"Giuseppina del deltaplano" di Luisa Laurelli

Ritratti di donne ad Auschwitz

Quando ho aperto la busta con l'invito a partecipare al convegno organizzato in Mantova, all'incontro con il Comitato internazionale di Ravensbruk, a quello con le donne della Deportazione, mi è tornato alla mente, come una folgorazione, il viso di Luisa Laurelli, i suoi occhi mentre con noi, in una uggiosa mattinata polacca, passava tra i blocchi di Auschwitz, dal Muro della morte alla camera a gas, dalla Rampa di Birkenau ai resti dei crematori, dalle baracche del lager femminile al campo di quarantena. Luisa Laurelli è il presidente del Consiglio comunale di Roma, è una signora dagli occhi vivaci e dal sorriso caldo e intenso, è soprattutto una donna di grande sensibilità che, nonostante il peso degli impegni politico-amministrativi, la porta ad essere sempre reattiva ai problemi del mondo femminile, a quelli della condizione di madre, di lavoratrice. Il suo orgoglio di donna, la certezza delle grandi qualità dell'"altra metà del cielo", l'hanno portata a scrivere un intensissimo, piccolo - ma solo nelle dimensioni - libro dal titolo Giuseppina del deltaplano. Ritratti snelli, in punta di penna, asciutti ed arguti, di donne, alcune famose o note, altre ai più sconosciute eppure di tale ricchezza di sentimenti, di forza e di impegno da dover essere conosciute. E Luisa Laurelli ce le fa conoscere, ce le presenta con grande amore. Non per stupirci ma per ammonirci. Tra queste, Ida Marcheria, da lei conosciuta, appunto, in Birkenau, quella mattina dell'ottobre '98, quando la città di Roma ricordò gli anni tragici del razzismo e dell'odio nel luogo deputato allo sterminio. Luisa ha letto Auschwitz negli occhi di Ida, ha compreso la Shoah nel tremore delle labbra della donna che, dopo oltre cinquant'anni, tornava ad essere la bambina di quattordici anni, scagliata all'improvviso nella più diabolica e sconvolgente delle bolge, ove nulla di umano aveva più valore e dove tutto era urlo, sopruso, crudeltà. A Ida la madre aveva insegnato che: "di Shabbat non si cucina, non si taglia, non si cuce, ma in Auschwitz di Shabbat si bruciavano i bambini". In poche righe a Ida, Luisa offre tutta la sua solidarietà, il suo amore totale, il suo essere in quel luogo anche per lei. Poche righe per dirle che ha capito: "Per non dimenticare e per scegliere i valori di libertà, di democrazia, di solidarietà bisogna stare in un campo di concentramento e sentire addosso come un pugno nello stomaco, l'orrore di un'umanità impazzita. Quando vedi Birkenau con quell'orrendo cancello chiuso sui binari che portavano treni pieni di persone da sterminare capisci che non è stata follia. Capisci che tutto era razionalmente studiato e funzionale al progetto di distruzione di milioni di persone. Tornerò con i miei figli per non dimenticare".


Aldo Pavia

Luisa Laurelli
"Giuseppina
del Deltaplano"
Edizioni Librauser
pp. 87, lire 20.000.