Un ricordo di Giuseppe Valota

Addio Sordini, l'ultimo del gruppo dell'Innocenti

Con la morte di Adamo Sordini se n'é andato l'ultimo testimone della deportazione del marzo 44, avvenuta nello stabilimento Innocenti di via Pitteri a Milano, dopo il grande sciopero dei primi otto giorni di marzo. La reazione nazifascista non tardò a manifestarsi. Il giorno 10 marzo, quasi alla fine del turno di lavoro, con uno stratagemma della direzione di fabbrica d'accordo con i nazifascisti vennero chiamati
appunto negli uffici direzionali 14 operai e tecnici, ritenuti gli organizzatori dello sciopero. Un lavoratore già era stato arrestato prima degli scioperi. Arrestati dentro gli uffici furono portati a San Vittore, poi a Bergamo, alla ex caserma Umberto I° e da qui inviati il 17 marzo a Mauthausen, via Tarvisio ove giunsero il 20 marzo 1944. Sordini dopo Mauthausen é stato per un breve periodo a Gusen, poi trasferito all'areoporto
di Schwechat-Wien fino al grosso bombardamento anglo-americano del 26 giugno 1944. Trasferito a Wien-Florisdorf dove lavorava per la Heinkel. Ha iniziato il 1 aprile 1945 la marcia di rientro a Mauthausen che ha fatto, come numerose altre marce, molte vittime. E' stato liberato il 5 maggio 1945 a Gusen: qui trasferito perché Mauthausen non aveva più capacità ricettiva, essendo già colmo di deportati provenienti da tutti i suoi Kommandos.
Sordini era una persona piuttosto riservata ma ferma nelle sue convinzioni. Ha partecipato anche a Sesto S. Giovanni a testimonianze sulla deportazione, in occasione di mostre, dibattiti o incontri scolastici. Il suo antifascismo, il suo attaccamento ai valori democratici é sempre stato costante nel tempo. Misurato nei toni ma determinato nelle convinzioni. Era anche molto comprensivo. Mi scuso se racconto un fatto personale: l'ho conosciuto più di dieci anni fa, in occasione della ricerca storica che stavo iniziando sulla deportazione a Sesto San Giovanni. Ero venuto a sapere che lui assime a Santino Croci di Sesto (anch'egli deceduto quest'anno) erano stati testimoni della morte di mio papà Guido; durante la marcia di otto giorni tra Wien-Florisdorf e Mauthausen. Ero molto imbarazzanto, mi chiedevo "Com'é possibile telefonare chiedendo di fatti avvenuti ben 45 anni prima e soprattutto un figlio che si fa vivo dopo cosi tanto tempo?" Quando gli ho telefonato ero molto emozionato: gli ho detto chi ero e lui mi ha cosi risposto: "Aspettavo questa tua telefonata. Quando vuoi vieni a trovarmi". Non ho più smesso di essergli amico. Se n'é andato anche l'ultimo testimone della morte di mio padre. La sezione di Sesto San Giovanni é in possesso dell'audiocassetta con la trascrizione della sua testimonianza.
Giuseppe Valota