la memoria i processi ai criminali nazisti
IL CASO SAEVECKE E LA SENTENZA DI CONDANNA
ALL'ERGASTOLO

Milano 1944. Saevecke ad una manifestazione fascista in
piazza San Sepolcro.


Il 9 giugno 1999 il Tribunale Militare di Torino ha condannato in contumacia all'ergastolo l'ex SS-Hauptsturmführer Theodor Emil Saevecke per avere, in qualità di comandante della Sicherheitspolizei-SD in Milano, ideato, richiesto e materialmente organizzato l'esecuzione dei quindici partigiani fucilati in Piazzale Loreto il 10 agosto 1944.

Documenti ufficiali di fonte fascista e tedesca provano inconfutabilmente che nell'attentato a un camion germanico, avvenuto due giorni prima e preso a pretesto per l'eccidio, perirono unicamente civili italiani mentre le truppe tedesche non ebbero a lamentare nessuna perdita (soltanto il caporale conducente l'automezzo riportò una lieve ferita al viso).

L'eccidio di piazzale Loreto pertanto - oltre a costituire una violazione del diritto internazionale in materia di rappresaglie e di repressione collettiva - non può nemmeno considerarsi come una applicazione delle ordinanze del maresciallo Kesselring e non può configurarsi come rappresaglia bensì come violenza con omicidio in danno di cittadini italiani.


Nonostante le prove già raccolte nel 1946 dalle autorità d'occupazione inglesi sulle responsabilità di Saevecke in merito alla strage di Piazzale Loreto, nel dopoguerra
l'ex capitano delle SS lavorò prima al servizio della CIA e poi, riammesso nei ranghi della polizia federale tedesca, fece una brillante carriera divenendo vicedirettore dei servizi di sicurezza della ex Germania ovest fino al suo pensionamento, avvenuto nel 1971.

Caso emblematico del riciclaggio postbellico di ex criminali nazisti nella logica dei blocchi contrapposti, Saevecke - il cui fascicolo processuale è stato per decenni insabbiato dalla Procura generale Militare di Roma unitamente ad altri 694 ritrovati
nel 1994 - ha potuto per oltre cinquant'anni sottrarsi alla giustizia grazie alle protezioni di cui ha goduto negli ambienti governativi e giudiziari tedeschi e italiani.

La richiesta d'estradizione, inoltrata dopo la pronuncia della sentenza dal ministero di Giustizia italiano, non è stata accolta dalle competenti autorità federali tedesche ma il 18 luglio 2000 il Ministero federale degli Affari esteri informava il ministero italiano che la Procura di Osnabrück, esaminati gli atti processuali inviati dalla Procura militare di Torino, aveva aperto un procedimento giudiziario a carico dell'ex capitano Saevecke.
Il procedimento è stato archiviato in seguito al decesso di Saevecke, avvenuto nel dicembre 2000.


Nelle pagine seguenti pubblichiamo la sentenza integrale di condanna all'ergastolo, della quale anticipiamo alcuni passaggi salienti.

"Secondo la ricostruzione dell'organigramma delle forze tedesche, in Italia Saevecke rivestiva a Milano il medesimo ruolo che ebbe Kappler a Roma ". […]



"All'esito del dibattimento appare indubbia la responsabilità dell'imputato in ordine al reato ascrittogli ". […]



Milano, 16 dicembre 1944. Saevecke (il primo da sinistra in secondo piano) e il colonnello Rauff (alla sua sinistra) al seguito di Mussolini.

"Logicamente v'è da supporre che il Saevecke non potesse essere l'unico ideatore dell'orrenda strage; la coesistenza, nello stesso albergo Regina in Milano, degli uffici interregionali e provinciali delle sezioni "SIPO-SD" (alle dipendenze rispettivamente di Rauff e di Saevecke), la sede, nella vicina Monza, del Comando delle SS per l'Italia Nord, sono tutti elementi che inducono a ritenere che la cd. rappresaglia ebbe più di un padre. [...] Queste considerazioni, peraltro, giuridicamente non incidono sul giudizio di responsabilità di cui oggi è processo;
anche ammettendo che il progetto criminale ebbe origine dai superiori, il Saevecke vi aderì pienamente […] dando precise disposizioni in ordine alle modalità di esecuzione ivi compreso l'ordine di mantenere esposti i corpi delle vittime a monito di tutti gli oppositori ". […]

"Nel caso di Piazzale Loreto nessuna delle condizioni richieste per un legittimo esercizio della rappresaglia sembra sussistere ". […]

"Tutti i testimoni che sono sfilati innanzi al Collegio hanno dimostrato, con l'emozione nelle voci con le lacrime e con ogni altro segno di partecipazione, di avere impresso indelebile nella memoria quanto hanno visto e udito in relazione alla vicenda processuale. La vivacità dei ricordi, ben più nitidi di quelli riguardanti fatti recentissimi ma di poco o nullo allarme sociale, ha permesso al Collegio di allontanare da sé il pericolo (gravissimo in un giudice imparziale) di considerarsi "giudice della storia". La mole di documenti probatori, la freschezza delle dichiarazioni testimoniali, la passione profusa dalle parti processuali nel sostenere il proprio ruolo hanno fatto dimenticare che si trattava di fatti accaduti più di mezzo secolo fa ". […]

"Concesse le attenuanti generiche, ma procedendo alla comparazione delle circostanze aggravanti ed attenuanti, ritenute sussistenti nel presente procedimento, osserva il Collegio che le prime prevalgono sulle seconde ". […]