Oscar Stangherlin compagno esemplare

La sua scheda personale recita: Oscar Stangherlin, nato a Montereale Valcellina, vicino a Pordenone, il 24 dicembre 1925.
Ha diciotto anni quando Mussolini viene licenziato. I fascisti non gli piacciono, i nazisti ancora meno. E non lo nasconde. Così lo beccano nel giugno 1944 e lo sbattono nelle carceri di Udine. Da qui viene trasferito a Buchenwald nel novembre 1944. Ci resta fino al febbraio 1945 per finire a Dora Mittelbau fino alla liberazione. Si chiude un capitolo certamente non tranquillo della sua vita.
La riprende, da buon friulano, rimboccandosi le maniche. E approda a Milano, anzi a San Donato. Comincia a frequentare l'ANED, interes-sandosi ai suoi molti problemi. Entra nel Consiglio della Sezione milanese perché vuole contribuire al mantenimento della memoria di quel passato ignominioso ed orribile, che non deve svanire nel nulla.
Di quel passato ama parlare con i compagni, ma soprattutto con i giovani. Un giorno, proprio a San Donato, davanti ad una platea di 500 ragazzi, ha appena iniziato a parlare quando la polizia lo interrompe. Bisogna sgombrare la scuola, c'è una bomba da qualche parte. Prima di abbandonare il microfono, Stangherlin sbotta "E' una provocazione fascista!" Lui non riesce proprio a digerirla, tanto più quando la Giunta comunale non è capace di organizzare una manifestazione di protesta. Si sente defraudato del suo diritto di parlare e del diritto dei ragazzi ad ascoltarlo. Perché questa è la morale della sua militanza politica. Da quell'amabile pignolo che è, come componente del collegio dei revisori dei conti della Sezione milanese dell'ANED, la contabilità lui se la va a verificare, calcolatrice alla mano, controllando i documenti uno per uno. E verifica anche le schede dei compagni in arretrato col tesseramento e con i contributi. Li vuol stanare personalmente. E se a qualcuno questo non piace lui, appestandoci con la sua pipa, non ci fa caso. Le cose gli piacciono se fatte bene.
Questo era Stangherlin. Per questo il Consiglio della Sezione non ha voluto sostituirlo nel delicato incarico che egli ha assolto con tanta oculatezza. Forse è il miglior omaggio che si potesse rendere ad un compagno che ci ha lasciati anzitempo.
T.D.