Arrestato al ritorno dal viaggio di nozze come organizzatore degli scioperi del marzo 1944, lui finì a Fossoli e quindi in Germania.

Al rientro dal viaggio di nozze Aldo e Bruna trovano nella casella della posta una cartolina indirizzata a Bruna, che scrive nella sua memoria, "fu come un oscuro presagio di quanto sarebbe accaduto". La giovane donna, che nella valigia tiene "uova fresche per preparare una ciambella da offrire agli amici e festeggiare" è stata chiamata per andare a lavorare in Germania come operaia specializzata. Aldo le propone subito di licenziarsi, ma la decisione viene rinviata all'indomani con il rientro in fabbrica e i chiarimenti. Altre donne sono state convocate, ma nessuno sa dare spiegazioni. La direzione raccomanda solo tranquillità e fa sapere che le "prescelte" saranno sottoposte a controllo sanitario.
In quei giorni si stavano preparando gli scioperi generali che paralizzarono le fabbriche del Nord e misero in ginocchio il fascismo. Proprio il giorno in cui Bruna e le altre donne avrebbero dovuto recarsi a Milano per la visita medica il lavoro si ferma in tutte le fabbriche di Sesto e in buona parte dell'Italia occupata dai tedeschi. Il camion carico di donne arriva al Palazzo di giustizia di Milano, luogo deputato per la visita medica, e lì sosta.
Arriva trafelato Aldo, impaziente di avere notizie della moglie, annunciando che anche da loro stavano scioperando. Bruna lo rassicura e lo prega di tornare a casa.
In seguito allo sciopero sembra infatti che la partenza per la Germania sia stata sospesa. Sbrigate le faccende al Palazzo di giustizia, Bruna torna a casa ma Aldo non è ancora rientrato.
Le ore passano inesorabili. "La minestra si raffredda sul tavolo, mia cognata ed io ci guardiamo sgomente, nessuna osa proferir parola" ricorda Bruna nella sua testimonianza.
L'indomani alla Bianchi le due donne ricevono la triste notizia: Aldo era salito un attimo in ufficio a prendere un documento ed era stato arrestato dalla Guardia nazionale repubblicana. Aldo era stato uno degli organizzatori degli scioperi e insieme ad altre centinaia di persone era stato gettato in carcere.
Da quel giorno per Bruna e sua cognata inizia un giro di ricerche affannose. Sesto, Monza, il comando della Muti, l'Hotel Regina di Milano, sede del comando tedesco. Lo trovano a San Vittore ma non lo possono vedere, forse l'indomani. Le speranze vengono smorzate ancora quando il giorno dopo viene comunicato che Aldo Guerra è partito per Fossoli.
Lo sconforto è grande:"Dov'è Fossoli" si chiedono sbalordite. Bruna non si rassegna e va a Fossoli. "Vorrei solo vederlo", dice la signora Guerra alle SS all'ingresso del campo. L'uomo rimane impassibile. Ma l'interprete mosso a pietà, la fa passare in un corridoio che si apre sul campo. Lo vede, si vedono, un sorriso, un saluto in lontananza e poi via. "Forse potrete vederlo domani mattina", dice l'interprete. L'attesa svanisce il giorno dopo davanti ai cancelli quando ribadiscono il no, non si può vedere. Le due donne tornano a casa.
Qualche notizia di Aldo arriva di suo pugno attraverso la posta e la premura di un amico che può entrare al campo e inviare alla moglie i messaggi. Il 22 marzo arriva una cartolina postale: "Cara moglie ti scrivo questo espresso perché oggi è arrivato l'ordine di partire dal campo di concentramento di qui... Non so se andremo in Germania o dove. Abbi così cari saluti e bacioni a te e a sorella Ada. Ciao Adi." Nelle precedenti lettere Aldo aveva sempre raccomandato alle due donne di stare tranquille perché avevano già arrestato tante donne e non voleva che anche loro facessero quella fine.
Bruna e Ada partono alla volta di Bergamo. Lì i due sposi riescono a vedersi ogni giorno per cinque minuti di colloquio in un grande stanzone pieno di gente. Ma la sosta a Bergamo dura poco. Una mattina i prigionieri, incolonnati, vengono scortati fuori dal carcere.
Ecco come Bruna rievoca quest'ultimo, straziante incontro con il marito. "Mi avvicino con il cuore in gola e a un tratto vedo anche lui, là, a metà della colonna. Anche lui mi vede e mi sorride, mi fa un cenno con la mano.
Mi avvicino subito per parlare, ma un giovane milite delle SS, biondo e magro, mi respinge appoggiandomi addosso il suo fucile.
Tento di avvicinarmi dall'altra parte, ma anche là mi respingono. Allora mi pongo a lato della colonna e cammino con loro." "Dove vi portano?", chiedo sommessamente, "In Austria", risponde qualcuno.
Arriviamo alla stazione: qui gli uomini vengono allineati a fianco di un treno merci e vengono fatti sostare a lungo.
C'è un gran silenzio. D'un tratto balzo in avanti verso di lui, voglio solo salutarlo, abbracciarlo un'ultima volta... E' mio marito... da soli venti giorni... Mi respingono ancora e questa volta brutalmente. Lui allora scoppia a piangere e io non resisto più, piango a dirotto, tenendomi la testa fra le mani. Piangono anche altri. Poco dopo infatti tutti gli uomini vengono fatti salire sui carri-bestiame e le porte vengono chiuse, fragorosamente. Poi vengono sigillate, inchiodate dall'esterno con liste di legno. Come ricordo quei colpi di martello, li porto ancora tutti qui, dentro il mio cuore. Ancora una lunga sosta. Poi un lungo sibilo, disumano, lacerante. Mi è sembrato di morire. Invece, partito il treno, ho trovato la forza di tornare a casa". Aldo scriverà,un biglietto da Tarvisio. "Cara moglie e sorella, nel momento di varcare il confine invio a tutte e due un caro saluto e mille baci. Il viaggio abbastanza umano. Bacioni Vostro Adi".
Da quel momento, il nulla. Nessuna notizia, mai più. Aldo è morto a Gusen poche settimane prima della liberaizone . Bruna non si è mai ri sposata.
"Me l'hanno strappato di casa, hanno tentato di strapparlo dalla mia vita, non me lo hanno mai strappato dal cuore. Non ho avuto altro che lui e a questo amore sono rimasta fedele sempre", scrive nella sua memoria. Il più grosso rimpianto di Bruna è quello di non aver avuto neppure il tempo di concepire un figlio. "Lo avrei cresciuto con cura, gli avrei parlato del padre morto, oscuro eroe tra tanti, per un ideale di libertà. Di lui nulla mi è rimasto, fuorché il ricordo. Egli vive sempre in me e continuerà a vivere finché avrò vita".
Monica Credi