadute proprio lì
dove stavo camminando; allora m sono accorta che forse i libri
di storia non erano stati in grado di trasmettermi tutto l'orrore
di quei luoghi terribili, dove esseri umani come noi hanno
subito esperimenti al di
sopra di qualsiasi immaginazione, sono stati umiliati, picchiati
e ingannati fino alla morte, ignari di quello che accadeva
loro intorno e disposti per la sopravvivenza a vendere persino
la loro dignità.
Ho visitato gli
altri campi, fra cui le cave di Ebensee, dove alcune famiglie
hanno costruito le loro ville sopra fosse comuni ingombre
di migliaia di corpi accatastati come pezzi di legno, e lo
hanno fatto senza nessun ritegno, nessuna considerazione per
quei cadaveri sotto i loro piedi.
Infine abbiamo
visitato il castello di Hartheim, Gusen e Mauthausen, dove
milioni di persone sono morte ingiustamente solo perché
erano di religione diversa o avevano idee politiche differenti,
o addirittura perché non corrispondevano alle caratteristiche
somatiche della "razza ariana ".
Quando sono uscita
da questi luoghi, mi sembrava di aver vissuto insieme ai deportati
quei momenti terribili, quelle sofferenze. Piangevo, ero arrabbiata
ed ho ancora dentro di me quella rabbia che mi ha fatto però
capire tante cose.
All'inizio mi
sbagliavo ad intraprendere con troppo ottimismo questo viaggio,
che tutti dovrebbero affrontare per capire, ma soprattutto
per non dimenticare mai!!
Scilla Mazzuoti
4ªB