"A Gusen il mio nome è diventato un un numero" di Angelo Signorelli

Pagammo caro per quegli scioperi

 

A Gusen il mio nome è diventato un numero
"A Gusen il mio nome è diventato un numero" di Angelo Signorelli, Aned di Sesto San Giovanni, pagg. 98, 1995.
Un altro prezioso volumetto di testimonianza di un ex deportato, pubblicato a cura dell'Aned di Sesto San Giovanni, con il contributo dei sindacati unitari dei pensionati di Monza e della Brianza. Angelo Signorelli aveva 17 anni, due di meno del fratello Giuseppe, quando partecipò alla Falck agli scioperi del marzo del '44. L'11 marzo, pochi giorni dopo la conclusione delle manifestazioni, i militi fascisti si sono presentati a casa sua per arrestarlo insieme al fratello maggiore. Di li iniziò il calvario: a Gusen a fianco del triangolo rosso, ad Angelo Signorelli fu affibbiato un nuovo "nome", il 59.14 1. Ma Signorelli, anche con questo suo libro di testimonianza, dimostra di aver saputo resistere alla rnacchina nazista che prevedeva la spersonalizzazione del deportato, la sua umiliazione e quindi l'annientamento. Lui, ragazzo precipitato in un dramma di quelle proporzioni, conserva la capacità di discernere e di resistere: distingue l'umanità (relativa!) del tedesco che lo toglie dalla cava perché troppo giovane dalla bestiale ferocia dell'aguzzino italiano a San Vittore. E non fa, come si dice, di tutta l'erba un fascio. Era anche questo un modo di resistere.
Angelo Signorelli

Angelo Signorelli è nato a Grumello del Monte, in provincia di Bergamo, il 17 agosto 1926. Operaio alla Falck Unione di Sesto San Giovanni, è stato arrestato per aver partecipato agli scioperi del marzo 1944. Deportato a Mauthausen e poi trasferito nel sottocampo di Gusen, è stato liberato dagli Americani il 5 maggio 1945. In Italia è tornato il 27 giugno. Dopo alcuni mesi di cura, nel dicembre del 1945 ha ripreso il suo posto di lavoro alla Falck. In pensione dall'aprile del 1981, risiede tuttora a Monza. Qui nella foto alla presentazione del libro.