Cronaca di un anno di imprevedibili successi.
Migliaia di ore di lavoro volontario di un piccolo gruppo di amici dell'Aned.
Il nucleo essenziale di un progetto di vastissima portata per il futuro.
E'passato un anno. Un anno fa, nel numero del luglio 1998, il Triangolo
Rosso ha dedicato parecchie pagine alla presentazione del sito Internet
dell'Aned. Un anno è passato e si può trarre un primo parziale bilancio
di questa fase di avvio. "Senza alcuna forma di pubblicità", scrivevamo
12 mesi fa, il sito "ha avuto circa 2.000 visite". Ci sembrava e in
fondo era un numero considerevole. L'Aned si era dotata di una nuova
voce, di un canale di comunicazione in più, particolarmente utile -
pensavamo - per entrare in contatto con i giovani e gli studiosi della
deportazione, soprattutto nelle aree (in Italia, ma anche all'estero)
nelle quali l'Associazione non ha una propria presenza territoriale.
In piccolo, dicevamo, questo lavoro costituirà il primo embrione di
un progetto più ampio, "semplice e temerario al tempo stesso": quello
di rendere disponibile attraverso la rete tutto il patrimonio di conoscenze
e di documentazione accumulato in mezzo secolo dagli ex deportati. Nella
sua riunione di Brescia, nella primavera di un anno fa, il Consiglio
nazionale dell'Aned era arrivato a stanziare 100 milioni "per avviare
concretamente questo lavoro".
Pur avendo richiesto migliaia di ore di lavoro a un piccolo gruppo di
volontari, va detto che il nostro sito non è costato fin qui neppure
una lira
di quello stanziamento. Eppure le informazioni disponibili attraverso
questo veicolo si sono nel frattempo moltiplicate: le "pagine" raggiungibili
al nostro indirizzo sono passate dalle poche decine della primavera
1998 alle quasi 2.000 attuali. Il risultato di questa immensa mole di
lavoro non è tardato a venire. In 12 mesi il numero di coloro che si
sono collegati al sito dell'Aned è passato da poco meno di 2.000 a oltre
30.000. Il nostro sito, pur essendo ancora scritto totalmente in italiano,
è di gran lunga l'indirizzo più importante in Europa tra quelli che
si occupano della deportazione. E contemporaneamente è diventato anche
il primo strumento di comunicazione dell'Aned verso l'esterno, superando
persino la diffusione di questo nostro storico e amato giornale.
Un'altra controprova l'abbiamo leggendo i messaggi giunti letteralmente
da tutto il mondo al nostro indirizzo telematico (aned.it@agora.it):
ci hanno scritto moltissimi ragazzi, ma anche professori, ex deportati
ed ex internati militari, studiosi, semplici curiosi. Ci hanno scritto
dalla provincia italiana come dalle grandi città, ma anche dalla Francia,
dagli Stati Uniti e persino dal Sudafrica, ponendoci una interminabile
serie di domande, avanzando richieste, ma anche portandoci suggerimenti
e parole di incoraggiamento. A tutti abbiamo cercato di rispondere,
non sempre riuscendoci: non esiste nella nostra Associazione una struttura
all'altezza di un simile impegno.
Ai molti che ci hanno incoraggiato e a coloro che ci hanno concretamente
aiutato - senza che neppure ci fosse dato di conoscerne il volto, o
la storia personale, e comunque senza mai chiedere nulla in cambio del
loro contributo - commosso ringraziamento.
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