Dalle finestre di S. Sabba le parole di un piccolo diario da Ravensbruck

Protagonisti alla Risiera di una celebrazione "diversa"

Celebrazione "diversa" quest'anno, alla Risiera di San Sabba a Trieste per ricordare la Resistenza e i suoi caduti. Infatti il Comune, i Civici Musei, il Comitato per la difesa dei valori della Resistenza e delle istituzioni democratiche, hanno voluto che la Risiera non fosse soltanto palcoscenico da mera, tradizionale celebrazione

Richiamandosi ai principi del progetto "Assurdo" di R. Boico, che esprime nel monumento l'urlo silenzioso delle vittime, un solo discorso è stato pronunciato, tradotto poi liberamente in sloveno da B. Pangerc, sindaco del Comune di S. Dorligo.
Il sindaco di Trieste Riccardo Illy "a nome di tutti i triestini, italiani e sloveni e delle altre comunità" ha detto che si sentiva affidato il compito "di condannare il ricorso alla violenza quale strumento di azione politica, di pianificazione ideologica, di soluzione dei conflitti etnici" e ha aggiunto che "questo principio deve essere diffuso con particolare scrupolo presso i giovani".
E sono proprio loro i protagonisti della manifestazione, quando dalle spoglie finestre dell'edificio, allo scemare dell'inno di Faurè, cantato dal coro del Teatro Verdi, ricevono simbolicamente dalle mani dell'ex deportata a Ravensbruck Ada Jerman, membro del comitato direttivo dell'Aned di Trieste, un piccolo diario consunto, che funge da ideale testimone della memoria. Silvia Albrizio, Xenia Bevitori, Karol Hrovatin, Anna Klatowski, Masa Pregarc, Andrea Ranieri e Jasna Tuta, leggono con grande partecipazione brevi stralci dalle memorie di alcune sopravvissute alla deportazione. L'emozione e il silenzio pervadono tutto il pubblico e alla fine della lettura alla semplice frase "odiare mai", in italiano, sloveno, croato, tedesco, inglese ed ebraico, si sciolgono in un applauso, non di circostanza ed estremamente commosso.
Anche i cartelli inneggianti alla pace, che vengono sollevati durante l'aria "Patria oppressa" dal Macbeth di Giuseppe Verdi, assumono in questo contesto un significato diverso dalle ovvie polemiche possibili, data la situazione nei Balcani.
E rappresenta un invito alla riflessione e alla comprensione del passato come elementi insostituibili della storia di una collettività. L'impegno profuso dal professor Marco Coslovich, da Renato Sarti e Daniela Picoi, che hanno diretto i giovani, e dal direttore dei Civici Musei, dottor Adriano Dugulin, che ha fortemente voluto questa forma di manifestazione, hanno ridato un più forte significato alla celebrazione del 25 Aprile.
Un significato che ha riportato al centro della scena le Associazioni italiane e slovene degli ex deportati (Aned, Anppia e Zbs-Zveza Borceu Slovenje) e l'Associazione partigiani d'Italia, ai cui sacrifici dobbiamo il nostro presente democratico.
E che sono gli unici che in Risiera hanno il diritto di trasformare "l'urlo silenzioso" in un sommesso ricordo, monito per chiunque abbia voglia di intolleranza o di passare un colpo di spugna sulle colpe del fascismo e del nazismo.

Thea Maligoi

 
...continua così il passaggio del testimone ai giovani
In occasione delle celebrazioni del cinquantaquattresimo anniversario della Liberazione, alcune classi della scuola media di Ronchi dei Legionari, assieme ai loro insegnanti e ai rappresentanti delle sezioni Aned e Anpi, sono stati accompagnati a visitare la Risiera di San Sabba di Trieste, dove il 22 giugno 1944 furono uccisi tre partigiani di Ronchi: Angelo Cenedese, Oliviero De Bianchi e Arcù Tardivo. Prima di iniziare la visita, è stata depositata una corona a ricordo di tutti i caduti per la libertà (nella foto). Durante il viaggio di ritorno, gli studenti hanno dimostrato vivo interesse per le testimonianze degli ex deportati nei campi di sterminio.