Vigevano

Una pagina di storia trascurata dai programmi

Il 30 aprile, alla scuola media Bramante i corsisti delle 150 ore hanno incontrato Ferruccio Belli, deportato nei campi di concentramento nazisti, e non è la prima volta che Ferruccio Belli viene a parlare nelle scuole della nostra città.

Riproponendo alle giovani generazioni la sua esperienza di deportato Ferruccio Belli vuole riflettere sulla tragicità e unicità della sua esperienza ma anche sui valori su cui deve fondarsi una società democratica e sull'importanza dell'esperienza storica della Resistenza. Una pagina della nostra storia che spesso non viene trattata nelle scuole perché difficilmente si riesce, per motivi di tempo, ad arrivare a trattare la seconda guerra mondiale. Ma è proprio questa parte della nostra storia nazionale che ancora incide sulle nostre vite e ci tocca da vicino perché la nostra Democrazia e la nostra Costituzione sono nate proprio da quegli avvenimenti e dalle scelte dei nostri padri e nonni, in quegli anni lontani ma nello stesso tempo vicini. La storia non deve infatti essere estesa come qualcosa di astratto a noi lontano, la storia è fatta di uomini e da uomini. Umanizzare la storia significa dare agli uomini che l'hanno vissuta la possibilità di parlare e di far sentire la propria voce, in particolare a quelli che non hanno mai avuto voce (gli appartenenti alle classi popolari) o che stanno per non avere più la possibilità di parlare.
Allora, quando nessun deportato sarà più in vita sarà facile dire alle giovani generazioni che i lager non sono mai esistiti o non hanno avuto quella particolare funzione di sterminio e riduzione in schiavitù di milioni di persone che dovevano lavorare per il Reich. Ferruccio Belli è venuto tra i corsisti delle 150 ore per portare la sua testimonianza e il suo messaggio in questo senso.
Ognuno poi potrà riflettere e mettersi in condizione di fare le proprie scelte.
La storia di Ferruccio Belli del resto, nella sua scarna sinteticità, può fare riflettere chiunque: membro del CLN di Pavia, arrestato nel gennaio 1944, torturato, trasferito a San Vittore come ostaggio delle SS, deportato prima a Flossenburg e in seguito a Dachau.
La sua storia fa maggiormente riflettere oggi, perché nuovi venti di destra agitano lo scenario europeo e viene avanti una rivalutazione del fenomeno nazista. E'importante allora che i giovani sappiano che accanto alla bellezza delle parate e delle svastiche è esistito, per dirla con una frase di Primo Levi, il "buco nero" di Auschwitz.
Proprio recentemente è stata celebrata la ricorrenza del 25 aprile. Il rischio, in queste celebrazioni, è di vedere la storia come qualcosa di ormai morto o di estraneo, a noi lontano. E facilmente esse acquistano "la bellezza del morto": il rito si ripete ogni anno, fino a che le nuove generazioni, che non hanno vissuto di avvenimenti in questione, ne dimenticano l'origine e incominciano a considerarlo appunto una celebrazione, svuotandolo del suo significato. Quando ciò avviene si rischia di rompere il legame con una parte di quel mondo da cui il 25 aprile è nato. Ma perdere la memoria del proprio passato è forse più pericoloso che il non riuscire a pensare e a progettare il proprio futuro.
Scuola Bramante Vigevano I ragazzi delle 150 ore

 

"Grazie per aver risvegliato il mio senso della democrazia"

Pubblichiamo il testo della lettera ricevuta da Ferruccio Belli, dell'Aned di Pavia, della professoressa Grazia Bruttocao dell'Istituto S. Giuseppe di Vigevano, gestito dalle suore domenicane.

... ho visto la morte, l'ho ascoltata nelle parole della sopravvivenza, dell'annullamento fisico e ho lasciato che le mie lacrime scendessero fino all'anima.
Da alcuni giorni, signor Ferruccio, da quando ha condiviso con noi la sua drammatica esperienza, ho un nodo alla gola che si trasforma in un senso di rabbiosa incredulità ogni volta che rivedo certe immagini, ascolto o leggo le esperienze di chi, come lei, ha rinunciato alla vita per la libertà.
La ringrazio per aver risvegliato il mio senso della democrazia, per avermi confermato che è giusto educare una coscienza civile nei giovani, perché oggi non è sempre vero che vivere in uno stato libero e democratico significhi per tutti difendere i valori della libertà e della democrazia.
Grazie per avermi ricordato le sofferenze della fame e l'inutile, insaziabile spreco di consumi, che tutti inseguiamo come pazzi; grazie per aver smascherato l'arroganza ottusa di chi si sente detentore della verità e tortura le coscienze di quei pochi che, con umiltà, cercano di insinuare il dubbio: grazie per aver smascherato la mia coscienza. Oggi è facile vivere, facile protestare, talmente facile che ci siamo cuciti la bocca e lasciamo che altri (ma quali?!) protestino per noi. Lasciamo che altri parlino per noi, pensino per noi, che altri si impegnino, preferiamo cullarci in un agio imbecille e sorridente, dove tutto è facile e si misura in dollari, marchi, yen o lire.
La ringrazio per aver confermato il mio disprezzo per l'arroganza, per il superfluo e per l'ambiguo, per le complicazioni e la bugia. La libertà che lei ci ha regalato è, infatti, indiscutibilmente chiara e semplice, spero di sognarla ogni notte, spero che mi ossessioni, per poterla poi difendere con tutte le mie forze.
Grazia Bruttocao Istituto San Giuseppe - Vigevan
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