Il commovente incontro con il compagno ucraino,
dopo 51 anni dalla liberazione
Avevo letto il memoriale che papà aveva da tempo preparato e
che si riferiva all'esperienza vissuta a Gusen 1 - Gusen 2 dai due fratelli
Pietro Tuo matricola 63873 e Salvatore Tuo matricola 63874.
Già la lettura del manoscritto mi aveva fortemente colpito per
gli atroci ed inutili comportamenti metodicamente organizzati, maggiore
era quindi in me la volontà di farmi interprete delle loro memorie
per le future generazioni. A tal fine avevo preparato in bozze, per
i giovani austriaci che avremmo incontrato a Gusen, alcune note facilmente
comprensibili. Forse pensavo che cosė anche loro avrebbero potuto più
concretamente conoscere cosa fu Gusen. Appena giunti a Mauthausen siamo
saliti al campo e qui il primo impatto. Lo zio Pietro impallidisce vivamente
angosciato, ha un attimo di titubanza, tende a ritirarsi ed a non procedere
sulla piazza dell'appello. Vivo questo attimo terribile, mi avvicino
e lo conforto. Rivivere quel momento lo ha piegato in una profonda sofferenza.
Papà al contrario reagisce in modo quasi euforico, un'euforia
che lo aiuta a superare il ricordo indicandomi subito i locali dove
fu spogliato ed ebbe inizio il suo calvario.
A Ebensee, il giorno successivo, avviene l'episodio più significativo
di questo mio primo viaggio ai Lager. Papà e lo zio incontrano
un ex deportato ucraino che a Gusen 2 divise il loro stesso blocco.
L'emozione e la gioia si superano in un avvicendarsi di sguardi, di
lunghi silenzi e di qualche lacrima; insomma tutto il corpo esprimeva
completamente i loro pensieri. Da quel momento saranno inseparabili
fino alla nostra partenza.
Nel pomeriggio a Gusen il trio si avvia a rivedere qualcosa delle gallerie.
Qui i momenti di
confronto sono lunghissimi, i ricordi vengono completati ora da uno
ora dall'altro e tutti insieme pensano ai tanti loro compagni lasciati
in quelle gallerie.
Domenica 5 incontriamo quanto è rimasto della popolazione concentrazionaria
con i familiari e con molti, veramente molti giovani. Sono giovani che
hanno l'età delle mie due figliole, hanno frasi di stupore, di
sorpresa, vogliono sapere, capire e qui colgo il senso vero di questa
manifestazione internazionale. Non è solo lo scambio di fraterna
amicizia dei rappresentanti ufficiali di 22 nazionalità che ebbero
deportati in questi Lager; ma è la volontà di trasmettere
a questi
giovani il ricordo di quella esperienza sofferta da milioni di persone.
Per un momento siamo tutti testimoni. Tutte le generazioni vivono insieme
il desiderio del ricordo e la volontà dell'impegno per fatti
che la storia ha condannato e che non dovranno più ripetersi.
Con queste note volevo solo dirvi il mio pensiero, ringraziare chi mi
ha educato a dei sereni giudizi e salutare ancora gli amici deportati
che mi hanno voluto con loro come familiare attento per ieri per oggi
e per domani. Consentitemi di salutare con voi questi bellissimi giovani
che sono realmente desiderosi di diventare "il futuro della nostra memoria".
Pietro Tuo
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