la memoria i processi ai criminali nazisti
Il Polizeiliches Durchgangslager
di Bolzano

L'esterno del blocco celle

Oltre alla Risiera di San Sabba, vero e proprio campo di sterminio, nel periodo dell'occupazione nazista funzionarono in Italia due Polizeiliches Durchgangslager, campi di concentramento di transito e smistamento gestiti dalle SS dove migliaia di ebrei, partigiani e antifascisti vennero rinchiusi in attesa dell'organizzazione materiale della loro deportazione nei lager oltralpe.
Alla fine del luglio 1944 l'avanzata delle armate angloamericane portò alla chiusura del primo dei due campi, ubicato a Fossoli di Carpi (Modena), e al trasferimento degli internati nel nuovo campo aperto dal 1° agosto 1944 a Gries (Bolzano), sull'area dell'attuale numero civico 80 di via Resia.

Più di 11.000 tra partigiani, antifascisti e ebrei transitarono per il lager di Bolzano, e ancora 3.500 vi erano rinchiusi all'arrivo delle truppe alleate.

Stime incomplete, e di certo largamente inferiori alla realtà, fanno ammontare a 42 i casi di morte avvenuti nel campo, ai quali sono da aggiungersi i ventitre fucilati del 12 settembre 1944.

Comandante e vicecomandante di entrambi i campi furono l'SS-Obersturmführer (tenente) Karl Friedrich Titho, già in servizio presso i due lager olandesi di Amesfoort e Vught, e l'SS-Hauptscharführer (maresciallo) Hans Haage.

Risultando essere Titho prigioniero degli alleati in quel di Bolzano, nel luglio 1946 la procura di Bologna ne richiese il trasferimento alle locali carceri militari, ricevendone in cambio la risposta che nulla sapevano gli alleati della sorte di Titho e che, anzi, essendo anche loro interessati all'ex SS, chiedevano, qualora fosse stato catturato dagli italiani, di non condannarlo o di non rilasciarlo prima di averli interpellati.

Dopo ulteriori e inascoltate sollecitazioni della procura di Bologna in direzione della Commissione delle Nazioni Unite e del procuratore generale militare Borsari, il 6 agosto 1947 gli inglesi informarono che Titho era prigioniero degli americani e che stava per essere consegnato agli olandesi, come di fatto avvenne, nonostante le richieste italiane di estradizione.

Condannato a sei anni di reclusione per i crimini da lui commessi in Olanda, Titho, in virtù del periodo di carcerazione già scontata - negli anni in cui secondo gli alleati era introvabile - il 30 marzo 1953 ritornò libero in Germania.

Un nuovo mandato di cattura, emesso dalla procura bolognese il 10 giugno 1954, venne vanificato il 17 novembre 1954 da Michele De Pietro, Guardasigilli del primo monocolore democristiano, che giudicò l'accusa di omicidio e strage addebitata a Titho come “fatti delittuosi di carattere politico”. Il caso fu così archiviato fino al 1996, quando venne riaperto dalle procure militari di La Spezia e di Verona, in seguito al rinvenimento dei fascicoli a carico di criminali di guerra nazisti insabbiati presso la procura generale di Roma.

Nel dicembre 1999, dopo una lunga istruttoria per accertarne le responsabilità in merito alle violenze avvenute a Gries, e alla fucilazione di ventitre prigionieri, la Procura militare di Verona ha richiesto l'archiviazione delle imputazioni ascritte a Titho e Haage essendo quest'ultimo nel frattempo deceduto e non avendo raccolto sufficienti elementi probatori per il rinvio a giudizio di Titho.

Ugualmente archiviata per insufficienza di prove è stata l'istruttoria avviata dalla procura militare di La Spezia per l'uccisione di 67 antifascisti, prelevati dal campo di Fossoli e fucilati al poligono di Cibeno (Mo) il 16 luglio 1944.

Karl Friedrich Titho è deceduto il 21 giugno 2001 a Horn Bad Meinberg, nella regione tedesca della Westfalia settentrionale.