"Sono un assassino?" di Calel Perechodnik

Tragica confessione in punto di morte

E' il 7 maggio 1943. lo, ingegnere agronomo Calel Perechodnik, rappresentante tipico della media intelligencja ebraica, cerco di raccontare la storia della mia famiglia durante l'occupazione tedesca. Non si tratta di un'opera letteraria, dal momento che non ho né capacità né ambizioni in tal senso. Non si tratta nemmeno di una storia dell'ebraismo polacco. Questo è il diario di un ebreo e della sua famiglia ebrea.
Propriamente si tratta della confessione della mia vita, una confessione sincera e veritiera. Purtroppo non credo nella remissione divina dei peccati e, tra gli uomini, soltanto mia moglie avrebbe potuto, benché non avesse motivo, assolvermi. Lei però è morta. E' venuta a mancare a causa del vandalismo tedesco e in larga misura in conseguenza della mia sconsideratezza. Prego quindi il lettore di considerare questo diario come una confessione in punto di morte".
Così comincia questo diario, drammatico e sconvolgente, ritrovato, dopo quasi 50 anni, negli archivi del Museo storico ebraico di Varsavia. Il diario di un ebreo che per proteggere sé e la propria famiglia decise di entrare a far parte dei corpo di polizia ebraica del ghetto voluto dai tedeschi.
Una storia che avvince ed urta al momento stesso, narrando di un uomo collaboratore e vittima insieme dei carnefici di tutta la sua famiglia e della sua gente. Una vicenda che sprofonda nell'abisso, fino al giorno in cui lo stesso Calel è costretto a caricare sui vagoni in partenza per Treblinka la sua stessa moglie e la sua figlioletta. "Sono un assassino?" chiede Calel Perechodnik, e a noi per questa volta non va di rispondere.