Abbiamo appreso con dolore della
scomparsa di Miriam Novitch nel Kibutz Lohamei Haghettaoth in Israele
dove ritornava sempre dai suoi innumerevoli viaggi in Europa e in America
per raccogliere testimonianze per tenere viva la memoria degli eroismi
dei combattenti del Ghetto di Varsavia, dal massacro insensato e dal
martirio degli ebrei nei Lager, dell'annientamento della civiltà
Yiddisch, universo culturale scomparso.
Gli ex deportati italiani ricordano con ammirazione ed affetto che rispose
al loro invito partecipando a Torino, nell'ottobre '83, al Convegno
internazionale "Il dovere di testimoniare".
Nel suo appassionato intervento in lingua italiana, auspicò la collaborazione
di tutte le Associazioni resistenziali nel mondo perché non ci
sia mai più fascismo.
Miriam Novitch è autrice di numerose pubblicazioni tra le quali
ricordiamo
quelle sulla deportazione degli ebrei di Salonicco e sul genocidio degli
zingari. A Miriani il merito di avere salvato seppellendolo ai piedi
di un albero nel lager di Vittel nei Vosgi in tre ampolle di vetro il
canto del popolo ebreo massacrato del poeta Itzhak Katzenelson.
Dice di questa raccolta di poesie Primo Levi: "davanti al 'cantare'
di Isacco Katzenelson ogni lettore non può che arrestarsi turbato e
reverente. Non è paragonabile ad alcun'altra opera nella storia
di tutte le letterature: è la voce di un morituro, uno fra centinaia
di migliaia di morituri, atrocemente consapevole del suo destino singolo
e del destino del suo popolo. Non del destino lontano, ma di quello
imminente: Katzenelson scrive e canta dal mezzo della strage, la morte
tedesca si aggira intorno a lui, ha già compiuto il massacro
più che a metà ma la misura non è ancora colma,
non c'è tregua, non c'è respiro; sta per colpire ancora
e ancora, fino all'ultimo vecchio e all'ultimo bambino, fino alla fine
di tutto. Che in queste condizioni e in questo stato d'animo il morituro
canti, e si riveli poeta, ci lascia frementi di esecrazione e di esaltazione
insieme. Queste sono poesie necessarie, se mai altre ce ne sono state:
intendo dire, se così spesso ci coglie il dubbio, davanti ad
una pagina, che le cose scritte dovessero essere scritte e potessero
o non potessero essere scritte in altro modo, qui ogni dubbio tace.
Al di sopra dell'orrore che ogni volta ci coglie davanti a queste testimonianze
pur note, non possiamo reprimere un moto di stupore ammirato per la
purezza e la forza di questa voce".
Questo è il cenno biografico di Miriam Novitch in appendice agli
atti del Convegno Il dovere di testimoniare:
"Miriam Novitch, mentre nel paese natale, la Polonia, la sua famiglia
veniva
massacrata dai nazisti, studentessa in Francia, entra nella Resistenza.
Imprigionata nel 1943, dopo alcuni mesi in un campo di transito viene
deportata ad Auschwitz dove incontra il poeta Izthak Katzenelson che
prima di morire la esorta ad andare per il mondo in cerca di testimonianze.
Ha pubblicato dodici libri e scritti vari basati sulle testimonianze.
Vive in Israele nella Casa dei Combattenti del Ghetto Kibbutz Lohamei
Haghettaot.
Instancabile nella sua prodigiosa attività è molto conosciuta
nel mondo. Si è occupata anche dello sterminio degli zingari.
Combatte strenuamente le menzogne e le falsificazioni storiche".
Al compagni, agli amici del Kibbutz Lohamei Haghettaot la nostra partecipazione
più sentita al tributo alla memoria di Miriam Novitch, eccezionale
figura di donna formatasi "nel turbine".
Bruno Vasari
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