Per la prima volta insieme per Buchenwald

Tedeschi e israeliani diretti da Mehta

Zubin Mehta a Buchenwald. Il grande direttore d'orchestra,il 28 agosto, vigilia dell'esecuzione a Weimar della Seconda sinfonia di Gustav Mahler, si è recato con i componenti della Filarmonica d'Israele, nel campo di sterminio nazista. Non con tutti, perché alcuni musicisti israeliani hanno preferito astenersi nel timore di perdere la serenità per il concerto del giorno successivo. In compenso si sono associati nella visita, alcuni membri della Staatoper di Monaco. Difatti la sinfonia di Mahler, il giorno dopo, sotto la direzione di Mehta, è stata eseguita dalle due orchestre unitamente ai cori della città bavarese di Brno e di Praga. Grosso avvenimento artistico dunque, ma non soltanto.
La vera missione di Mehta era principalmente quella di far suonare assieme, per la prima volta, una orchestra israeliana e una tedesca, nella città a otto chilometri dalla quale si trova Buchenwald. "Quando ho visto i musicisti dell'orchestra di Monaco avvicinarsi al pullman che stava per condurli a Buchenwald -ha detto Avi Shoshant, manager della Filarmonica di Israele - e chiedere di partecipare con noi alla visita, allora ho creduto nella speranza".
A sua volta Zubin Mehta, in una bella intervista concessa a Laura Putti di "La Repubblica", ha osservato che nessuno 55 anni fa avrebbe potuto pensare ad una cosa simile: israeliani e tedeschi che suonano assieme a Weimar. "E io dico: se due popoli un tempo così divisi possono, insieme, suonare Beethoven, vuol dire che possono facilmente vivere insieme. E speriamo che la stessa cosa si possa presto fare anche tra arabi e israeliani".
Riguardo alla visita vera e propria, il maestro ha detto che: "E' stato interessante osservare le reazioni dei musicisti tedeschi: i giovani, cresciuti nell'Ovest, facevano mille domande, quasi non sapevano dei campi.
Un musicista di Dresda invece sapeva tutto: nella Ddr i russi hanno mantenuto vivi gli orrori del nazismo. All'Ovest la parola d'ordine era: dimentichiamo".
La scelta della Seconda sinfonia è dovuta soprattutto al fatto che è chiamata "Resurrezione": "Le parole dicono: risorgerai mia cenere dopo breve riposo, vita immortale ti darà chi ti ha chiamato. Ecco - ha soggiunto Mehta - il motivo più importante della scelta".
Verrà il giorno in cui l'orchestra israeliana potrà eseguire anche musica di Wagner? "E' frustrante non poter eseguire Wagner, la cui musica è bellissima - è stata la risposta di Mehta - ma capisco e rispetto la volontà dei miei orchestrali. Finché in Israele, tra il mio pubblico, ci sarà un solo uomo con i numeri tatuati sul braccio, Wagner non potrà essere eseguito".

I.P.

 

Lettere

Dura protesta per il film di Benigni

Riceviamo da Alessandria.
Spett. redazione de "Il Triangolo Rosso",
nell'ascoltare un "pezzo" della trasmissione tv sul film "La vita è bella", mi veniva da piangere. Per fortuna qualcuno disse che il film era tutto una "bugia". Ma dire "bugia" è troppo poco, per chi come il sottoscritto ha patito il campo di sterminio. La parola bugia è troppo riduttiva; forse le parole falsità e menzogna sono più adatte.
A Dora Mittelbau e a Bergen Belsen non si poteva raccontare bugie. A Dora in 18 mesi sono morti almeno 1200-1300 soldati italiani. Il campo è stato evacuato il 4 aprile 1945. Il 31 marzo, mentre una squadra di SS bruciava sacchi di documenti, in un'altra parte del campo le SS impiccavano deportati, sul petto dei quali era stato appeso un cartello con la scritta "sabotage".
Per Bergen Belsen, chi fa certi film dovrebbe chiedere all'ufficio di propaganda dell'esercito canadese il documentario girato da due suoi reporter quando il campo venne liberato. I reporter che si trovarono di fronte alla realtà, non sapevano più come andare avanti con le cineprese. Chiesero allora aiuto al regista Alfred Hitchcock, che rispose: filmate tutto quello che vedete senza stacchi, perché tutto quello che filmate è verità. Nel film di Benigni non c'è nessuna verità. Cosa penseranno i tedeschi quando vedranno il film? Sono convinto che non lo vieteranno, come vietarono "Roma città aperta".
Francesco Ghisiglieri
(03187 Dora Mittelbau, Bergen Belsen)

La sua indignazione per il film "La vita è bella" di Roberto Benigni merita comprensione e rispetto. Analoghe considerazioni, tuttavia, valgono anche per chi ha fornito valutazioni del tutto diverse.
Tanto per fare un esempio ,a Milano, prima che il film - che successivamente ha ottenuto il premio Oscar - uscisse nei cinema, venne organizzata una visione speciale per la Comunità ebraica locale. In quella occasione il film venne calorosamente applaudito.
Giudizi positivi ha ottenuto anche da altri autorevoli esponenti del mondo ebraico,in Italia e all'estero. Per contro, altre personalità del mondo ebraico, quali ad esempio la professoressa Tullia Zevi, hanno espresso serie perplessità, ritenendo che il film possa generare pericolosi equivoci. La nostra rivista può aprire un dibattito utile non soltanto su questa ma anche su altre opere cinematografiche ("Trian de vie", "La tregua", "Schindler list", per fare qualche esempio), cominciando, intanto, con la pubblicazione della sua lettera, e ringraziandola per il suo contributo sofferto e appassionato.

La madre di Spizzichino era a Roma

Riceviamo da Roma questa precisazione.
Vi scrivo dopo una telefonata, per chiarire un episodio che è stato riportato in maniera inesatta sul giornale del dicembre '98. Confermo cioè che mia madre non è stata deportata nel campo di sterminio con me, ma si trovava a Roma dove alcuni anni dopo è deceduta. Pertanto terrei che voi chiariste l'episodio. In attesa, vi ringrazio
Mario Spizzichino