La storia poco conosciuta di Andrea e Domenico Caresio

"Caro fratello, vado coi partigiani. Me l'hai insegnato tu"

La testimonianza di Pio Bigo, superstite di Mauthausen, Auschwitz e Buchenwald. Il destino di due fratelli arrivati per strade diverse a morire in due campi nazisti, entrambi presso Gusen

Sono un compagno ex partigiano, dopo essere arrestato subii la sorte della deportazione Nazifascista, persona semplice e onesta appartenente all'Ass. A.N.E.D. di Torino; leggo sempre attentamente il Triangolo Rosso, al quale per gli orrorì del passato sento di essere anche appartenente. Noto però ad alcuni compagni, nel ricordarli dopo il decesso, dedicate un ampio spazio, magari anche con la foto, mentre altri compagni forse meno importanti sono ricordati semplicemente con un neretto di 15 o 20 parole con matricola. Chiedo scusa anticipatamente di questa mia osservazione; ma personalmente provo un senso di grande angoscia. Penso quando eravamo nei Lager nazifascisti di Mauthausen, Gusen, Auschwitz, Buchenvald, e molti altri che non li nomino ma li ricordiamo come tali; subivamo le stesse angosce, le stesse angherie; uguali nella sofferenza, la fame, freddo, uguali nel vedere senza possibilità di difesa i nostri compagni, padri, fratelli, cari amici deperire giorno per giorno fino alla morte finendo per ultimo al crematorio. Vorrei proporre anche a nome delle sorelle un ricordo di Andrea Caresio, compagno deceduto dopo una lunga storia a Gusen il 21 aprile 1945. Andrea, partigiano catturato il 9 marzo 1944 da SS e Repubblichini, subì il trasporto assieme a me e a tanti altri compagni, il 20 marzo 1944 per Mauthausen. Il trasporto comprendeva anche gli scioperanti di Torino, Milano, Genova, Savona, La Spezia, Firenze, Prato ecc.. Assieme abbiamo subito la stessa sorte: Mauthausen, Gusen, Linz. A fine novembre 1944, assieme a circa 2.000 compagni di nazionalità diverse: russi, italiani, cecoslovacchi, bulgari, greci, francesi, belgi e altri, da Mauthausen fummo destinati al transport destinazione Auschwitz Birkenau. Dal momento dell'arresto eravamo sempre stati assieme sia nel Lager che nel Comando arbeit Stalbaau a Linz, avevamo condiviso le stesse pene, e forse proprio per questo motivo in questo transporto, nello stesso carro merci scoperto, Andrea sentendosi ormai stremano si rivolse a me e mi disse: "Io sento purtroppo che non arriverò fino in fondo a questo calvario. Se tu caro Pio avrai la fortuna di arrivare alla fine e tornare in patria, vai da mia madre, raccontale pure che ho fatto questo gesto a sua insaputa, però dille che nella colombaia nella scala della casa ho lasciato una lettera per il mio fratello maggiore Domenico che è a militare nell'esercito italiano, però non ha fatto ritorno a casa dopo l'8 settembre '43. Mi raccomando Pio quella lettera, mia madre capirà". Io ho promesso: "Lo farò, sempre se la fortuna mi assiste". Arrivati a Birkenau io e Andrea ci hanno divisi in campi e comandi diversi e non ci siamo più rivisti. Non posso fare tutta la cronistoria per tutto il susseguirsi di sofferenze e trasporti ancora sopportati per arrivare alla fine, altrimenti verrebbe troppo lunga. In sostanza io arrivai in Italia il 14 giugno 1945 molto malandato di salute. Dopo essermi curato, nell'autunno andai a trovare il compagno Andrea convinto che anche lui fosse tornato. Arrivato a casa sua a San Francesco al Campo, nel cortile trovai sua madre, alla quale mi sono presentato. Lei poverina subito mi abbracciò e si mise a piangere chiedendomi di suo figlio Andrea; io le raccontai tutto fino all'arrivo a Birkenau, dicendogli anche della lettera. Lei mi disse che di Andrea non aveva più avuto notizie e sperava ancora, mentre del fratello di Andrea Domenico aveva ricevuto dall'esercito l'avviso che era deceduto in campo di concentramento I.M.I. e che in seguito le sarebbe recapitato dove era sepolto. Subito dopo mi chiese se potevo aiutarla in quanto ci voleva una scala a pioli per andare su a prendere la lettera. Io presi la scala e andai a prendere la lettera. Appena ha avuto la lettera, la madre di Andrea si mise a leggere piano davanti alle due figlie, e tutti avevamo le lacrime agli occhi. Nel susseguirsi degli anni ogni tanto andavo a trovare la povera madre affranta dal dolore. Dopo anni di ricerche riuscirono attraverso l'A.N.E.D. di Torino e la Croce Rossa a sapere che Andrea era deceduto a Gusen il 21 aprile 1945 Matricola n° 123720. Domenico, finito prigioniero dei tedesschi, morì non si sa bene il motivo; si sa però che riposa nel cimitero dei caduti I.M.I. poco distante da Gusen detto Campo di Gloria. I Fratelli Andrea e Domenico Caresio nel 25 aprile 1970 dietro l'interessamento del Comune di S. Francesco al Campo e dell'A.N.P.I. furono insigniti con medaglia d'oro alla memoria per aver pagato con la vita il prezzo della libertà e della democrazia. Io personalmente spero che il Triangolo Rosso per la ricorrenza del cinquantenario della liberazione dei campi nazifascisti possa dedicare in memoria di questa tragedia un po' di spazio, penso che sia anche un dovere. Nell'occasione ringrazio anticipatamente, porgo distinti saluti.

Pio Bigo

Matricola: Mauthausen 58719 Auschwitz 201561 Buchenwald 123377.

"Caro fratello, vado coi partigiani. Me l'hai insegnato tu"

Mio carissimo Domenico,
Dal lontano paese ove tu ti trovi mai il tuo pensiero potrebbe giungere fino a ciò che oggi succede qui in Italia: ed è per ciò che scrivo questa mia, penso che difficilmente ritornerò da questa missione, e tu un giorno non abbi da rimproverarmi per il mio agire: da te ho imparato cose belle in specie ad essere risoluti efermi nei propositi; a te devo maggiormente la mia parola e con ciò la mantengo. Parto oggi e mi arruolo coi Partigiani per la difesa della nostra Patria dilaniata dagli assassini, e cioè i fascisti. Il mio rincrescimento è solo di lasciare mamma e sorelle in questa misera situazione, ma anche loro lo avranno compreso, che ne è indispensabile, prego Iddio affinché li voglia conservare e portare te almeno tra le loro braccia. Domenico caro mi perdonerai: e se non dovessi più tornare: sappi che oggi tuo fratello non ha tradito ma ha difeso la tua stessa causa, per l'amore della nostra famiglia e per lo stesso sangue che non sa mentire al proprio dovere. Ti ricorderò sempre come tutta la mia famiglia. Vi bacio tutti. Vostro Andrea

 

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