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Un gruppo di studenti torinesi di ritorno dai Lager "Quei fiori sulla fossa comune, un invito a continuare la lotta" |
"L'esperienza più forte che abbia mai
vissuto". "Un giorno toccherà a noi mantenere accesa l'attenzione,
tenere viva la mernoria". "Non ho responsabilità per il passato,
ma ne ho per il presente e per il futuro". "Un viaggio che dovrebbero
fare tutti" Un tunnel, ci racconta Pino Chiezzi, il consigliere regionale di Rifondazione comunista che ha partecipato alla visita, fatto scavare dai nazisti per costruire i missili destinati a distruggere Londra. La gente dei paese non si accorgeva di nulla', ci ha raccontato quel consigliere, e invece tutti sapevano perché è proprio dentro il tunnel che andavano a rifugiarsi durante i bombardamenti alleati. E i figli di quelli che ieri sapevano - spiega Alberto - oggi hanno fatto i soldi e i sono comprati le villette costruite sul lager". E Aurora: "Che disgusto per la serenità ostentata da quelle ville". A Gusen, dice Chiezzi, altre ville: "Gli ex deportati hanno comprato un'area della lottizzazione per salvare dalla distruzione il forno crematorio". Sara, invece, è stata colpita dalla solidarietà tra gli internati durante la vita, per usare un eufemismo, nel lager, raccontata dai protagonisti durante la visita a Mauthausen: "Ci siamo ritrovati tutti insieme a discutere di ebrei, zingari, omosessuali, di eguaglianza tra gli uomini, oggi che si torna a parlare di diversità e superiorità di razze e colori su altre razze e colori. Dobbiamo superare l'emozione e la rabbia e ragionare, capire, discutere, come hanno fatto con noi gli ex deportati". Alice: "Oltre la disperazione e il pessimismo, che sono state le mie prime reazioni e oltre l'interrogativo "come fa l'uomo a ridursi così contro altri uomini", ho trovato l'ottimismo e la forza. Me l'hanno trasmessa gli uomini che ci hanno accompagnati, trovando il coraggio di tomare nei loro lager e rinnovare il dolore". La solidarietà "ti fa essere uomo con la U maiuscola anche nelle situazioni più spaventose". Il professor Sorani è alla terza visita ai lager con gli studenti: "Mi ha colpito lo stridore tra la bellezza di quei posti e la storia atroce che vi è racchiusa. Il ricordo più forte che ho, una sensazione che i ragazzi mi hanno comunicato, sta nei momenti di silenzio intenso, di riflessione tra sé e sé. Sono momenti che fanno crescere più di mille lezioni di storia. La visita a un lager è la logica conclusione di uno studio, una ricerca. Vedere con i propri occhi serve a non dimenticare, e andare avanti". "A Mauthausen, sopra le fosse comuni c'è un prato cosparso di fiori. L'ho inteso come un invito della natura - dice Irene - a continuare a lottare". "Dovrò sforzarmi per contenere una reazione violenta quando un compagno di scuola mi dirà: 'Cosa sei andata a fare, son passati tanti anni'. Ma dopo aver visto l'abisso dell'umanità - conclude - troverò la forza di spiegare, insistere, costringere tutti a ragionare. Oltre l'emotività". Loris Campetti |