"I ricordi di Giulia", di Luigi Tessitori

L'intensa vita di Rosa Canto

Un breve testo, frutto di una serie di 16 interviste dell'autore alla nostra Rosa Cantoni, ex deportata a Ravensbrück, instancabile animatrice di tante battaglie domocratiche, dirigente nazionale dell'Aned, Rosa Caritoni, com'è nel suo stile, neppure questa volta ha voluto esporsi in prima persone, ma ha accettato (finalmente!) le pressioni degli amici e dei compagni ex deportati affinché si decidesse araccontare le innumerevoli esperienze della sua lunga, intensa vita. Dalle interviste è nato questo libro, un vero regalo per i tantissimi che Rosa ha incontrato nella sua vita e che incontra ancora, le mille volte che parla con i giovani del fascismo, del nazismo e della sua esperienza nella deportazione.

Rosa Canto "I ricordi di Giulia" di Luigi Tessitori, Università delle LiberEtà, 1995.

La donna e il lavoro, la donna e la guerra, la donna e la pace, Rosina Cantoni ha percorso nelle grandi stagioni della sua vita questo itinerario che l'ha vista prima in fabbrica, poi sui monti da partigiana, in campo di concentramento in Germania e ora testimone di pace. La pace di Rosina Cantoni è uno status di vita e non solo un proclama. Rosina non rinnega il suo passato in armi, anche in quei giorni era alla ricerca della pace, ma propugna una idea di pacifismo universale da raggiungere ad ogni costo. Non lo ha fatto e non lo fa sotto i riflettori della notorietà ma, giorno per giorno, parlando con tutte le persone che incontra, Rosina Cantoni incarna una cultura di pace difficile da trovare in questi giorni: la pace sociale donna-lavoro, la pace effettiva tra i popoli, la pace di chi è pronto a spendere se stesso per un ideale. A cinquant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale abbiamo ancora bisogno di lei.

Miriam Calderari

"Ho osservato da distante..."

"Io sono stata un po' spettatrice delle cose che mi capitavano, e forse è stato anche un bene. Cioè, mi veniva di vedere il resto, quello che mi contornava, e non tanto pensare che non avevo neanche le gambe che mi tenevano su". Già in una delle prime interviste in cui accettava di narrare in particolare la sua esperienza di deportata, Rosa Cantoni spiegava al professor Flavio Fabbroni qual era stato il suo atteggiamento davanti agli avvenimenti che aveva vissuto: quello di una osservatrice quasi estraniata, "neutra ". Non che le mancasse la volontà di capire e di giudicare gli avvenimenti, ma il giudizio viene dato su un piano diverso, distinto dalla descrizione dei fatti. Il racconto della sua vita è soprattutto un susseguirsi di episodi, di immagini vive e colorite che, se poste in un determinato ordine, permettono di ricavarne quasi la sceneggiatura di un film. Sedici interviste avute con la Cantoni tra il novembre del 1994 e il febbraio di quest'anno, mi hanno fornito un materiale che non ho voluto utilizzare in forma di semplice trascrizione documentale: ho cercato invece di trarne gli episodi che mi sembravano più significativi, che ho poi "cucito" e rielaborato. Già altri hanno seguito un metodo di lavoro analogo, per esempio Anna Maria Bruzzone in Le donne di Ravensbriick, che ha evitato la "trascrizione letterale (che) è una tecnica i cui risultati sono solo apparentemente fedeli, essendo la lingua parlata e la lingua scritta diverse grammaticalmente e stilisticamente, anche quando sono usate dalla stessa persona". E così, nel mio lavoro ho lasciato parlare la protagonista in prima persona e ho cercato di rispettare il più possibile il suo pensiero e il suo stile espressivo, sebbene, rispetto al lavoro della Bruzzone, il mio intervento sul testo sia più marcato.

Luigi Tessitori