"A Gusen il mio nome è diventato un un numero" di Angelo Signorelli |
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Pagammo caro per quegli scioperi |
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Un altro prezioso volumetto di testimonianza di
un ex deportato, pubblicato a cura dell'Aned di Sesto San Giovanni, con
il contributo dei sindacati unitari dei pensionati di Monza e della Brianza.
Angelo Signorelli aveva 17 anni, due di meno del fratello Giuseppe, quando
partecipò alla Falck agli scioperi del marzo del '44. L'11 marzo, pochi
giorni dopo la conclusione delle manifestazioni, i militi fascisti
si sono presentati a casa sua per arrestarlo insieme al fratello maggiore.
Di li iniziò il calvario: a Gusen a fianco
del triangolo rosso, ad Angelo Signorelli fu affibbiato un nuovo "nome",
il 59.14 1. Ma Signorelli, anche con questo suo libro di testimonianza,
dimostra di aver saputo resistere alla rnacchina nazista che prevedeva
la spersonalizzazione del deportato, la sua umiliazione e quindi l'annientamento.
Lui, ragazzo precipitato in un dramma di quelle proporzioni, conserva
la capacità di discernere e di resistere: distingue l'umanità (relativa!)
del tedesco che lo toglie dalla cava perché troppo giovane dalla bestiale
ferocia dell'aguzzino italiano a San Vittore. E non fa, come si dice,
di tutta l'erba un fascio. Era anche questo un modo di resistere.
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