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Gabriele S.

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Ho letto il commento alla I Tessalonicesi e mi permetto di fare una riflessione personale sul senso cristiano della parola tribolazione.
È certamente vero che capiti che l'annuncio del Vangelo (che non può essere solamente verbale, ma primariamente esistenziale) richieda anche di dover prendere posizioni che attirino la contrarietà di chi viene in contatto con noi. Contrarietà che può arrivare anche alla persecuzione. È però anche vero che questa situazione non è prerogativa dei soli cristiani. Spesso, lo sappiamo benissimo, sono stati perseguitati anche i non cristiani (a volte persino dai cristiani).
Se le tribolazioni (tribolazione: grave e penosa sofferenza fisica o morale. Dal dizionario italiano Oli - Devoto) sono l'insieme degli ostacoli, dei mali e degli avvenimenti contrari che incontriamo nella nostra vita, occorre convenire che tutto ciò non è specificità dei soli cristiani, ma di ogni uomo/donna chiamati all'esistenza. Addirittura tutti gli esseri viventi "tribolano", siano essi vegetali o animali più o meno pensanti.
Ciò che distingue quindi non è la tribolazione in sé, ma il modo con cui la si pensa, la si affronta e la si vive.
Nel libro di Giobbe la Bibbia ci dice che la tribolazione/il dolore è un mistero che è inutile indagare perché irraggiungibile dalle nostre capacità cognitive (come infatti armonizzare la figura di un Dio buono e provvidente con malattia, dolore, soprattutto innocente, e morte?).
In Dt 8, 2 mi pare ci sia un'indicazione che può aiutarci. Si dice: Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
La vita di chi ascolta la Parola e quindi del cristiano è un cammino, sempre sotto lo sguardo di Dio presente in quella nube che precedeva e seguiva Israele nel deserto. Un cammino che ci viene fatto percorrere per sapere cosa abbiamo nel cuore. Ogni attimo della nostra vita, quindi anche ogni tribolazione, è una prova che ci aiuta a misurare quale è la temperatura del nostro cuore per saper quali sono i criteri che ci aiutano a discernere tra le varie opzioni che ci si presentano. Ma anche il Signore può sapere cosa abbiamo veramente nel cuore solo dopo che le nostre scelte sono state compiute.
Un'ultima cosa: la tribolazione non è la tentazione; è solo una prova ed è nella prova che possiamo essere tentati e superiamo la tentazione solo se, nella prova, ci affidiamo al Suo Amore ed alla Sua Fedeltà. Se poi ci capita (spesso?) di cadere nella tentazione, abbiamo ancora un'ancora cui aggrapparci: la Sua Misericordia, come ci ricorda la II Pt 3, 8-9: Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.

Un caro saluto a tutti

Gabriele


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